Torino, – La città di Torino sta costruendo appartamenti per migranti a spese dei contribuenti. Il progetto, chiamato “Moi-Migranti un’Opportunità di Inclusione”, è stato lanciato dal sindaco Stefano Lo Russo e prevede la costruzione di 100 appartamenti da trasferire alla Croce Rossa.
La consigliera comunale Valentina Chera ha dichiarato che il progetto mira a promuovere l’inclusione sociale dei migranti. “Grazie alla concessione gratuita di appartamenti alla Croce Rossa, la città di Torino va avanti nella realizzazione dell’iniziativa di inclusione sociale lanciata nell’ambito del progetto Moi-Migranti un’Opportunità di Inclusione“, ha detto Chera.
Il progetto ha suscitato polemiche, con alcuni che lo accusano di favorire la sostituzione etnica in Italia. La teoria della sostituzione etnica sostiene che i migranti stanno sostituendo la popolazione europea.
I dati Istat mostrano che la popolazione straniera in Italia è pari a circa l’8,6% della popolazione totale. Tuttavia, la percentuale di stranieri è in aumento, soprattutto nelle grandi città come Torino.
Il progetto di Torino potrebbe avere una serie di conseguenze, positive ma anche negative.
Tra le potenziali conseguenze positive, il progetto – come dicono gli ideatori – potrebbe aiutare a migliorare l’inclusione sociale dei migranti. Fornendo loro un alloggio stabile, il progetto potrebbe aiutarli a trovare lavoro e a integrarsi nella società italiana.
Tuttavia, il progetto potrebbe anche avere delle conseguenze negative. Ad esempio, il progetto potrebbe portare a un aumento della tensione sociale tra la popolazione locale e i migranti e non raggiungere peraltro i loro obiettivi di inclusione. Inoltre, il progetto potrebbe trasformarsi o essere visto come un’invasione culturale, in quanto i migranti potrebbero portare con sé le proprie tradizioni e valori e pretendere con più decisione rispetto agli italiani che siano adottati da tutti.
Appartamenti gratis o quasi
Non è chiaro se gli appartamenti saranno assegnati gratuitamente ai migranti. La consigliera comunale Valentina Chera ha dichiarato che gli appartamenti saranno concessi in comodato gratuito alla Croce Rossa. Tuttavia, non è stato chiarito se la Croce Rossa addebiterà un canone di locazione ai migranti che vi abiteranno.
È possibile che la Croce Rossa addebiterà un canone di locazione simbolico, ad esempio 1 euro al mese. In questo caso, gli appartamenti potrebbero essere considerati come un sostegno sociale, ma non sarebbero completamente gratuiti.
È anche possibile che la Croce Rossa non addebiterà alcun canone di locazione. In questo caso, gli appartamenti sarebbero completamente gratuiti per i migranti.
La questione del canone di locazione sarà probabilmente chiarita nelle prossime settimane o mesi, quando il progetto sarà implementato.
Di fondo la costruzione di questa iniziativa parte da una bias cognitivo che tende ad equiparare i migranti alla popolazione autoctona italiana, titolare di cittadinanza, mentre i migranti ancora non l’hanno.
Debolezza delle tesi che sostiene che il progetto non determina discriminazione al contrario verso gli italiani
A sostegno del progetto di Torino si sostiene che ai migranti anche se si distribuissero appartamenti gratis, questo sarebbe corretto perchè i migranti spesso affrontano difficoltà maggiori rispetto agli italiani, come la mancanza di conoscenza della lingua e della cultura italiana, la difficoltà a trovare lavoro e l’isolamento sociale.
Questo ragionamento in realtà è del tutto fuorviante, perchè è importante ricordare che gli italiani, avendo la cittadinanza italiana, devono essere i primi soggetti a cui lo stato deve assicurare determinati diritti e servizi tutelati dalla costituzione.
Il fatto che i migranti spesso affrontano difficoltà maggiori rispetto agli italiani non significa che lo stato debba necessariamente fornire loro gli stessi servizi e le stesse opportunità. Lo stato deve trovare un equilibrio tra i diritti dei cittadini italiani e la necessità di aiutare i migranti.
D’altra parte se questi alloggi sono stati assegnati per tale scopo alla Croce Rossa è improbabile che essi saranno assegnati onerosamente, altrimenti non assolverebbero allo scopo per cui il progetto è stato pensato.
Il progetto di Torino quindi può essere percepito come una forma di discriminazione nei confronti degli italiani.
I giovani lavoratori del sud Italia che si trasferiscono a Torino per lavoro devono affrontare costi elevati, tra cui il costo dell’alloggio, del cibo e dei trasporti. Il fatto che i migranti possano ottenere un alloggio gratuito potrebbe essere visto come un vantaggio ingiusto. E non si tratta solo di questo progetto, si tratta anche di ordine pubblico: non è detto che le problematiche di ordine pubblico siano sempre connesse con fattori come difficoltà di integrazione , perchè spesso queste problematiche sono forti anche nei paesi di origine e dovuti anche a visioni religiose che di per sé confliggeranno sempre con la visione della società, nonché dei diritti della donna etc. adottata nel nostro paese.
L’Italia sembra altruista ma in realtà non rimuove le cause e adotta un approccio ideologico al problema delle migrazioni.
Le guerre in Libia, in Siria ed in Iraq hanno causato milioni di profughi che sono stati costretti a lasciare i loro paesi. L’Italia ha partecipato a queste guerre, sia militarmente che politicamente.
L’Italia ha anche contribuito alla destabilizzazione in Africa, sostenendo regimi autoritari e partecipando a guerre civili. Questo ha contribuito a creare condizioni di povertà e conflitto che hanno spinto le persone a migrare.
Inoltre, l’Italia ha adottato politiche di immigrazione che hanno reso più difficile per i migranti ottenere asilo e rifugio. Questo ha contribuito a creare un clima di incertezza e paura che ha spinto i migranti a cercare soluzioni alternative, come il viaggio irregolare.
In altri termini: l’Italia è responsabile delle migrazioni in diversi modi. L’Italia deve assumersi la responsabilità delle sue azioni e adottare politiche che aiutino a risolvere le cause delle migrazioni.
Molto più proficuamente l’Italia potrebbe intraprendere determinate azioni per affrontare le cause delle migrazioni, come:
- Sostenere la pace e la stabilità nei paesi di origine dei migranti.
- Investire nello sviluppo economico e sociale dei paesi di origine dei migranti.
- Riformare le politiche di immigrazione per renderle più eque e meno impattanti non adottando un atteggiamento ideologico.
In definitiva, l’Italia deve anche lavorare insieme ad altri paesi occidentali per affrontare le cause delle migrazioni. I paesi occidentali devono cooperare per promuovere la pace, la stabilità e lo sviluppo economico in tutto il mondo.
È importante che il Comune di Torino tenga conto delle potenziali discriminazioni derivanti dal progetto e che prenda misure per ridurle.
In altri paesi i progetti di integrazione si sono rivelati fallimentari anche quando questi progetti sono stati molto più articolati
E’ vero che in altri paesi europei, come la Francia, i progetti di integrazione dei migranti si sono spesso rivelati fallimentari.
Una delle ragioni principali è che i migranti spesso si sentono a disagio nella società ospitante e preferiscono isolarsi nelle proprie comunità. Questo può essere dovuto a una serie di fattori, tra cui la mancanza di conoscenza della lingua e della cultura del paese ospitante, la discriminazione da parte della popolazione locale e il desiderio di mantenere le proprie tradizioni e valori culturali. Ma purtroppo non è solo per questo, c’è una componente di rifiuto dei valori e della società ospitante ed un divario di cognizioni che non possono essere colmati con semplici strategie.
Se osserviamo al caso specifico della Francia, il progetto di integrazione “Refugees Welcome”, lanciato nel 2016, ha avuto un impatto limitato. Il progetto prevedeva di fornire alloggio e supporto ai rifugiati, ma non è riuscito a ridurre il tasso di isolamento e radicalizzazione dei migranti.
È importante notare che non tutti i migranti si isolano e si radicalizzano. Tuttavia, è un problema che deve essere preso in considerazione quando si progettano politiche di integrazione.
È importante che le politiche di integrazione siano basate su un approccio realistico che tenga conto delle peculiarità religiose e culturali dei migranti.
Sopra tutte valgono le considerazioni del compianto card Biffi :
A tal proposito, ricordo ancora le parole del card Biffi:
Una consistente immissione di stranieri nella nostra penisola è accettabile e può riuscire anche benefica, purché ci si preoccupi seriamente di salvaguardare la fisionomia propria della nazione. L’Italia non è una landa deserta o semi-disabitata, senza storia, senza tradizioni vive e vitali, senza una inconfondibile fisionomia culturale e spirituale, da popolare indiscriminatamente, come se non ci fosse un patrimonio tipico di umanesimo e di civiltà che non deve andare perduto. (…)
In una prospettiva realistica, andrebbero preferite (a parità di condizioni, soprattutto per quel che si riferisce all’onestà delle intenzioni e al corretto comportamento) le popolazioni cattoliche o almeno cristiane, alle quali l’inserimento risulta enormemente agevolato (per esempio i latino-americani, i filippini, gli eritrei, i provenienti da molti paesi dell’Est Europa, eccetera); poi gli asiatici (come i cinesi e i coreani), che hanno dimostrato di sapersi integrare con buona facilità, pur conservando i tratti distintivi della loro cultura. Questa linea di condotta – essendo “laicamente” motivata – non dovrebbe lasciarsi condizionare o disanimare nemmeno dalle possibili critiche sollevate dall’ambiente ecclesiastico o dalle organizzazioni cattoliche.
Come si vede, si propone qui semplicemente il “criterio dell’inserimento più agevole e meno costoso”: un criterio totalmente ed esplicitamente “laico”, a proposito del quale evocare gli spettri del razzismo, della xenofobìa, della discriminazione religiosa, dell’ingerenza clericale e perfino della violazione della Costituzione, sarebbe un malinteso davvero mirabile e singolare; il quale, se effettivamente si verificasse, ci insinuerebbe qualche dubbio sulla perspicacia degli opinionisti e dei politici italiani.
dall’intervento dell’arcivescovo di Bologna G. BIFFI al Seminario della Fondazione Migrantes, 30 settembre 2000
Le esortazioni di Biffi sappiamo non saranno mai ascoltate
Sappiamo tutti che le argomentazioni del cardinale Biffi, ma non solo queste (anche altre che reclamano usa difesa dell’identità cristiana o della tradizione), non saranno accettate dall’establishment europeo e mondialista. Le strategie di controllo sociale adottate continuamente, che coinvolgono i media e la scuola, non permetteranno un tale discernimento basato sull’uso corretto della ragione.
La leadership politica si basa su una propaganda diffusa da media e scuola e in ogni ambito sociale per promuovere una mentalità in cui vengono inculcate agende in modo massimalista. Sono sicuri che, con questo cambiamento di mentalità, si raccoglieranno risultati che non permetteranno certi tipi di messaggio, come quello del cardinale Biffi.
Pertanto, possiamo aspettarci una progressiva esplosione del problema.
La destabilizzazione sarà mantenuta a scopo interno, poiché soddisfa due esigenze della leadership UE, le cui direttive vengono recepite in Italia indipendentemente dai governi in carica.
La prima esigenza è quella dell’ibridizzazione della popolazione, che deve perdere la propria identità.
La seconda esigenza è quella di aumentare l’elettorato favorevole a certe politiche che provocano effetti disgregativi il tessuto nazionale, che deve moltiplicarsi nel tempo.
Le conseguenze di questa destabilizzazione apriranno a una progressiva problematica diffusa di sicurezza, che giustificherà uno stato sempre più repressivo, con una legislazione di controllo sociale sempre più intensa.
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nota a margine : al progetto Moi-Migranti un’Opportunità di Inclusione partecipa Fondazione Compagnia di San Paolo, Comune di Torino, Città Metropolitana di Torino, Regione Piemonte, Prefettura di Torino e Diocesi di Torino