Al reo confesso dell’assassinio di Nadia Orlando dopo soli due mesi di carcerazione sono stati concessi i domiciliari: non è insolito allora che nel caso di Formigoni – non condannato per reati contro la persona -, per qualcuno, la pena risulti ancora leggera?
Inutile nascondersi dietro ad un dito: all’ex-governatore della Regione Lombardia si rimprovera l’essere cattolico; i riferimenti alla sua fede sono continui e non per nulla è invalsa l’abitudine da parte dei media di chiamarlo il ‘Celeste‘, quasi come ulteriore capo di imputazione.
Così la notizia data da TEMPI:
[su_quote style=”modern-light”]Il Fatto quotidiano, Repubblica, i pentastellati hanno fatto di Formigoni la loro preda da esibire sulla pubblica piazza. Non gli basta che sia stato condannato, non gli basta che abbia trascorso 5 mesi in carcere, non gli interessa che abbia 72 anni, né che oggi sia ai domiciliari. Vogliono la sua testa, la gogna, la sua sofferenza. È il loro trofeo.
Adesso giunge la notizia che la Procura generale di Milano ha fatto ricorso contro i domiciliari, impugnando il provvedimento del Tribunale di sorveglianza che il 22 luglio ha concesso a Formigoni di uscire dal carcere di Bollate. Non è persecuzione questa?(Tempi) [/su_quote]
[su_quote style=”modern-light”]Di più: lo vogliono affamare, e non per modo di dire. L’ufficio di presidenza del Senato ha deciso di privare del 100 per cento il senatore Formigoni della sua pensione che egli otteneva grazie ai suoi 16 anni di attività politica al Parlamento italiano ed europeo (100 per cento: ma la legge non dice che al massimo si può arrivare al 20?). (Tempi) [/su_quote]
Questa si chiama ‘gogna mediatica’. Formigoni sta scontando la condanna stabilita da una sentenza altamente deduttiva basata su evidenze altrettanto deduttive (ispirata sulla falsariga del filone di indagini “WHY NOT” in cui gli imputati furono quasi tutti assolti).
Sulla logica utilizzata (trasformata in legge obiettiva), così scriveva Giancarlo Cesana su Tempi:
[su_quote style=”modern-light”]Le motivazioni della condanna ricalcano la legge Severino (n. 190 del 2012) in modo da riscrivere il codice penale in modo di portare – parole dei giudici – :
«nel delitto di corruzione un’importante novità: il baricentro del reato non è più l’atto di ufficio da compiere o già compiuto, ma l’esercizio della funzione pubblica. […] Dal testo dell’art. 318 è scomparso ogni riferimento all’atto dell’ufficio e alla sua retribuzione e, a seguire, ogni connotazione circa la conformità o meno dell’atto ai doveri d’ufficio e, ancora, alla relazione temporale tra l’atto e l’indebito pagamento». Ciò significa, chiariscono le toghe, che si può essere incriminati per avere asservito l’esercizio della funzione pubblica a un corruttore «a prescindere dal fatto che tale esercizio assuma carattere legittimo o illegittimo e, quindi, senza che sia necessario accertare l’esistenza di un nesso tra la dazione indebita e uno specifico atto dell’ufficio».
Adesso è più chiaro perché era così importante per i magistrati – e per gli hater di Formigoni – sottolineare quanto fossero abominevoli le presunte utilità ricevute dal Celeste? Perché se c’è un faccendiere pagante (e “pagante” nemmeno troppo letteralmente), c’è corruzione. Punto. Non importano gli atti, né la loro correttezza, né il loro valore economico, né i loro esiti per la società, né la loro tempistica. Era come un’attitudine mentale, la corruzione addebitata a Formigoni.
Giancarlo Cesana[/su_quote]
Poi sappiamo come è andata: Formigoni ha ammesso di aver accettato regali che lui stesso ha riconosciuto avrebbe fatto meglio a non accettare.
Tuttavia l’accettazione della condanna non è sinonimo di una sentenza equilibrata: la pena è il frutto di una legge che punisce retroattivamente. Gli addebiti a lui contestati, si basano su “innovative tesi giudiziarie” del tutto opinabili (e applicate in Italia, solo nei confronti di Formigoni).
”Bastonare il cane che affoga è stato l’ insegnamento di Mao Tse Tung che da noi ha trovato i più ferventi proseliti”, commentava Vittorio Feltri questo vizio che imperversa in Italia. L’ ininterrotta campagna mediatica contro di lui ha dato i suoi frutti: la maggior parte della popolazione italiana lo identifica come ‘quello che si tuffa dagli Yacht’. E persistendo lo stesso clima di sospetto, sin dal primo momento dei domiciliari, sui social alcune foto che ritraevano Formigoni fuori il proprio domicilio venivano spacciate come prove di ‘evasione’ .
Questi i commenti ‘tipo’:
Naturalmente si trattava di ‘aria fritta’ perché il provvedimento del giudice stabilisce che Formigoni può lasciare l’abitazione per due ore al giorno (inoltre, Formigoni ha chiesto di fare volontariato al don Orione).
Tuttavia questa evidenza non ha impedito alle foto di imperversare viralmente sui social attribuendo significati fuorvianti, spesso affiancati da commenti al vetriolo.
La notizia di oggi data da Tempi e letta sui giornali dimostra che non si tratta solo di un ‘sentiment’ negativo: a Formigoni è stata negata la pensione che percepiva come ex parlamentare e governatore della Regione Lombardia e potrebbero essergli revocati i domiciliari concessi invece ad assassini della peggior specie.
Ho molti amici a Milano e che Formigoni abbia amministrato bene la Lombardia e Milano, è fuori discussione: ha governato bene.
Chi parla invece degli altri politici mai sottoprocesso, che hanno sulla coscienza migliaia di morti in Serbia e in Libia? E tutti quelli che hanno letteralmente svenduto il paese? Questi non sono additati alla pubblica gogna ma sono ancora seduti in parlamento.
La domanda è allora: perchè il partito anti-Formigoni non si disinnesca? La legge è uguale per tutti?
patrizio ricci by @vietatoparlare
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