“L’unica volta in cui mi sono permessa di dare sfogo al desiderio di una mamma, la risposta degli adulti fu ‘ti vogliamo così bene’ o ‘dovresti sentirti fortunata ad avere due genitori che ti amano’ o che ‘dovrei esser grata di essere al mondo’. Il senso sottinteso era ‘abbiamo pagato per te, sei la nostra bambina, non dovresti andare fuori a cercare qualcun’altro’ (la tua mamma).”
Avendo due papà ma non una mamma, cosa significa per una bambina crescere non solo senza conoscere sua madre, ma con la consapevolezza che non potrà mai averla e la terribile realtà che il suo essere al mondo è stato frutto di contratti, acquisti di ovuli, affitti di utero, distruzioni di embrioni? Una riflessione sulle “nuove famiglie”, ma mettendosi nei panni dei figli.
Di seguito un articolo di Katy Faust, tradotto da Filippo Serini.
Quasi ogni settimana, viene pubblicato un articolo patinato su una coppia gay (o single) che ha generato dei bambini con l’ausilio della sempre crescente industria della fertilità. L’ultimo è stato: “Sempre più gay si rivolgono alla pratica dell’utero in affitto per avere figli” (purtroppo questo articolo non è più reso visibile, ndr)
L’articolo offre un’immagine emozionale e affettuosa di due uomini adulti che si sono serviti della tecnologia per ottenere ciò che la loro biologia ha proibito: ottenendo due gemelle. Non stupisce che l’autore non spenda del tempo a considerare il benessere emozionale delle due piccole, generate attraverso questo processo costoso, sfruttatore e sperimentale.
Ogni volta che leggo questi articoli—presentati sempre con immagini di famiglia catturate perfettamente, sempre dalla prospettiva dei genitori—non posso fare a meno di sentire le voci di figli maggiorenni che hanno sofferto a causa della mancanza di una madre o di un padre.
Quindi, concedetemi un momento di inquietudine. Essendomi immersa nelle storie personali di quei bambini e nei dati concreti associati alle loro conseguenze, ho pensato giustamente di raccontare questa storia dalla prospettiva di una bambina basata su un campione composto da tutti quelli che sono venuti prima di lei.
Ecco la Bambina #2 (delle gemelle) che, nel gennaio 2042, dà la sua versione dell’articolo “Sempre più gay si rivolgono alla pratica dell’utero in affitto per avere figli”
I miei papà, hanno comprato me e mia sorella, selezionando la mia madre genetica basandosi sulla sua razza, colore della pelle e degli occhi e assicurandosi che fosse altamente qualificata, atletica e che non avesse disabilità fisiche. Hanno comprato gli ovuli di mia madre—diversi ovuli— affinché potessero scegliere i migliori embrioni. Hanno affittato un altro utero di una donna per 9 mesi. Bene, a 8 mesi: eravamo premature e sottopeso. I miei papà decisero che ciascuno di essi avrebbe preso una bambina genetica—quindi sono una sorellastra con la mia gemella, che è strano. Mentre i miei due papà credevano fosse importante avere un legame biologico con i loro figli, non sembravano pensare che avrei voluto una relazione con la mia madre biologica.
Quando ero piccola, odiavo la festa della Mamma. Vedevo tutti i miei amici festeggiare le proprie mamme e desideravo averne una anch’io. Mi sono sempre chiesta dove fosse mia madre quel giorno. Pensava a me tanto quanto io pensavo a lei? Ma allora, non ero sicura a chi pensare come mia mamma: quella da cui ho ricevuto le fattezze del mio naso, o quella che mi ha dato il gusto per il cibo piccante? I miei papà mi dissero invece di fare dei lavoretti per mia nonna. Era disorientante perché le donne erano importanti abbastanza da farmi festeggiare mia nonna ma non abbastanza per avere una mamma. Volevo una mamma come quella dei miei amici, ma non volevo parlarne perché non volevo urtare i sentimenti dei miei papà. È difficile parlare con i tuoi papà della mancanza di tua madre quando sono loro i responsabili della sua mancanza. Come fai a metterti seduta vicino a loro e a dirgli sostanzialmente che loro non sono abbastanza “famiglia” per te? Ci sono state volte in cui mi sentivo così triste e arrabbiata con mia madre perché non era lì per me, e delle volte in cui ero arrabbiata con me stessa persino per il desiderio di volere una mamma con cui ricominciare. Ma l’ho fatto, e lo faccio.
Crescendo, mi piaceva stare a casa della mia amica che aveva una mamma. A volte, sua madre tirava fuori il suo vestito da sposa cosicché noi potevamo fare le principesse, ed ero invidiosa della mia amica perché desideravo che ci fosse un vestito da sposa nell’attico di casa mia. Alla scuola elementare, avevo “problemi di adattamento” che si presentarono in quarta quando cominciai a prendere il Ritalin per i disturbi da deficit dell’attenzione. Ero molto legata al mio papà genetico, ma non così tanto all’altro mio padre e mi sentivo colpevole per questo. Ho combattuto con i problemi d’identità. Da adolescente, passavo molto tempo online cercando là fuori gli altri fratellastri. Non posso accedere ai registri di mia madre donatrice di uova a causa della policy della criobanca del seme.
Ho visto delle immagini della mia madre surrogata, ma non mi somigliava affatto. Sull’esempio dei miei amici, mi misi alla ricerca della mia vera madre, ma non ne avevo davvero una. Avevo una donatrice e una surrogata. Quindi, non posso neanche fingere di cercare quell’unica donna che così tanto desidero.
L’unica volta in cui mi sono permessa di dare sfogo al desiderio di una mamma, la risposta degli adulti fu “ti vogliamo così bene” o “dovresti sentirti fortunata ad avere due genitori che ti amano” o che “dovrei esser grata di essere al mondo”. Il senso sottinteso era “abbiamo pagato per te, sei la nostra bambina, non dovresti andare fuori a cercare qualcun’altro.” Ma qualcosa disperatamente dentro di me vuole conoscere l’altra metà del mio DNA. Ho perso il sonno su questa cosa. Io adoro i miei papà, ma più mi raccontavano del mio concepimento e più mi facevano sentire a disagio perché sembrava che avessero speso una fortuna per mettermi al mondo. E mi sono chiesta cosa sarebbe successo se avessi avuto delle caratteristiche fisiche imperfette o una disabilità. Mi avrebbero “scelto” o si sarebbero disfatti di me? Adesso ho 25 anni e a mia sorella gemella, che non è mai sembrata turbata da tutto questo, gli è appena stata diagnosticata una depressione e ha iniziato ad assumere degli antidepressivi. A volte, mi sento smarrita.
La storia della bambina vi sembra molto diversa da quella dell’articolo originale, vero?
Questi due uomini avevano un bisogno profondo di essere genitori. Non è meraviglioso? Tuttavia, i genitori dovrebbero essere altruisti e questi uomini, motivati solamente dai loro sentimenti, hanno preferito sacrificare il bisogno di quelle ragazze di avere una madre invece di affrontare la verità biologica delle loro scelte di vita. In altre parole, invece di affrontare il loro senso di vuoto, lo hanno assicurato a vita alle loro bambine. Ma al di là dei sentimenti, sia degli adulti che dei bambini, questo articolo evidenzia una tendenza crescente nella violazione dei diritti fondamentali del bambino. Potrai aver saltato la lettura del presente articolo perché, come me, sai che questo tipo di articolo celebrativo si concentra esclusivamente sui desideri degli adulti. Pertanto, ho rimosso alcuni dettagli non etici perché tu lo potessi “masticare”. Questi possono essere adeguatamente identificati in un estratto ordinato:
“Gli ovuli sono stati estratti dalla donatrice e fecondate. Poi, due dei migliori embrioni sono stati impiantati nell’utero della madre surrogata; uno di loro appartenente biologicamente ad Hastings, l’altro a Hoppe-Hastings. Si sono verificate alcune complicanze: le bambine nacquero 6 settimane prima e dovettero passare 19 giorni in un’unità di terapia intensiva neonatale in un’area ospedaliera di Chicago.”
Quali sono esattamente i diritti dei bambini in gioco?
Allora, giochiamo a Dare Un Nome alla Violazione dei Diritti del Bambino, ti va?
Sono previsti punti extra qualora avessi notato la completa assenza di informazioni circa il rischio per la donatrice di ovulo e la surrogata stessa.
Una soluzione migliore per gli adulti è quella di riconoscere e costruire le loro vite e scelte in modo da rispettare i diritti fondamentali dei bambini, a prescindere dai loro sentimenti. Ma siamo nel 2017, l’anno in cui adoriano sull’altare i desideri degli adulti.
Le storie sull’assenza intenzionale della madre e del padre rappresenteranno sempre gli adulti come delle vittime, e i bambini come qualcosa a loro dovuto. Non farti ingannare. Quando si viene alla surrogazione o alla riproduzione ad opera di terzi, non è agli adulti che dobbiamo la nostra simpatia, ma ai bambini.
Questa non sarà l’ultima storia che leggerai di bambini concepiti attraverso la donazione di sperma, donazione di ovuli e surrogazione. (E sono sempre raccontate dalla prospettiva luminosa dei genitori). Allora, arma te stesso di dati di vita reale e storie sull’impatto attuale che queste tecnologie riproduttive e strutture familiari alternative hanno sui bambini.
C’è sempre un’altra parte della storia. Ed è la parte dei bambini che merita la nostra attenzione.
Fonte: The Federalist
Maggie’s story (Official Trailer) from CBC Network on Vimeo.
Eggsploitation (Official Trailer Updated and Expanded Edition) from CBC Network on Vimeo.
L’articolo “Mio padre (donatore di seme) fu pagato 75 dollari per stare lontano dalla mia vita per sempre” proviene da Il blog di Sabino Paciolla.
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