L’esercito arabo siriano sta completando la liberazione della maggior parte del paese: la pace non è più un miraggio. Le opere di chi non ha mai smesso di vivere.
Patrizio Ricci – Il Sussidiario
L’esercito arabo siriano sta completando la liberazione della maggior parte del paese: la pace non è più un miraggio. Con la maggiore sicurezza sulla maggior parte dei confini, la situazione sta migliorando visibilmente.
La situazione è sempre più favorevole per ricostruire e per ritornare. Ed i siriani non hanno aspettato la fine della guerra: in realtà non hanno mai smesso di ricostruire e di rinunciare a vivere. Molti hanno resistito tra le bombe, veri miracoli di umanità che in mezzo alla guerra hanno scritto la storia a dispetto dei potenti. Le cronache generalmente non hanno riportato queste vicende, ma esse sono le storie di coloro che hanno permesso a molti di sopravvivere e restare, di dare un senso ai lutti e di sperare ancora.
E’ la storia che grazie a Dio continuano a scrivere i Maristi di Aleppo, la Custodia di Terra Santa, le sorelle trappiste, i Gesuiti, i monaci ed i volontari del monastero di Mar Yakub ed altre realtà cristiane che non hanno mai cessato di vivere con la popolazione.
Quello che è stato dato dalla comunità più antica del paese — a pieno titolo parte integrante e costitutiva del suo tessuto sociale — è stato provvidenziale: senza questa presenza e l’aiuto e la condivisione nel bisogno concreto, la situazione sarebbe stata davvero insostenibile.
Da parte sua, il governo siriano non si sta solo preoccupando di stabilizzare il paese, ma sta compiendo un grande sforzo per assicurare una sistemazione dignitosa per tutti i molti sfollati siriani che stanno facendo ritorno a casa e questo fenomeno è in aumento.
In particolare, Damasco con l’aiuto della Russia ha predisposto la creazione di un “Centro per la ricezione”, ovvero un piano che prevede la distribuzione di alloggi e l’accoglienza dei rifugiati e che è pronto a ospitare oltre 360mila sfollati (saranno 890mila già nei prossimi mesi), in varie città.
Ma c’è un immagine molto efficace che descrive quello che sta accadendo. Mi ha colpito molto l’aver visionato un filmato di un gruppo di giovani che si sono messi a scolpire le pareti rocciose di uno dei tunnel di Est Ghouta, (creando vere opere d’arte), si tratta di tunnel dei “ribelli” utilizzati fino a pochi mesi fa per diffondere morte e distruzione su Damasco: ci si potrebbe chiedere che senso abbia fare una cosa simile che magari nessuno mai vedrà e che apparentemente non avrà alcuna incidenza sulla “vita”.
Ebbene, credo che capire cosa muove questi ragazzi nel costruire “bellezza” prima che ricostruire le case, sia capire di cos’ha bisogno una intera società per rimettersi in moto. Se fosse qualcosa di serio, il Parlamento Europeo dovrebbe vedere questo filmato in seduta plenaria per chiarirsi sul futuro della Siria.
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