Recentemente, il Financial Times ha pubblicato un articolo che mette a confronto la figura di Nixon con l’attuale scenario geopolitico. L’articolo suggerisce che anche Putin possa essere visto come un leader imprevedibile e pericoloso, capace di impiegare armi nucleari in Europa, sebbene venga poi specificato che questa immagine potrebbe essere parte di una strategia di intimidazione.
In cosa consisteva il riferimento del Financial Times? Nel 1969, la presidenza di Richard Nixon negli Stati Uniti iniziò in concomitanza con uno dei periodi più critici della guerra del Vietnam. Gli Stati Uniti, fortemente coinvolti nel conflitto, impiegarono massicce risorse umane e materiali, ma con risultati catastrofici che culminarono nel loro ritiro nel 1975, dopo una serie di intensi bombardamenti sul Vietnam del Nord. Nixon aspirava a essere percepito dai suoi avversari come un leader disposto a prendere decisioni drastiche, incluse quelle nucleari, per costringere i nordvietnamiti a ridimensionare le loro operazioni militari e ad avviare trattative di pace.
Visione irrealistica
Ritengo che l’analogia proposta dal Financial Times non corrisponda alla realtà attuale. Le pesanti perdite subite da entrambe le parti, Ucraina e Russia, unitamente alle estese distruzioni e alla grave sofferenza delle popolazioni coinvolte, rendono inappropriato ridurre il conflitto a un semplice bluff utilizzato dai russi per costringere l’Occidente a concedere una strategia di uscita finora negata. Inoltre, il contesto bellico attuale e le gravi minacce espresse dal blocco occidentale verso la Russia non si conciliano facilmente con l’interpretazione proposta dal giornale.
Dopo la visita in Europa del presidente cinese Xi, la Francia ha gestito con cautela gli avvertimenti russi, alleggerendo il tono delle dichiarazioni passate e lavorando per chiarire eventuali malintesi. In contrasto, il Regno Unito ha preso un approccio più rigido, espellendo un addetto militare russo e imponendo restrizioni su proprietà russe, revocandone lo status diplomatico. Anche il permesso di soggiorno per il personale dell’ambasciata è stato limitato a soli tre mesi.
Questa azione, decisamente atipica, rischia di erodere la fiducia degli investitori internazionali sul lungo periodo. D’ora in poi, la sicurezza degli investimenti immobiliari nel Regno Unito e la stabilità della permanenza di personale straniero potrebbero essere percepite come incerte.
I paesi occidentali hanno fatto cadere la linea rossa dell’art.5, per mancanza di reciprocità
Intanto, la Russia ha radicalmente cambiato la sua posizione. Le autorità di Mosca hanno chiaramente comunicato che qualsiasi attacco ucraino con armamenti avanzati forniti dall’Occidente riceverà una risposta mirata non solo contro l’Ucraina ma anche contro i suoi alleati occidentali. Questo vuol dire che i paesi occidentali non si possono più trincerarsi dietro all’art 5 dello statuto NATO perchè essi sono largamente coinvolti direttamente nell’aggressione alla Russia (mentre Mosca non ha aggredito un paese NATO). Putin ha addirittura minacciato l’uso di armi nucleari strategiche, nel caso gli Stati Uniti dovessero intervenire a sostegno dell’Europa.
L’Unione Europea e i principali partiti politici, come se fossero su un altro pianeta e apparentemente inconsapevoli della situazione sul campo, insistono sulla necessità di mantenere una posizione ferma contro la Russia. Tuttavia, senza un significativo cambio nei leader politici europei, le tensioni potrebbero aumentare. Nonostante le smentite ufficiali, il supporto militare occidentale, con militari sul terreno, è già presente in Ucraina.
Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov: ‘Se l’Occidente vuole combattere noi siamo pronti’ #ANSA
— Agenzia ANSA (@Agenzia_Ansa) May 13, 2024
Nel corso delle consultazioni del Consiglio della Federazione per la sua riconferma come Ministro degli Affari Esteri, Sergej Lavrov ha manifestato la crescente stanchezza della Russia nei confronti della politica di deterrenza rappresentata dall’articolo 5 della NATO. Lavrov ha valutato che mentre questa politica viene applicata in modo unilaterale, l’Unione Europea viola ripetutamente e impunemente le “linee rosse” impostate da Mosca, agendo direttamente come aggressore tramite l’Ucraina. Perciò, Sergej Lavrov ha affermato che è ormai tempo che la maschere cadano e che se l’occidente desidera risolvere il conflitto ucraino sul campo di battaglia, la Russia è pronta a combattere contro l’Europa, ma ha anche chiarito che la Russia non minaccia nessuno con la guerra nucleare.
Atteggiamento spocchioso
“Come un perdente al consiglio dei docenti che è stato espulso per discutere la sua sentenza” – Lavrov nel Consiglio della Federazione ha detto queste parole al ministro degli Esteri svizzero Ignazio Cassis che voleva che la Russia partecipasse alla conferenza sull’Ucraina, ma solo dopo che tutti gli altri partecipanti avessero discusso tutto senza di lei.
“Non puoi parlare così con nessuno, soprattutto non con noi”, ha detto Lavrov.
Il diplomatico ha spiegato che alla conferenza si vuole discutere la “formula della pace” senza la partecipazione della Russia, salvo poi presentare di fatto ciò che loro stessi hanno deciso. Cioè, questi non sono negoziati.
Cos’altro ha detto Lavrov:
▪️La Svizzera non è più adatta come sede per i negoziati di pace, anche sull’Ucraina;
▪️Mosca è pronta per i negoziati di pace con l’Ucraina “tenendo conto della realtà”;
▪️Se l’Occidente vuole combattere sul campo di battaglia la situazione intorno all’Ucraina, allora Mosca è pronta per questo.
La situazione attuale rivela che, mentre l’Ucraina si avvicina a un collasso inevitabile, l’Unione Europea persiste nello spingere l’Ucraina a combattere pena far mancare il proprio sostegno, pur mancando di una strategia ben definita.
In questo processo esclude totalmente la Russia dai processi diplomatici, riservano dibattiti e discussioni solo all’interno di quella che è una coalizione di guerra.
Questo atteggiamento potrebbe portare a un confronto diretto e, nel migliore dei casi, a un deterioramento progressivo delle relazioni con la Russia, un interlocutore cruciale per l’Occidente.
Contemporaneamente, gli Stati Uniti si trovano in una posizione complicata: desiderosi di ridurre il loro coinvolgimento, si trovano tuttavia incapaci di ritirarsi completamente senza subire perdite considerevoli. Questo scenario richiama alla mente altri conflitti storici come quelli in Vietnam, Somalia e Afghanistan, dove le dinamiche simili hanno creato inevitabilmente i noti esisti politici e militari.