Nell’insegna della semplificazione: quote rosa e aborti semplificati

tramite Cristina Cappellini (già Assessore alla Cultura e Identità della Regione Lombardia)

In questi giorni è tornato alla ribalta il tema delle riserve indiane (ops, volevo dire ‘quote rosa’) in materia di legge elettorale.

L’ho sempre detto e lo ribadisco: non serve a molto introdurre ex lege un rilevante numero di donne candidate (si può ancora usare il termine “donna” vero? In ogni caso, sappiate che mi rifiuterò sempre di usare il termine più gradito al Mainstream di “individuo con le mestruazioni”) se non si aiutano le donne a superare i veri problemi che limitano il loro pieno realizzarsi nella famiglia, nel lavoro e nella società.

Che senso ha avere più donne in parlamento se a innumerevoli donne della stessa età è ancora negata la possibilità di farsi una famiglia o di conciliare gli impegni famigliari con quelli lavorativi? Se una gravidanza diventa una seconda scelta rispetto al fatto di dover portare a casa uno stipendio? Se scegliere di essere mogli e madri senza lavorare é diventato quasi impossibile o una condizione che ormai il Mainstream considera (permettetemi il termine) da “sfigate”? Casalinga, oh che brutta parola oggigiorno!

Quindi non importa se una donna è costretta a lavorare perché altrimenti la famiglia non riuscirebbe a pagare il mutuo o l’affitto della casa, le spese per l’istruzione dei figli, le cure per i genitori anziani… L’importante è che le venga garantito di potersi sedere in Parlamento, nei consigli regionali e comunali, nei cda.

Ecco che così abbiamo risolto tutti i problemi!

E invece non abbiamo risolto un bel niente (e lo dice una donna che di ruoli importanti e di prestigio ne ha avuti tanti, ma indipendentemente dalle quote rosa).
Quante donne invece sono candidate non perché più meritevoli ma solo per l’esigenza di riempire liste elettorali con persone di sesso femminile? Se si andassero a vedere alcuni curriculum magari lo si capirebbe di più. Ma tanto ormai l’1 vale 1 di matrice grillina impera in tutti i partiti…

E quante volte nelle varie tornate elettorali si è sentito ripetere che servivano donne da candidare, solo per rispettare la legge elettorale?

Insomma, io non penso che imporre normativamente una quota di donne sia stato un grande traguardo. Non sono queste le battaglie da fare in nome del sesso femminile.

A maggior ragione lo penso quando constato che mentre lo Stato tratta la donna come specie protetta dal WWF (ripeto, nelle aule parlamentari, nelle assemblee regionali, comunali, nei cda…) lo Stato stesso non riesce ad aiutarla nella vita di tutti i giorni: a diventare moglie, madre, lavoratrice.

Anzi, l’ultima trovata del Ministro Speranza (di cui va fiero mentre dovrebbe vergognarsi) è la possibilità concessa alle donne di utilizzare la pillola abortiva senza ricovero ospedaliero anche alla nona settimana di gravidanza!!
Sì, avete capito bene.
Questi sono gli aiuti dei paladini del gentil sesso (si può ancora dire gentil sesso o é discriminatorio?).

E allora avanti donne! Vi siano aperte le porte della carriera politica e manageriale, ma mi raccomando, meno figli fate meglio è (come se gli ultimi dati sulla natalità in Italia non facessero già rabbrividire!).
È una società folle quella che sta prendendo sempre più piede, ce ne rendiamo conto?

È la società dell’individualismo, del relativismo, del consumo usa e getta, dell’aborto per tutti, dell’eutanasia per tutti, delle quote rosa a tutti i costi (che probabilmente a breve lasceranno il posto alle quote fluide, transgender).

Non voglio fare di tutte le erbe un fascio, ma vedo una società che soffre di più per un cane abbandonato che per un bambino abortito, che inorridisce di fronte a un agnello arrosto sulla tavola pasquale, ma non di fronte a un bambino disabile a cui viene imposta l’eutanasia di Stato (i casi sono numerosi ormai).

Una società che si batte per salvare la vita di un orso (bene, anche a me piacciono gli orsi) ma che di fronte a un essere umano in fin di vita, anziché aiutarlo si mette a scattare foto e video da postare sui social.
Una società dei diritti à la carte (con sempre meno doveri – soprattutto morali), egoista e futile, vanesia e sempre più priva di radici e di buon senso. Senza prospettiva verticale e senza futuro.

Io non mi arrendo.

Non pensate sia ora di invertire la rotta prima che sia troppo tardi?

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nota a margine:

[su_quote style=”flat-light”](…) Introdurre, sostenere e diffondere la RU486 significa introdurre, sostenere e diffondere una procedura che porta con sé l’idea della privatizzazione totale dell’aborto, l’idea della estraneità della società dal dramma dell’aborto, una questione che non è più una piaga sociale, un segno di sofferenza e di disagio, ma si trasforma in una scelta che riguarda esclusivamente chi la fa. (…)

(tratto da “dal ministro speranza la totale privatizzazione dell’aborto – Centro Studi Livantino)[/su_quote]

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