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di Costanza Miriano
Siccome continuo a incontrare persone, in giro per l’Italia e anche a Roma, che dicono che verranno il 19 gennaio al Capitolo generale del monastero wi-fi, ma che ancora non si sono iscritte.
Siccome dalla Toscana vogliono organizzare un pullman.
Siccome ho delle amiche che, purtroppo, essendo femmine, e della peggiore specie, cioè tendenti al biondo (la coordinatrice è biondissima, e non tinta) e piene di energie, vogliono organizzare tutto al meglio.
Siccome mi sto rendendo conto che organizzare un incontro con centinaia di persone richiede un minimo di organizzazione (dove si va a far la pipì? Chi compra la carta igienica? Chi dei fazzolettini e dei bicchieri? Quanti foglietti per i canti e le letture facciamo stampare?).
Siccome i frati padroni di casa si stanno cominciando a chiedere se sia meglio spostarci in una chiesa più grande (alla peggio, come dicevo, chiediamo se ci prestano san Pietro).
Siccome mio marito sostiene che lui quel giorno avrà un importante seminario sulle pennette alla vodka e altri disastri anni ’80, ma credo che alla fine verrà, e così tanti altri mariti.
Siccome mi sto rendendo conto che sarà una giornata di grazia, perché è stata pensata per lasciar parlare il Signore (sarà più il tempo dedicato a pregare che quello dedicato a parlare di preghiera) e vorrei che arrivasse a più persone possibile – se possibile anche a me – in modo che poi ognuno di noi possa moltiplicarla intorno a sé.
Siccome tutto questo, vorrei chiedere a chi è stato attraversato dal pensiero di venire, di prendere il coraggio, decidere, e farlo davvero, iscriversi e magari prendere un biglietto del treno, ancora a prezzi convenienti. Siamo già 450, compresi i bambini, alle cui esigenze cercheremo di supplire con delle meravigliose baby sitter volontarie, ma la cui presenza non incoraggiamo, perché ci sono delle stanze che li accoglieranno, ma niente di veramente pensato per loro (in un convento di maschi di solito non ci sono molti peluche né cuscini né giochini né pareti colorate): diciamo che se avete modo grazie a una nonna generosa di lasciarli nel calduccio di casa, forse potrebbero stare meglio, ma se non sapete come organizzarvi, non li cacceremo di certo (è un monastero di mamme e babbi, quindi ci si attrezza).
Per iscriversi basta mandare una mail a [email protected] e comunicare nome e cognome, eventualmente anche più di un nome se qualcuno organizza un gruppetto. Ovviamente non si paga niente, né all’iscrizione né dopo. Dopo molte esitazioni – volevamo tenere il tema soldi più alla larga possibile, perché si sa che è uno dei preferiti del nemico per metterci la coda, per questo provvederemo noi di tasca nostra alle spese organizzative – abbiamo pensato un modo per versare dei soldi, ma solo perché qualcuno ci sta chiedendo aiuto per le spese del viaggio, e qualcun altro sta offrendo qualche contributo per aiutare confratelli in difficoltà a venire a Roma. Io però non so quale sia questo modo, dovete scrivere alla mail e chiedere indicazioni alla coraggiosissima Monica, che si sta facendo carico di tutte le grane insieme a Giuseppina, Laura e Maria Teresa, affiancati adesso anche dalla falange romana, Federica, Iole, Marco e Marisa. Se dovesse avanzare qualcosa verrà dato ai frati e alle suore, che a loro volta lo daranno ai poveri, in modo che gli averi del monastero siano sempre a zero.
Per chi si fosse perso la puntata precedente: il “capitolo generale” che si terrà a Roma il 19 gennaio nasce dal desiderio (di quattro mie amiche pazze) di incontrarci tra di noi, popolo che cerca il volto del Signore, e che lo cerca nelle pieghe di vite normali, con lavoro, figli (per chi ha la grazia di averne), con sempre troppa connessione con gli altri e poco tempo per il silenzio; noi che cerchiamo di recintare uno spazio per incontrare il Signore, che desidera più di noi incontrarci, e che a ogni istante mendica il nostro amore. Noi che preghiamo il rosario guidando e friggendo le alici, o i vespri in piena notte, un pelo prima che diventi l’ora delle lodi. Noi che ci addormentiamo all’adorazione e che vorremmo sapere tutto della Parola di Dio, ma appena ci mettiamo a leggere scopriamo che non sappiamo niente, e pensiamo con sgomento che abbiamo aspettato troppa parte della nostra vita per cominciare a cercarla seriamente. Noi che incastriamo la messa simulando impegni di lavoro inderogabili tra quindici altri appuntamenti, e quando arriviamo in chiesa scopriamo che abbiamo sbagliato ora (perché fate orari estivi e invernali, e mi cambiate stagione a tradimento, che io ancora ho i sandali?).
La giornata – non diffondo ancora il programma perché vorremmo mettere a posto alcuni dettagli – si svolgerà alla chiesa di sant’Antonio in via Merulana 124 b (raggiungibile a piedi o con due fermate di metro o pochi minuti di taxi dalla stazione) prevede un saluto iniziale (dopo quelli che ci faremo vedendoci, ricordiamo che il saluto standard delle consorelle è seimagrissima o almeno seimoltotonica), poi il rosario, per iniziare a entrare nel clima della preghiera, e per permettere a chi viene da più lontano di raggiungerci (compito a casa: dire il rosario in viaggio, per arrivare già pregati), una catechesi in cui divideremo uomini e donne (sì, siamo sessisti, perché sappiamo che uomini e donne hanno alcune caratteristiche diverse nella vita spirituale. Attenzione: NON è prevista la partita di calcetto): agli uomini parlerà padre Maurizio Botta, alle donne suor Fulvia (noi femmine andremo al vicinissimo monastero dei santi Quattro, vista Colosseo). Comunque poi maschi e femmine si possono scambiare gli appunti, non è vietato: cioè le donne possono fornire le loro ventiquattro pagine ai mariti, i quali, alla domanda “che ha detto padre Maurizio?”, risponderanno “bello”.
Poi avremo il rosario e la messa. La messa si concluderà con la promessa, cioè l’impegno che chi vuole prenderà in cuor suo con il Signore di dedicarsi sempre di più alla ricerca di lui. Il pranzo sarà portato da casa (o comprato nei dintorni, ma sappiate che ha chiuso il tristissimo bar che era vicino, peraltro uno dei locali più brutti che avessi mai visto, e se ci si può organizzare prima è meglio, altrimenti allontanandosi alla ricerca di cibo ci si perde l’unico momento di condivisione), comunque consumato nel chiostro se c’è il sole, o nei locali interni se il monsone di questi giorni continua per due mesi. Ci sarà il tempo di baciarci moltissimo, e magari di scoprire se abitiamo vicini, e quindi se possiamo formare piccoli cenacoli di preghiera, o almeno reti wifi di più breve raggio, in modo da alimentare anche una sorellanza di carne (vale anche per gli uomini). Poi una catechesi per tutti di padre Emidio Alessandrini, che è imprevedibile, ma so che sarà roba buona. Infine l’adorazione (per la messa e l’adorazione abbiamo un sacerdote super super che si chiama don Pierangelo Pedretti, e uno di cui ancora non diciamo il nome perché deve verificare i suoi impegni sempre variabili) per mettere nel cuore del Signore quello che è stato piantato, visto che è solo lui, e non i nostri sforzi, che fa crescere. Si comincia alle 9.30 e si finisce alle 18 massimo, in modo da tornare a casa pieni di roba buona da ridistribuire, tipo pusher.
Non so se posso rivelarlo ma lo rivelo: verrà a trovarci anche il vescovo di Roma centro, monsignor Gianrico Ruzza, e abbiamo scritto anche al cardinale vicario di Roma, Angelo De Donatis.
Comunque per la cronaca avevo detto a mio marito: vado a scrivere due righe per ricordare qual è la mail per iscriversi. La cosa mi ha un po’ preso la mano, e si son fatte le tre di notte. Quasi quasi dico le lodi di domani sul fuso di Tbilisi, o i vespri di ieri con quelli di Phoenix.
Ps Se tra chi legge ci dovesse essere qualche sacerdote che ha voglia e tempo di venire a mettersi a disposizione per le confessioni, sarebbe un vero miracolo!
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