Ieri pomeriggio ho pensato di fare un’eccezione, l’evento delle presidenziali francesi era una notizia da approfondire. Così ho deciso di sedermi sul divano e sentire lo speciale sulla vittoria di Macron, in onda in TV. Tuttavia, nonostante le mie buone intenzioni, dopo una buona mezz’ora sulle vicende sul neopresidente e la consorte Brigitte Trogneux, ho lasciato il comodo divano ed ho pensato di utilizzare meglio il mio tempo. Tanto per avere un’idea e capirci: lo Speciale ‘spaziava’ su aspetti del tutto marginali rispetto alla competizione elettorale (da cosa la première dame veste, alle lodi della loro scelta di matrimonio non convenzionale, libero dagli schemi etc).
Devo riconoscere che oltre ‘al taglio’ della discussione in studio, molto sbilanciata su aspetti inessenziali e personali (che possono anche anche non avere incidenza sull’azione politica), sono stato infastidito anche da altre tre cose. La prima è che tutti gli ospiti in studio si complimentavano per lo scampato pericolo ‘Le Pen’ adducendo motivazioni quali xenofobia, antieuropeismo, antifascismo, populismo. Ebbene questi argomenti ho sempre più l’impressione che siano usati come soluzione di comodo per introdurre pregiudizi ed eludere domande fondamentali. In sostanza affibbiare all’avversario politico queste categorie pregiudiziali è solo una soluzione di comodo per eludere domande ‘indigeste’.
Uno dei punti fermi che io uso per giudicare è se in un certo contesto, vengono omesse questioni fondamentali. Ebbene, ciò che era mancante nel ‘taglio’ di quella discussione e mi ha dato una sensazione di reale disagio (adesso e durante la campagna elettorale), è che è stata totalmente omessa l’evidenza più chiara e cioè che i pericoli che la Francia deve affrontare non sono nemici esterni: sono invece quelli interni presenti in sé stessa, presenti nel suo spirito, in ciò che fa vivere ognuno, che incidono continuamente sulla percezione che ognuno riesce ad avere di se stesso, che infine fanno un popolo.
La seconda cosa assente nella trattazione di questo evento di cronaca, è che non esisteva la percezione di cosa è oggi l’Europa politica. Questa percezione è assente e continuamente evitata. Non c’è mai nessun accenno alle incongruenze della struttura antidemocratica delle istituzioni europee. Non c’è mai nessuna risposta alle domande fondamentali, che sono: “Quali poteri oggi governano veramente le istituzioni?” -“Verso cosa queste istituzioni tendono e perciò cosa si prefiggono di realizzare?” – “Le istituzioni europee hanno dimostrato di essere leali con altri popoli?”- “Con che responsabilità si pongono davanti ai propri cittadini?”
Infine, la terza cosa che questo voto ha reso evidente è la vittoria di una gigantesca macchina di marketing che ormai non comincia con le elezioni ma che da tempo investe tutti i momenti della vita di ogni uomo e che lo conduce fino nelle scelte più particolari e personali. Questa opera di ‘educazione’ avviene tramite la scuola, i media, la pubblicità, le leggi, ‘i nuovi diritti’.
E’ chiaro che una campagna elettorale non potrà mai essere vinta se la comunicazione viene sviata su altri piani che rendono la comunicazione con la gente impossibile: è chiaro che se il modo con cui mi concepisco e giudico le priorità nella realtà che mi circonda e mi investe, è falsato; saranno falsate anche le mie scelte in rapporto alle priorità che mi trovo ad affrontare (e queste cose non si cambiano con una campagna elettorale). In sostanza, se l’io di ogni uomo o della maggior parte degli uomini è annichilito, anche ogni desiderio lo è altrettanto.
Ma come è accaduto tutto questo? Quali sono i fattori o gli strumenti usati dallo stato per premunirsi con largo anticipo sulle elezioni e scongiurare certe scelte ‘sbagliate’ da parte dei cittadini (e perpetuare così quello che considera un ‘preservare’ la ‘democrazia’)? E’ accaduto quando nell’assoluta indifferenza di tutti, si è accettato la prassi che accomuna i soggetti che da decine di anni vincono le elezioni: questa idea è che la nazione deve essere educata e l’utilizzo delle leggi deve essere sempre più consequenziale a tale opera educativa.
E’ sotto gli occhi di tutti che l’Europa moderna tende sempre ad omologare tutti i paesi membri indirizzando i propri cittadini ad essere non ‘uomini ‘ ma consumatori. Quando uno stato si preoccupa solo per il PIL e lo mette in Costituzione , quando tutto è funzionale a questa dogma, quando la stessa istruzione, la comunicazione etc, è funzionale a questo veramente non capisco cos’altro dovrebbe accadere affinché la gente capisca cosa sta accadendo.
E’ ingenuo pensare che vivendo in un contesto di vita di vita regolamentata da uno stato sempre più pervasivo, che si è preso quasi il compito ‘religioso’ di ‘fare’ ogni cittadino utilizzando ogni mezzo, poi uno possa liberamente votare ed avere le redini della situazione. E ovvio che le scelte che questo cittadino farà, saranno la diretta esplicitazione della percezione dei pericoli e delle priorità secondo l’esatta graduatoria di priorità che percepisce. Una scelta realmente libera presupporrebbe ben altra percezione di sé e della realtà in senso critico.
In sostanza, la riduzione che è avvenuta è tutta giocata su un piano non corretto e non reale. Per questo le scelte per forza di cose sono falsate. La domanda è come – se si continuano ad immettere elementi che vanno sempre più verso una situazione di incoscienza e deteriore da parte di ogni singolo individuo – il senso della realtà possa a questo punto essere recuperato,.
Con l’inganno le istituzioni sovrintendono le scelte dei cittadini, pianificando strategie per la costruzione di uno stato ideologico che entri nelle scelte profonde di ogni creatura vivente. Chi prende queste decisioni trasforma la società sempre di più in una maniera non vera, corrompendola alla radice.
E’ chiaro che di fronte ad una simile sfida non ha senso dirsi ‘anti-europeista’ o xenofobo’, questi possono essere tentativi non educati di reagire ad una minaccia reale. Ma eludere, ingannare e non ammettere che il problema c’è; è la cosa più mostruosa, perfida e ingannevole che ci sia.
E’ per questo che coloro hanno giudicato che in Francia la scelta migliore fosse quella di astenersi al voto, si sono sbagliati profondamente.
P.R. – Vietato Parlare