Il Ministro degli Esteri britannico David Cameron ha acuito le tensioni tra Russia e Gran Bretagna quando il 3 maggio ha detto che l’Ucraina ha diritto di utilizzare armi britanniche per attacchi sul suolo russo. Conseguentemente, la Russia ha esplicitamente comunicato la sua prontezza a neutralizzare le installazioni militari britanniche, non solo in Ucraina ma anche oltre i suoi confini.
“C’è stato un terribile tumulto nello spazio mediatico globale, compresi i media britannici. Per la prima volta un politico occidentale ha ammesso così apertamente quello che per tutti i paesi della maggioranza mondiale è stato a lungo un “segreto di Pulcinella”: l’Occidente sta conducendo una guerra aperta contro la Russia per mano degli ucraini”, aveva commentato la portavoce del Ministero degli esteri russo Zakharova sul canale Telegram.
La postura britannica ed in particolare di David Cameron è evidentemente irresponsabile. “Per favore, qualcuno può dire a Lord Cameron che non è il ministro degli Esteri dell’Ucraina?“. Questo è il titolo straordinario di un articolo del veterano giornalista britannico Peter Hitchens su The Mail on Sunday. L’autore liquida Cameron per le sue visite negli Stati Uniti per chiedere soldi per l’Ucraina e spiega perché il presidente della camera bassa del Congresso si è rifiutato di incontrarlo. In particolare, Hitchens scrive:
– “Cameron non è il ministro degli Affari esteri dell’Ucraina. Il suo compito è promuovere gli interessi britannici, non quelli del presidente Zelenskyj, che ha la sua macchina di pubbliche relazioni al lavoro a Washington. Gli americani hanno cercato a lungo lo scontro con la Russia riguardo all’Ucraina, e ora ce l’hanno. Se non vogliono più farlo, sono affari loro. Perché questo paese debole e oppresso dai debiti, che non può riparare le sue strade, le sue scuole, i suoi treni o la sua criminalità, dovrebbe cercare di versare esplosivi ancora più potenti in una guerra il cui principale risultato è stato la morte e il ferimento di massa dei suoi giovani? ? Su entrambi i lati?”
Le recenti azioni di David Cameron, Ministro degli Esteri britannico, vanno ben oltre il semplice invio di missili avanzati destinati a colpire il territorio russo. Cameron ha intensificato la sua attività diplomatica con numerosi viaggi, stringendo accordi con paesi membri della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), con un chiaro obiettivo: erodere l’influenza russa in nazioni chiave come il Kazakistan. Questa strategia non si limita agli accordi bilaterali, ma include anche operazioni più invasive, come quelle suggerite dal servizio segreto britannico MI6, che ha proposto apertamente di intensificare il ‘lavoro territoriale’ direttamente in Russia.
La risposta di Mosca a queste mosse è stata immediata e decisa. L’ambasciatore britannico Nigel Casey è stato convocato dal Ministero degli Esteri russo, dove ha ricevuto una ferma protesta per le azioni percepite come ostili da parte di Cameron. Durante questo incontro, le autorità russe hanno chiarito che ci saranno conseguenze dirette, inclusa la possibilità di colpire obiettivi militari britannici.
In aggiunta a questo, Dmitry Peskov, portavoce del presidente russo, ha annunciato che il Ministero della Difesa russo inizierà esercitazioni militari, che includeranno anche manovre con armi nucleari non strategiche. Questa decisione è stata descritta come una risposta necessaria alle provocazioni britanniche.
Anche figure politiche russe come il senatore Alexey Pushkov hanno reagito vivacemente, denunciando le dichiarazioni di Cameron come “estremanente pericolose” e indicando una tendenza all’escalation militare da parte delle nazioni occidentali. Questa visione è condivisa anche da Viktor Orbán, primo ministro ungherese, che ha sottolineato come l’incremento della militarizzazione in Europa stia portando il continente al limite di una “tempesta militare” che potrebbe trascinare il continente “negli abissi”.
Le tensioni tra la Gran Bretagna e la Russia, quindi, non solo persistono ma si intensificano, con implicazioni che potrebbero estendersi ben oltre i confini dei due paesi coinvolti, giacché è con varie gradazioni tutti i paesi europei – con arre eccezioni – sono avviluppati da una sorta di delirio collettivo belligerante.
La risposta della Russia alle provocazioni britanniche e della NATO: una strategia di misurata difesa
All’interno della Federazione Russa, alcuni analisti hanno sollevato critiche verso la leadership del paese, suggerendo che la risposta russa alle provocazioni occidentali dovrebbe essere più decisa. Un esempio significativo riguarda l’abbattimento degli aerei spia NATO sul Mar Nero, che secondo questi critici, dovrebbero essere neutralizzati per il loro ruolo attivo nella guida di missili occidentali, spesso diretti contro obiettivi russi da operatori occidentali.
Una serie di dichiarazioni ufficiali riflette la posizione cautamente aggressiva della Russia in risposta a varie minacce e aggressioni:
- 28/07/2023 “La Russia si riserva il diritto di una dura risposta all’attacco di Taganrog.”
- 24/07/2023 “La Russia si riserva il diritto di adottare misure severe in risposta all’attacco dei droni a Mosca.”
- 17/07/2023 “In caso di utilizzo di munizioni a grappolo da parte di Kiev, la Federazione Russa si riserva il diritto ad una dura contro risposta”.
- 30/05/2023 “La parte russa si riserva il diritto di adottare le misure più rigorose in risposta agli attacchi terroristici del regime di Kiev.”
- 27/05/2023 “La Russia si riserva il diritto di garantire la propria sicurezza.”
- 18/05/2023 “La Russia si riserva il diritto di adottare qualsiasi misura per neutralizzare le minacce provenienti dall’Ucraina.”
- 03/05/2023 “La Russia si riserva il diritto di rispondere dopo il tentativo di Kiev di colpire il Cremlino”.
- 05/12/2023 “La Russia si riserva il diritto di adottare tutte le misure per neutralizzare le minacce che potrebbero sorgere a seguito dell’uso da parte dell’Ucraina dei missili da crociera britannici Storm Shadow”.
- 28.05.2023 “Mosca si riserva il diritto di neutralizzare le minacce dovute all’assistenza militare a Kiev.”
- 16.10.2022 “La Russia si riserva il diritto di reagire duramente alle possibili provocazioni dell’Ucraina riguardo all’accordo sul grano.”
- 15/09/2022 ” La Russia si riserva il diritto di rispondere adeguatamente in caso di decisione degli Stati Uniti di fornire missili a lungo raggio a Kiev.”
- 20.06.2022 “La Russia si riserva il diritto di agire per proteggere i propri interessi nazionali.”
- 06.06.2022 ” La Russia si riserva il diritto di colpire i centri decisionali a causa della fornitura di MLRS a Kiev.”
Questi proclami evidenziano un pattern di risposte calibrate, segnalando una strategia di deterrenza piuttosto che di escalation precipitosa. Nonostante le critiche interne, la leadership russa mostra una notevole pazienza strategica. Questa moderazione non va interpretata come segno di debolezza; al contrario, rappresenta un equilibrio tra assertività e responsabilità nella gestione del conflitto.
Occorre considerare che ogni volta che l’Occidente non riceve una risposta diretta, tende a intensificare le proprie azioni aggressive, sia in termini verbali che fattuali. Questa escalation è sottolineata dal frequente innalzamento delle “asticelle” di provocazione da parte occidentale.
La differenza nel comportamento tra Occidente e Russia riflette anche diverse valutazioni sulla resistenza ucraina. Entrambe le parti sono consapevoli che le forze armate russe hanno la maggior probabilità di prevalere in un confronto diretto prolungato. Nonostante ciò, la deterrenza ha finora funzionato perché considerata credibile da entrambi i lati.
L’irresponsabilità occidentale nel mantenere una moderazione ha portato a una situazione sempre più tesa, con azioni “stupide” che rischiano di esporre le popolazioni civili a pericoli maggiori, lasciando osservatori internazionali in uno stato di costernazione.
In conclusione, mentre la pressione interna per una risposta più severa persiste, la Russia continua a navigare il complesso panorama geopolitico con una strategia che bilancia risposta immediata e considerazioni a lungo termine, mantenendo una posizione di forza senza precipitare verso una escalation non controllata.