Parole fiere, potenti, sofferte quelle che Khaled al-Abboud, segretario del Parlamento siriano, dedica ai governanti degli Emirati Arabi in occasione della riapertura della loro Ambasciata a Damasco.
Parole di grande dignità, che bene illustrano la tragedia di un popolo ingiustamente aggredito, affamato, martoriato, oltraggiato, ma che neppure tanti anni di guerra atroce sono riusciti a spezzare.
Parole severe e implacabili che fanno apparire evidente la pochezza morale di re, reucci e principi mediorientali indegni. Vili e servili.
Parole che traducono la consapevolezza di come il duro cammino percorso dal popolo siriano e la sua lotta strenua contro la barbarie, per salvaguardare l’identità e l’indipendenza, possano essere esemplari e destabilizzanti per quei regni oscurantisti.
Parole infine che denunciano l’ipocrita vuotaggine dei ridicoli cerimoniali diplomatici.
La Siria, pur con difficoltà immani, con imperfezioni e manchevolezze resta un faro luminoso nello squallore di tanti Paesi arabi ”fratelli”.
Maria Antonietta Carta
”L’Ambasciata degli Emirati Arabi Uniti ha riaperto a Damasco dopo sette anni di sospensione delle relazioni diplomatiche con la Siria, apparentemente per “riattivare il ruolo arabo nella regione ed evitare il pericolo di interferenze regionali negli affari siriani “, secondo il ministero degli Esteri degli EAU.
Alcuni osservatori locali ritengono che non si sarebbe potuto raggiungere questo risultato senza il via libera dell’Arabia Saudita e degli Stati Uniti e che altri Paesi arabi seguiranno, rassegnati alla vittoria della Siria contro tutti gli agenti della coalizione del terrorismo internazionale. Altri evocano una corsa contro il tempo tra i due campi rivali, Turchia-Qatar e Arabia Saudita-Emirati, nel nord della Siria: entrambi notoriamente alleati degli Stati Uniti. Altri ancora si congratulano con la Siria per questa vittoria diplomatica e per la riunione di due Paesi fratelli, suscitando l’ira della larga maggioranza dei loro omologhi siriani che non capiscono come gli Emirati Arabi Uniti, coinvolti direttamente e indirettamente nella guerra terroristica che ha insanguinato la Siria, siano tornati sulla scena siriana con falsi pretesti e senza il minimo pentimento e la minima pubblica ammenda dei loro errori.
Senza soffermarsi sulle considerazioni degli uni e degli altri, Khaled al-Abboud, segretario del parlamento siriano, non meno preoccupato del tradimento dei cosiddetti Paesi fratelli, si esprime diversamente nella sua pagina ufficiale.”
Mouna Alno-Nakhal
Alla porta della “Ambasciata degli Emirati” a Damasco
Prima di immergermi nel tran-tran delle pubbliche relazioni e nel protocollo di visite, dichiarazioni e sorrisi gelidi, prima di essere invitato a partecipare alla cerimonia organizzata dall’Ambasciata degli Emirati a Damasco, prima che le mie parole prendano in prestito lo zibaldone di un vocabolario insulso, prima di tutto ciò voglio garantire che non dimenticheremo.
Finché vivremo, non dimenticheremo ciò che gli “Emirati” hanno fatto contro la Siria e il suo popolo.
Non dimenticheremo il ruolo degli “Emirati” nella volontà di sopprimere la Siria. Non dimenticheremo che sono stati tra i principali attori dell’aggressione inaudita, che l’hanno finanziata e promossa. Né dimenticheremo come hanno sfigurato il nostro Paese, come hanno partecipato all’uccisione, all’esodo, alla pauperizzazione dei Siriani e come hanno contribuito all’immane devastazione che ci è stata inflitta.
Voi non avete riaperto la vostra Ambasciata a Damasco per favorire l’unità territoriale della Siria, ma per la difesa del vostro trono, scosso dalla sua resistenza, dalla resistenza della sua gente quando avete provato a cancellarla dalla faccia della Terra.
Voi non siete riusciti a prendervi gioco della realtà, perché siete molto più piccoli di quanto pensiate e più insignificanti di quanto pensa il mondo.
I Siriani non dimenticano di aver contribuito alla costruzione e alla protezione degli “Emirati” e di essere tra coloro che hanno sanguinato per farvi crescere. Voi non avete ricambiato rettamente ma, agendo in conformità con la vostra indole, avete operato per la sconfitta e la rovina della loro nazione.
I prossimi giorni ci imporranno qualche messinscena, senza pertanto evitare le conseguenze della nostra resilienza nei vostri confronti, per portarci a scambiare sorrisi e saluti e parole a cui non crediamo, come non crediamo in voi.
Parleremo a lungo di fraternità e di arabismo, consapevoli dei pugnali nascosti nelle vostre abbaye.
Parleremo del vostro sostegno alla Siria nella sua disgrazia, consapevoli che essa ha potuto compiersi mediante la vostra attitudine, il vostro contributo e il vostro odio sempre acceso.
A voi, insignificanti e servili, non diamo il benvenuto.
Il sangue dei nostri martiri non tollera la vostra presenza, ma gli interessi della gente di Siria e della gente degli “Emirati” ci impongono di compiere la nostra vittoria su di voi, sulla vostra cupidigia e sul vostro odio attraverso la vostra Ambasciata, per i nostri popoli negli “Emirati” e a Damasco.
Sì, un’Ambasciata per il popolo degli “Emirati” e non per i “regimi politici arabi” che sono stati una spada alzata contro Damasco quando l’universo si aggregava per bagnare di sangue e distruggere la Siria.
Khaled al-Abboud
Segretario del Parlamento siriano
27/12/2018
La fonte originale di questo articolo è il Parlamento siriano
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