“Sono questioni di vita e di morte. Dal concepimento che dà vita a un bambino alla realtà letale di un ragno velenoso, la natura è una realtà impressionante e potente. I nostri tentativi di aggirare la natura o riprogrammarla sono avventati e alla fine disumanizzanti. Nel nostro desiderio di un’esistenza senza rischi, finiamo per sacrificare la nostra libertà e umanità”.
Un articolo di Brett Robinson nella traduzione di Sabino Paciolla.
Nella sua cruciale enciclica “Humanae Vitae”, San Paolo VI ha previsto che l’avvento dei metodi artificiali di controllo delle nascite avrebbero portato anche ad una maggiore infedeltà coniugale, all’abbassamento degli standard morali e all’oggettivazione delle persone. Non c’è bisogno di guardare lontano per vedere che questi frutti amari hanno messo radici profonde nella cultura.
Accanto alle tecnologie di controllo delle nascite, c’è anche la mentalità contraccettiva che esse promuovono. Che cos’è una mentalità contraccettiva? L’idea che possiamo essere liberi senza correre rischi.
In “Diario di un testimone colpevole“, una delle voci del diario di Thomas Merton descrive l’incontro del monaco trappista con un ragno “vedova nera” (che è considerato uno dei ragni più velenosi, ndr):
“E’ strano essere così vicini a qualcosa che può uccidere e non essere difesi da una qualche sorta di invenzione. Come se, ovunque ci fosse un problema nella vita, qualche macchina dovesse arrivare lì prima che si possa affrontarlo. Come se non potessimo affrontare le cose serie della vita se non attraverso …. le nostre invenzioni …. le invenzioni che sono diventate il nostro mondo”.
Sono questioni di vita e di morte. Dal concepimento che dà vita a un bambino alla realtà letale di un ragno velenoso, la natura è una realtà impressionante e potente. I nostri tentativi di aggirare la natura o riprogrammarla sono avventati e alla fine disumanizzanti. Nel nostro desiderio di un’esistenza senza rischi, finiamo per sacrificare la nostra libertà e l’umanità.
Nelle prime fasi dello (sviluppo) della tecnologia moderna, c’era la sensazione che tutto ciò che si potesse fare dal punto di vista tecnologico dovesse essere fatto. Persino strumenti di guerra che potevano uccidere milioni di persone venivano realizzati in nome della sicurezza nazionale. La bomba atomica era giustificata come salvaguardia della libertà nazionale, così come la contraccezione è giustificata come salvaguardia della libertà individuale.
In entrambi i casi, la vita e le potenzialità di una nuova vita venivano eliminate in nome della sicurezza. Quando limitiamo la possibilità e l’incertezza, perdiamo la capacità di vedere la grazia di Dio all’opera nella nostra vita.
La vedova nera (il ragno) non ha morso Thomas Merton perché lui l’ha notato subito dopo essersi seduto. Questo è stato di più che un colpo di fortuna, è stato un segno della nostra radicale vulnerabilità in un mondo di incontri provvidenziali, alcuni dei quali danno la vita e altri che la portano via. Vivere in mezzo a questo rischio è ciò che ci rende umani e ci rende liberi.
Nelle sue riflessioni sulla tecnologia, papa Benedetto XVI ha detto che l’obiettivo della tecnologia non deve essere la sicurezza materiale, ma una maggiore libertà interiore e rinuncia che conduce l’uomo a se stesso.
Cosa intendeva papa Benedetto XVI? Che la moralità è la nostra vera fonte di sicurezza, non l’invenzione umana. Siamo chiamati a qualcosa di più alto. La nostra libertà non è illimitata, ma i nostri limiti sono limitati solo dalla caritas, cercando il bene dell’altro nell’amore.
Fonte: Catholicphilly
L’articolo “Nel nostro desiderio di un’esistenza senza rischi, finiamo per sacrificare la nostra libertà e umanità” proviene da Il blog di Sabino Paciolla.