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Nella UE scatta la censura sui social: ordine di annullare le “fake news”?

Sì, abbiamo perso la guerra contro i governi e le compagnie orwelliane. Ormai noi blogger siamo ricercati a vista. Abolita la possibilità di critica anche se riportiamo fatti ampiamente documentati. Dovremmo semplicemente consumare, accettare, cedere ed essere felici pecore. 

L’UE ha esortato i media a non pubblicare le “fake news” nel mese di aprile per aiutare a combattere le menzogne ​​dello stato russo che starebbe utilizzando l’emergenza coronavirus per diffondere notizie inventate.

Proteggere i nostri processi democratici e istituzioni  dalla disinformazione russa è diventata una grande sfida nell’era moderna”, ha dichiarato la Commissione europea in una “raccomandazione” pubblicata martedì (31 marzo).

Naturalmente la UE non si premura di sbeffeggiare queste ipotetiche fake news alla pubblica piazza. Invece usa la propria autorità per rendere esecutivo un suo ordine che non ha bisogno di essere verificato.

Così riferisce ‘Politico‘:

La Cina e la Russia continuano a utilizzare la crisi globale del coronavirus per diffondere false notizie e altre disinformazioni online, secondo l’ ultimo aggiornamento  pubblicato mercoledì dal team del Servizio europeo per l’azione esterna dedicato all’evidenziazione di tali tattiche digitali.

Il gruppo, chiamato East Stratcom e il cui mandato include il debunking di notizie false provenienti dalla Russia, ha riferito che ci sono stati più di 150 casi di disinformazione a favore del Cremlino legati alla crisi sanitaria globale dalla fine di gennaio. Ciò include affermazioni secondo cui l’Unione europea era sull’orlo del collasso a causa delle risposte confuse dei governi nazionali a COVID-19.

E su Eusvdisinfo viene detto:

Tutte le piattaforme hanno continuato i loro sforzi per aumentare la visibilità dell’OMS e altri contenuti sanitari autorevoli sui loro servizi. Con una mossa senza precedenti, tutte le principali piattaforme hanno anche adattato le loro politiche sui contenuti in risposta a COVID-19. Facebook, ad esempio, ha annunciato ora eliminerà “le affermazioni che sono progettate per scoraggiare il trattamento o prendere le precauzioni appropriate”. Tuttavia, ci sono diverse sfide fondamentali riguardo alle nuove restrizioni sui contenuti, in particolare per quanto riguarda la trasparenza del ragionamento e l’applicazione delle regole.

Le fake news quindi sarebbero tutte quelle che contrastano con la versione ufficiale UE. Ma quali sarebbero le prove addotte che quelle russe e cinesi siano tutte fake news? Forse quelle che non corrispondono a quella trasparenza di ragionamento auspicato?

Questa domanda non ha avuto alcuna risposta. Le affermazioni sul sito sono presenti ma le giustificazioni sono scarne. Tra queste inquieta la difesa dei White Helmet che altro non sono che una organizzazione composta spesso dai jihdisti stessi con funzione principale di propaganda.

Sorvolo sull’argomento informazione cinese (che non conosco qui in Europa) e quindi non entro in merito, ma a proposito della Russia posso dire che, in riferimento al conflitto siriano, l’unica fonte attendibile è quella russa.
Ed in merito al COVID-19 non mi pare che siano più attendibili le news della stampa ufficiale ‘accreditata” che genera articoli come questo, che paventa un’invasione russa.

Un esempio speculare per comprendere ciò che sta succedendo  sono le vicende intorno al presidente Trump.

Come è noto, Trump spesso etichetta le notizie moleste con ‘fake news’. In parte è vero, i democratici le hanno usato spesso (ma altre volte no) e lui spesso smentisce le sue stesse parole.

Quindi in questo caso, le fake news sarebbero diffuse dai media ufficiali.

In questo modo può accadere che se – io media ufficiale – dicessi che Trump ha in sospeso 12 indagini congressuali , 10 indagini penali federali, 8 indagini statali locali, queste mie affermazioni potrebbero essere etichettate come fake news.

E se io mettessi queste mie affermazioni  in riferimento a quanto letto sul New York Times? E poi in riferimento a una fonte , un’altra ancora?..

E se provassi a dire che Trump saccheggia il petrolio iracheno?  Oppure se affermassi che  l‘ unica ragione della presenza americana in Siria è per il petrolio?

Anche tutto questo tutte queste informazioni potrebbero essere intese come fake News.

Proprio così secondo i debunker europei. Secondo gli esperti non basta giustificare con fonti autorevoli o rendere sempre  fonti note. Allo stesso modo, non  è ammessa alcuna discussione.

Ora questi sono solo esempi, gli accusatori di Trump, probabilmente sono peggio di lui e spesso la sostanza di molte di quelle accuse era dettata da pura russofobia. Ma questo dimostra che anche i media ufficiali possono essere accusati di diffondere fake news. Se così si chiamano quelle notizie o pareri che sono diversi dalla narrativa ufficiale.

Quando appena accennato indica un metodo in atto, un metodo inquietante che va diffondendosi sempre più in ambito UE e nel mondo libero.

Sulla libertà di opinione la tendenza è sempre più quella di introdurre leggi restrittive. Le sole fonti ammesse sono quelle che replicano la narrativa statale, tutto il resto è falso a prescindere. Ogni critica non ha diritto a paternità propria, è bollata immediatamente come fake news. Ieri era per i vaccini, oggi in merito al Covid 19, domani a chissà cos’altro.

Questo si chiama autoritarismo. Non è possibile un approccio che si definisce ‘scientifico’ sulle opinioni e sul dissenso e un approccio censorio sui fatti documentati…

Inutile dire che se la UE tenesse veramente ai propri cittadini europei, punterebbe ad aver cura e sviluppare la capacità critica della gente,  non a fornire la selezione orwelliana delle notizie.

patrizioricci by @vietatoparlare

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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