Quali tesi?
La tesi che si vuole difendere è che il regime è l’unico responsabile della morte di innocenti e delle distruzioni di massa che si possono constatare adesso. A fronte di questa tesi “ufficiale” la realtà è che i metodi adottati dalle bande armate affiliate alla opposizione sono altrettanto se non ancor più in contrasto con la protezione dei civili. Sono loro che senza motivo distruggono le infrastrutture pubbliche e i siti del patrimonio storico. Sono loro che destabilizzano la società civile, nella quale, quali che siano le confessioni religiose, vige ancora attualmente un largo consenso per la convivenza pacifica. Per molto tempo la grande stampa ha voluto ignorare l’esistenza sempre più grande di gruppi estremisti, che per mezzo di una guerra a carattere settario e promuovendo la guerra civile vogliono realizzare una redistribuzione della popolazione sul territorio su base confessionale. Questi gruppi, la cui presenza è stata dapprima ignorata e poi bellamente occultata, sono stati identificati da diversi reporter come affiliati ad Al Quaeda o come mercenari composti in una proporzione significativa da individui provenienti dai più diversi paesi fra i quali l’Inghilterra, la Francia, l’Irlanda, l’Australia e anche dalla Svezia. Si tratta di una operazione di riciclaggio di terroristi per l’occasione travestiti da difensori della libertà e della democrazia? Porsi la domanda equivale a darsi la risposta…
Lei quindi è a fianco del regime di Bachar el Assad contro questi terroristi?
Il regime di Bachar è un regime totalitario socialista e stalinista. Non è per amore del Regime ma per amore del popolo siriano e per la Chiesa che perderebbe di autorevolezza se si astenesse dall’affermare la verità dei fatti, occultata per considerazioni politiche. Credo che la società siriana non debba essere studiata attraverso il filtro di uno schema binario: Pro regime – Anti regime. La assoluta maggioranza del popolo siriano non è politicizzata. Esiste una immensa maggioranza silenziosa che rifiuta di essere strumentalizzata, di essere destabilizzata e di veder affondare lo Stato (che non va confuso col Regime). La situazione attuale non resiste ad una analisi anche se elementare. La signora Clinton ha avuto la reazione istintiva di rammaricarsi , sottolineando pubblicamente che la rivoluzione legittima del popolo siriano è stata distorta a favore di movimenti estremisti e settari. Lo stesso Laurent Fabius, il vostro Ministro degli Esteri, ha evocato l’insorgere di “una guerra eteroclita e disordinata”.
Ma siete in accordo con la Chiesa Cattolica quando sostenete queste tesi non conformiste?
Qui in occidente si tenta di far credere che io non lo sia. Ma è falso. Sua Beatitudine Gregorio III Laham, Patriarca dei Melchiti Greco-Cattolici ha recentemente esposto 24 osservazioni sulla crisi in Siria che vanno completamente in questa direzione. E’ stato lui a dichiarare che : “In Siria non c’è più una rivoluzione, non ci sono più delle manifestazioni. C’è soltanto del banditismo e il mondo intero si rifiuta di ammetterlo” Parla anche di “un complotto internazionale contro la Siria.
Tutto questo richiama l’appello urgente dei vescovi di Hassake nella Mesopotamia siriana, nel quale i prelati delle chiese locali di qualsiasi rito, fanno stato di una incontrovertibile aggressione subita dalla popolazione civile da parte dei ribelli. Quegli stessi ribelli che la stampa mainstream giustifica nella loro resistenza armata con la scusa della protezione dei civili. E’ veramente la ragione del più forte che trionfa! Quanto alle società occidentali, queste arrivano ad una giustificazione ideologica della violenza: un vizio inquietante.
Secondo lei c’è speranza per la Siria attualmente?
Ciò che viene completamente nascosto oggi è la presenza di una maggioranza silenziosa che non si è polarizzata , che ama il suo Paese conoscendone i pregi e i difetti. Diverse iniziative sono nate per consolidare l’unità civile e fermare l’effetto devastante che si è prodotto con l’apertura del vaso di Pandora delle Rivoluzioni arabe. Il Forum delle famiglie si è tenuto 15 mesi fa. I delegati e gli attivisti appartenevano alle molteplici componenti del ricco tessuto sociale siriano, così diversificato dal punto di vista etnico, religioso e culturale. Questo Forum ha fatto emergere una iniziativa di riconciliazione nazionale , con alla testa il capo di una delle più prestigiose tribù arabe, i Naims (che rappresenta in Siria circa tre milioni di persone). L’autorità naturale di Cheikh Saaleh Naim ha permesso che sorgessero un po’ ovunque nel paese gruppi di riconciliazione nazionale (in arabo: Musalaha) che si mobilitano mediante la realizzazione in situ di iniziative per prevenire la guerra civile, fermare le violenze, pagare i riscatti e occuparsi della vita quotidiana dei siriani servendosi della vasta rete di relazioni che esiste tra i capi tribù, fra i quali si annoverano i leader più influenti delle diverse confessioni, sunnite, alauite, sciite, cristiane, druse , ismailite e yezidi e sabbee per i profughi dall’Iraq. A fronte di una tale organizzazione, mi domando cosa intenda fare la Francia per decidere chi veramente rappresenti il popolo siriano.? Io lo chiamerei una deviazione. Il conflitto in Siria sta mostrando il vero volto della Democrazia occidentale.
Perchè il movimento “Musalaha” , questo movimento per la riconciliazione dei Siriani è così poco conosciuto?
Attualmente la comunità internazionale cerca di prendere in contropiede la maggioranza del popolo siriano che non ha preso le armi. Mentre il movimento Musalaha si adopera per il mantenimento della pace civile, pacificando le popolazioni ed aiutandole materialmente, sia che siano schierate dalla parte del regime che della rivoluzione, si cercano soprattutto motivi per intervenire armando i ribelli.
Ci dicono che in Siria è in corso una guerra civile. Si contano circa 500.000 morti dall’inizio delle ostilità. Ma non è una guerra civile, non è una guerra tra le componenti civili del Paese, è la repressione da parte dell’esercito del regime dell’insurrezione di una parte del Paese assistita da volontari internazionali. E’ una guerra tra l’Esercito Libero Siriano (miliziani o mercenari) e le Forze Armate regolari. In questa guerra i civili di tutte le confessioni sono degli ostaggi; succede che nei quartieri residenziali infiltrati le persone vengano sequestrate e ricattate.
Bisogna dire che questo conflitto ha avuto una preparazione di anni. Non si sono forse trovati i sotterranei che hanno permesso all’ ELS di occupare questi quartieri senza colpo ferire?
E il Regime…
Il Regime è morto dall’inizio del 2012, da quando ha rinunciato ufficialmente al principio del partito unico . Certo è un regime durissimo con gli oppositori. Ma allora il Paese non aveva debiti e soprattutto sino all’inizio della guerra era autosufficiente, con abbondanti riserve attualmente distrutte sistematicamente dai mercenari jihadisti. Lo Stato inoltre garantiva l’istruzione scolastica, la sanità gratuita, la gratuità dei medicinali con una vera industria farmaceutica nazionale. Per noi la vera questione non è cosa sopravviverà del Regime di Bashar , ma cosa sopravviverà dello Stato siriano che sino ad ora assicurava la pace civile con veri mezzi economici?
Dichiarazioni raccolte dall’Abate Guillaume De Tanouarn
Traduzione dal francese di M. Granata
I media tra informazione e propaganda
La posizione timorosa dei media sulla guerra in Siria mi ricorda un incidente significativo. Una delle nostre fondatrici ebbe un giorno un malessere cardiaco e venne trasportata in ospedale dove l’elettrocardiogramma non registrò alcuna anomalia. I medici ci rassicurarono ma, non appena arrivammo al monastero, ebbe un attacco fatale e soccombette sotto i nostri occhi. Richiamato d’urgenza, il medico che l’aveva appena dimessa brandiva l’elettrocardiogramma per assicurarci che la religiosa non aveva niente. Malgrado il responso fornito dal suo apparato diagnostico, la nostra sorella è deceduta. Io temo che il medesimo scenario si stia ripetendo oggi in ambito sociopolitico. A forza di essere sottoposti ad un sistema di disinformazione si lascia che ci imbrogli sino ad un punto di non ritorno. La mancanza di informazione, si dice, ricade sul regime siriano che impedisce il libero accesso ai media. E’ vero. Ma per questo si deve punire la popolazione bloccando le sue testimonianze rifiutando di diffonderle? Le versioni delle televisioni siriane pro-regime sono più verosimili. Abbiamo tentato di documentarci in tempo reale telefonando a dei conoscenti che si trovavano sul luogo degli incidenti descritti : la situazione concordava più con ciò che diceva la televisione siriana che a quello che propagandavano Al Jazzirah, BBC, France 24, Al Hurra o Al Arabia con dei montaggi e altri spezzoni audiovisivi fallaci o di cattiva qualità.
Madre Agnes- Mariam