Il dissidente politico Navalny – che per l’occidente è il rappresentante della opposizione russa ma che in realtà, rappresenta solo il 2% delle forze di opposizione – dopo essere tornato a Mosca, è stato arrestato per pregressi problemi con la giustizia per 30 giorni. La comunità internazionale, per questo è insorta , ed anche il governo italiano – tramite Di Maio – ne ha chiesto la scarcerazione immediata. La stessa cosa non si fa però per Assange, la cui sola colpa è quella di avere fatto una inchiesta investigativa , ove i documenti si procurano da sempre con sistemi non chiari. L’atteggiamento della comunità internazionale appare del tutto pretestuoso anche perchè Navalny sapeva benissimo che sarebbe stato arrestato. Infatti su Ansa si legge che “l’arresto è stato chiesto dal Servizio penitenziario federale che a fine dicembre, quando il dissidente era ancora in Germania, lo ha accusato di non essersi presentato davanti al giudice di sorveglianza a Mosca due volte al mese come previsto da una controversa condanna a tre anni e mezzo con la condizionale inflittagli nel 2014”. In definitiva, la stessa cosa per un detenuto agli arresti domiciliari, sarebbe accaduta anche il Italia.
Ma ecco più precisamente perchè è stato arrestato, da un estratto dell‘articolo di Marco Bondoni:
«Il Servizio penitenziario federale ha, infatti, annunciato che l’oppositore ha violato i termini della libertà condizionata concessagli nel 2014, quando fu condannato per frode nel processo “Yves Roches East”: non avrebbe comunicato tempestivamente alle autorità il suo trasferimento in Germania. Questa accusa (paradossale, se pensiamo che lo stesso Putin ha detto di avere autorizzato personalmente il suo espatrio) consentirebbe comunque alle autorità di trattenerlo per un massimo di 48 ore. Abbastanza da mandare a monte il programma da libro Cuore del blogger (“lunedi mattina accompagnerò a scuola mio figlio Zakhar”) ma non da metterlo definitivamente fuori gioco.
Più minacciosa la nuova accusa (frode aggravata) che il comitato investigativo ha notificato lo scorso 29 dicembre (prima udienza fissata al 29 gennaio). Navalny non sembra, comunque, spaventato dalla prospettiva di essere costretto a vedere, per un periodo più o meno lungo, il cielo a scacchi: l’accettazione del rischio, l’aspirazione al sacrificio personale è uno dei due tratti storici distintivi del dissenso russo, dai decabristi all’opposizione antisovietica. L’altro, l’autoreferenzialità (personalismo, infantilismo, disconnessione dalla società reale) è pure dominante nei circoli di opposizione radicale e consente una facile previsione: il crollo improvviso del sistema putiniano auspicato dai dissidenti non aprirebbe un’età dell’oro di prosperità e democrazia ma, in assenza di alternative credibili, spalancherebbe le porte ai demoni dell’anarchia.»
Comunque, Navalny prima dell’arresto aveva accusato Putin di avere un palazzo a Sochi di un miliardo di dollari. Ovviamente questo genere di argomenti sono recepiti come un macigno dalla pubblica opinione russa, dato i sacrifici che gran parte dei cittadini russi fanno per sbarcare il lunario, anche a causa delle sanzioni e del clima politico internazionale ostile alla Russia che ne ha decretato l’isolamento. Ma leggendo l’articolo di Lettera da Mosca, ci si accorge che le cose stanno diversamente.
Quindi, sebbene in Russia la corruzione è un problema (ma nei paesi ex sovietici passati all’occidente è anche peggio). Le accuse contro Putin che gli oligarchi li combatte e li ha combattuti sono lanciate solo con il subdolo fine del discredito personale, allo scopo di condurre con i soliti sistemi una rivoluzione ‘arancione’, del tipo tanto caro agli Stati Uniti.
@vietatoparlare
IL PALAZZO SEGRETO DI PUTIN? PARLIAMONE…
L’ultima astuta provocazione di Aleksej Navalny riguarda il sontuoso palazzo da un miliardo di dollari che Vladimir Putin si sarebbe fatto costruire nei pressi di Soci. Rivelazione giunta, guarda caso, subito dopo il suo arrivo a Mosca e l’annunciato arresto in aeroporto per un’accusa di frode aggravata. Ovvero, in coincidenza con un evento mediatico di risonanza internazionale. Mica male.
Peccato che si tratti di una storia vecchia. Una mezza bufala riciclata. Perché un conto è dire che i super-ricchi russi se la spassano, cosa che peraltro ben sappiamo. Un altro è dire che il Presidente spende un miliardo di dollari di tangenti per costruirsi una specie di Versailles che solo la mediocre stampa di questi tempi può definire “segreta”. Lo farebbe pensare l’articolo che il giornalista russo Lev Ivanov pubblicò giusto dieci anni fa (18 gennaio 2011) e che qui ripubblichiamo in forma integrale. Ivanov lavorava allora per il sito Svobodnaja Pressa (Stampa Libera) e dovette occuparsi del già noto “palazzo di Putin”. Nell’articolo Ivanov cita lai “rivelazioni” di tale Sergei Kolesnikov. Dieci anni fa la cosa finì lì. Dopo l’uscita di ieri di Navalny, che sostanzialmente riprende quanto allora detto da Kolesnikov, un altro giornalista che dieci anni fa lavorava per Svobodnaja Pressa, Dmitrij Treshcjanin, ha così commentato: “Parlai con Kolesnikov il giorno stesso in cui comparvero le sue rivelazioni. Ma non pubblicammo nemmeno l’intervista, tutta la cosa sembrava una sciocchezza, non c’era nulla di credibile”. E Ivanonv ha aggiunto: “Ero convinto allora che la tenuta appartenesse alla cooperativa ed è ciò che credo tuttora”. Giudichi il lettore di Lettera da Mosca.
di Lev Ivanov Una galleria fotografica della presunta “residenza estiva” del primo ministro Vladimir Putin a Praskoveevka, vicino a Sochi, è apparsa sul sito web russo di Wikileaks. Il sito stesso ha prudentemente commentato come segue: “Gli editori di RuLeaks.Net hanno ricevuto una serie di fotografie del palazzo di cui la stampa ha recentemente parlato. Non siamo in grado di dire di chi sia questo palazzo, pubblichiamo solo le fotografie”. E il “discorso sulla stampa” riguardava questo. Corruptionfreerussia.com ha inviato a Dmitry Medvedev (allora Presidente della Federazione Russa, n.d.r.) la lettera di un certo Sergei Kolesnikov. E la lettera diceva che era in costruzione sulla costa del Mar Nero un “complesso ricreativo” per Vladimir Putin del valore di 1 miliardo di dollari. Poi si è scoperto che questo Kolesnikov era un partner d’affari di lunga data di Nikolai Shamalov e Dmitry Gorelov, vecchi conoscenti di Putin. Shamalov, come Putin, era tra i fondatori della cooperativa Ozero (i membri di questa cooperativa erano tutti in posti di potere), mentre Gorelov è un azionista della Banca Rossiya, come pure Yuri Kovalchuk, altro amico di Putin.
Legalmente, la tenuta appartiene alla compagnia di Shamalov, ma Kolesnikov assicura in una lettera che il palazzo è destinato a Putin. Più tardi, in un’intervista al quotidiano americano Washington Post, Kolesnikov ha assicurato che Shamalov è il gestore degli asset di Putin. La superficie del terreno del palazzo è di 68 ettari, con vigneti, orti, riserve di caccia. I residenti locali riferiscono che dall’estate del 2007 la costa è stata bloccata da due recinzioni con filo spinato dal mare alla scogliera a strapiombo e sono state dispiegate guardie per impedire il passaggio lungo la spiaggia. La redazione di Svobodnaya Pressa spera che qualcuno della cooperativa Ozero rilasci una dichiarazione sul palazzo da un miliardo di dollari”.