Luigi Negri: siamo realmente vicini alla possibilità che la Chiesa scompaia come presenza, la sfida è la sua idendità

“La Chiesa è il luogo dove il mistero di Cristo continua a perseguitare (come ci ha insegnato Giussani), a per-seguitare, cioè a seguire da vicino, il mistero dell’uomo: continua ad imporgli la Sua Presenza, continua a chiedergli la sua responsabilità e questa dialettica formidabile fra grazia e libertà costituisce il cuore e la genialità del Cattolicesimo”.

Così mons. Luigi Negri in questo articolo, che ripropongo da CulturaCattolica.it, diretta da don Gabriele Mangiarotti.

La singolarità del momento ecclesiastico che viviamo (e con ecclesiastico intendo tutto l’impatto della realtà ecclesiale, coi suoi problemi, condizionamenti, le forze di carattere politico, culturale e sociale) la singolarità è certamente dovuta al fatto che sembra che la Chiesa abbia una serie di problemi: sono i problemi del mondo, che recepisce dal mondo, cioè dalla cosi detta mentalità mondana – che ultimamente è una mentalità di tipo consumista, individualista, certamente anti cristiana – e che si trova a risolvere il più possibile secondo le intenzioni e gli intendimenti di quella stessa mentalità; quindi, siamo realmente vicini alla possibilità che la Chiesa scompaia come presenza. Ridotta ad un piccolo fattore, quello religioso, in un contesto globale, culturale e sociale sostanzialmente laicista e ateistico in cui bon gré mal gré si cerca di conservare anche un piccolo resto di religiosità o di senso religioso.

Questa situazione è certamente l’esito di una profonda crisi culturale, illustrata da grandi maestri come Jean Guitton, San Giovanni Paolo II, come san Paolo VI: in questo contesto è come se la Chiesa dovesse accettare una profonda sfida; la sfida non sono i problemi, la sfida è la sua identità. La Chiesa non ha mai cercato di ridurre la sua identità ad aspetti alquanto importanti della sua esistenza: non ha accettato, a suo tempo, di ridurre la sua identità ad essere greca piuttosto che barbara e dunque, nella sua storia, la Chiesa ha sempre rifiutato l’identificazione, pur esauriente, con un aspetto pur importante della sua esistenza.

L’identità della Chiesa pesca direttamente nel mistero di Dio, nel mistero di Cristo: la Chiesa è il luogo dove il mistero di Cristo continua a perseguitare (come ci ha insegnato Giussani), a per-seguitare, cioè a seguire da vicino, il mistero dell’uomo: continua ad imporgli la Sua Presenza, continua a chiedergli la sua responsabilità e questa dialettica formidabile fra grazia e libertà costituisce il cuore e la genialità del Cattolicesimo.

Il Cattolicesimo ha sempre salvaguardato, sia di fronte al protestantesimo, – ci dispiace per i filo protestanti che stanno aumentando nella realtà della Chiesa – sia nei confronti dei laicisti, la Chiesa ha sempre difeso la compresenza di grazia e di libertà: senza la grazia la libertà è un’irriflessa ed autoreferenziale istintività, ma senza la libertà la grazia è un macigno gettato sulle spalle dell’uomo, che anziché edificarlo lo deprime.

Diceva il grande Papa Benedetto XVI (al quale ci auguriamo vengano riconosciuti presto i suoi meriti con il titolo di dottore della Chiesa) “la nostra vita è una vita dura ma bella”: dura perché si incontra ogni giorno con le fatiche, le tensioni, le sfide, i condizionamenti; ma bella perché affronta tutte queste difficoltà con la serena certezza di avere in sé la forza per viverle positivamente. È questo il dono della fede, questo dono della fede come vita nuova, ed e posto nello scrigno della nostra libertà e che sollecita la nostra libertà a pronunciarsi sempre di nuovo per Dio – e raggiungere la pienezza della nostra umanità – o contro Dio – e pagare il fio di una sostanziale irrealizzazione.

“Vita dura ma bella”: noi la sperimentiamo ogni giorno, nella sua durezza e nella sua bellezza; per questo, alla fine di tutto, il sentimento che prevale in noi è quello della gratitudine, che ci fa ripetere con la grande tradizione ecclesiastica “Noi siamo lieti perché Dio vive”.

 

+Mons. Luigi Negri

Vescovo emerito di Ferrara-Comacchio

 

fonte: CulturaCattolica.it

 

Lascia un commento