Non ha senso intervenire sul reddito di cittadinanza e chiudere gli occhi sulla cattiva gestione UE e sulla guerra

Inizialmente l’economia apparteneva al campo degli studi umanistici e della filosofia morale, cioè quella branca che cerca di spiegare ciò che è giusto o sbagliato oppure buono o cattivo o ciò che è meglio o peggio (per uno stato come si proponeva Adam Smith).

Ma oggi le cose sono cambiate. Solo 62 persone nel mondo hanno il 50% della ricchezza di tutta l’umanità. In Italia 10 famiglie posseggono una ricchezza pari a quella di 8 milioni di Italiani. Secondo Eurostat, nel nostro paese un italiano su tre è sulla soglia della povertà e, nel nuovo rapporto della Caritas, sono 5,6 milioni i poveri in Italia. Di questi, 830 mila vivono grazie al reddito di cittadinanza (RdC).

La situazione, ove si inserisce il reddito di cittadinanza (RdC), è disastrosa.

L’RdC è una misura adottata dalla maggior parte degli stati occidentali. La stessa politica perseguita nel corso degli anni ha portato ad un aumento della ricchezza complessiva creata dalle banche mondiali è arrivata a superare di molte volte gli stessi beni acquistabili. Per evitare lo scoppio di una gigantesca bolla finanziaria, i governi scaricano costantemente verso il basso le perdite dalla ricchezza fittizia slegata dal lavoro e dai beni, che hanno creato. Ma non è tutto: gli stati occidentali hanno eliminato gradatamente il welfare, abbassato salari e pensioni, privatizzato ogni bene vitale ed esternalizzato i servizi di pubblica utilità, aumentando a dismisura gli oneri per le famiglie, senza più nulla che metta a riparo i cittadini dalle speculazioni finanziarie e dalle politiche governative, decise sempre più in consessi internazionali alieni e lontani dalla vita concreta della gente.

A fronte di tutto questo, il governo italiano ha preso la decisione di ridurre il reddito di cittadinanza (RdC), per poi eliminarlo sostituirlo con palliativi. La stretta interesserà un totale 830.000 cittadini,tanti sono quelli che hanno sottoscritto il Patto per il lavoro al Centro per l’Impiego. Gli attuali beneficiari per sei mesi continueranno ad avere il RdC a patto che frequentino un corso di formazione, dopodiché perderanno la provvidenza statale. Un’altra ipotesi prevede una cessazione più graduale, fino comunque alla perdita dell’RdC.

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Alla fine, lo stato risparmierà immediatamente 1,8 miliardi su una spesa di 8 miliardi. Non è molto.

L’amministrazione statale per il caro bollette dovrà pagare 21 miliardi di euro. Sono soldi che andranno letteralmente ‘in fumo’. Per contro, nessuna modifica verrà fatta alle cause di tutto questo, ovvero alla legge europea che prevede la contrattazione del prezzo dei prodottoti energetici in borsa, né si tornerà ai contratti con prezzo fisso pluriennale (neanche ne parlano).

Per questa scelta scellerata vengono bruciati miliardi sottratti alla società civile che potrebbero essere impiegati diversamente, ma inopinatamente la UE ha scelto da tempo di lasciare beni primari in pasto alla speculazione privata.

Poi stupisce la misura: stiamo parlando di 8 miliardi a fronte di circa 1600 miliardi di PIL e di 800 miliardi che vanno per le spese dello stato. Si tratta di stabilire le priorità, non si possono eliminare leggi giuste a causa della loro parziale cattiva applicazione. Senza contare che quanto spende lo stato tornerà interamente all’economia con un moltiplicatore superiore alla spesa stessa, il che agirà positivamente sul PIL.

La misura non è sbagliata, la deficitaria applicazione non ne giustifica l’abolizione.

Sull’argomento ci sono due fronti, divisi essenzialmente ad un livello di comprensione.  Secondo l’orientamento prevalente, il reddito di cittadinanza è una misura che non parte solo dalla necessità di rispondere ad un bisogno estremo vitale, ma parte dal principio che ricevere una misura di sussistenza è un diritto, perché ogni cittadino è destinatario di una minima parte del patrimonio collettivo per ‘diritto di cittadinanza’. Ma esiste un altro orientamento, che vede questa norma solo come un sostituto della indennità di disoccupazione o simile ad un sussidio di povertà.

Ci sono poi altri argomenti di divisione. I critici lamentano un gran numero di abusi da parte dei destinatari del sussidio. In secondo luogo, lamentano il ‘quantum’ del sussidio, perché spesso le retribuzioni di taluni lavoratori sono inferiori a quanto percepito dai percettori del RdC. 

C’è poi l’opinione abbastanza diffusa secondo la quale lo Stato elargirebbe soldi preziosi sottraendoli ad altri (‘non ci possiamo permettere il RdC’, dice il governo), Secondo tale mentalità lo stato deve dare quanto riceve di tasse, di più non può. Questa è opinione comune, il risultato di anni e anni di propaganda televisiva e indottrinamento nelle università.

Questa è la visione intransigentemente adottata dall’Unione Europea, si tratta solo di una teoria economica sbagliata , precisamente quella comunemente attribuita all’economista di Milton Friedman. Che le decisioni economiche europee siano disastrose, è da tempo sostenuto da molti economisti, tra cui i premi Nobel dell’economia del calibro di Joseph Stiglitz e Paul Krugman – “Le misure di austerity non migliorano le dinamiche dei debiti” -.  Ma lungi da ascoltare opinioni diverse, Bruxelles persiste nei suoi orrori perché questo fa comodo ad alcuni paesi, in primis la Germania.

Dico orrori e non errori, perché ciò che soffoca la UE sono anomalie strutturali che hanno al loro apice l’avere l’euro e una banca centrale in assenza di un ministero unitario economico. Gli stati membri sono afflitti da molte problematicità, quali il non poter stampare moneta se non a debito, non poter ottenere moneta nella quantità necessaria el’ assenza di una politica economica comune e una ridistribuzione del debito. Questi fattori pongono l’Italia nella difficile situazione di non poter attuare politiche economiche espansive, rinunciare ad investimenti strutturali e di pubblica utilità. In definitiva, portano il nostro paese a rinunciare al suo scopo naturale.

Che la UE sia stata fatta soprattutto a vantaggio di alcuni paesi rispetto ad altri è noto. Dal primo istante dell’inizio di questo percorso con l’euro – costellato da austerity e politiche restrittive – il nostro paese ha perso la sovranità monetaria e quindi, progressivamente, anche politica.  Credo che la maggior parte dei ministri del nostro governo abbiano ben chiara questa situazione, ma manca il necessario sostegno popolare per un cambiamento che non sia solo di facciata.

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La posizione della chiesa cattolica

Il giudizio della CEI, è chiaro. Ha avvertito che non è giusto abolire il Rdc: va migliorato, non cancellato:

–  Siamo in un ‘paese fermo’ in cui l’indigenza estrema sta diventando una realtà senza via d’uscita per tanti, soprattutto nel Mezzogiorno. La povertà si trasforma in fenomeno intergenerazionale.

– Il Reddito di cittadinanza, dicono i vescovi, va aggiornato e corretto perché tanti poveri oggi non lo recepiscono, ma va mantenuto perché è un salvagente per molte persone. Accanto a ciò vanno messe a punto forti politiche di inclusione sociale.

Anche chi lavora è investito da forme di povertà che consentono a stento la sopravvivenza. Si tratta di occupati part time o sottopagati, anche con contratti regolari. Si diffonde in tal modo una diffidenza nei confronti del lavoro visto come mezzo di mero sfruttamento a causa di salari del tutto inadeguati

Finora la baracca va avanti perché piuttosto cinicamente, sta scaricando tutte le inefficienze del sistema verso il basso, drenando le risorse dei cittadini. Questo lo vediamo continuamente, con il drenaggio delle persone.

Dal lavoro la UE finanzierà il maggior costo delle proprie politiche di abbassamento del CO2 e quant’altro di degenerativo ha concepito. Mentre in Italia con la perdita del RdC, alle famiglie verrà cancellata anche la possibilità di non affogare nella recessione che incombe. Mentre le guerre non avranno mai limiti di finanziamento.

VPNews

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