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Non è Vangelo – XVI – Fuori tempio

O voi tutti che odiate con tutto il cuore quel pateracchio insulso sulla vita di un piccolo predicatore palestinese noto come “Vangelo”, ben trovati! Anche oggi prenderemo un episodio di quella sottospecie di diario per cercare di estrarne il succo, calpestandolo e macinandolo nel processo.
Adesso esamineremo quanto pare sia accaduto a Gerusalemme la prima volta che G, il predicatore che si atteggiava a Figlio del Nemico-che-sta-Lassù, la visitò dopo avere cominciato a causare guai in giro.

Sì, in precedenza c’era già stato; come quella volta che si era perso ed era stato trovato nel Tempio di quella città a frignare con i dottori della Legge. I quali, poveretti, tentavano di tenerlo buono assecondando i suoi capricci.

Ma questa volta è diverso. Vuole acquistare visibilità per il suo progetto politico, quindi si presenta davanti alla cittadinanza con fare arrogante e pretenzioso, come se gli fosse tutto dovuto.
Ecco una lezione per i suoi seguaci: se volete impressionare le persone, conquistare consensi, usate la violenza verbale e fisica. Cosa fa infatti il figlio del falegname per prima cosa? Sale ancora al Tempio, luogo che evidentemente ha per lui un significato nostalgico, e dà fuori di matto.

Davanti al cosiddetto luogo sacro ci sono venditori che si guadagnano faticosamente da vivere nonostante la crisi. Hanno allegre bancarelle tramite le quali commerciano del tutto legalmente dando soddisfazione ai bisogni della popolazione. Ci sono coloro che espongono teneri animaletti, dolci colombe dal gaio richiamo, morbide pecore e buoi dagli occhi buoni com’è tradizione dei contadini di ogni dove; e poi quelli che svolgono il necessario lavoro di cambiavalute, servendo gli avventori con la cortesia e la discrezione che sono da sempre associati al loro mestiere.

Cosa fa allora G, questo arrogante falegname di campagna? Comincia a vandalizzare questi caratteristici negozietti, rovesciando i banchi, frustando i poveretti capitati lì per caso! Chissà quante famiglie ha rovinato, magari immigrati giunti lì a prezzo di grandi sacrifici e ora gettati sulla strada a causa di una singola testa calda! Vi potremmo mostrare fotografie di bambini in lacrime, di donne disperate, di cuccioli schiacciati: ne abbiamo quante volete.

La sua violenza è del tutto simile a quella dei contestatori odierni che devastano locali e spaccano vetrine. E’ uno squadrista ante litteram, un estremista, probabilmente ha simpatie naziste. Siamo sicuri che oggi G si metterebbe un passamontagna nero e tirerebbe molotov.
E con quale scusa, poi? Che facevano della “casa di suo padre” un luogo di mercato.
Capite? G rivela la sua vera natura di gretto populista contro il libero mercato e la circolazione delle idee. E’ un protezionista, un fondamentalista, uno zelota che si arroga il diritto di cambiare uno status-quo riconosciuto dalle più alte autorità del Tempio stesso. Al posto di aprire la casa di famiglia ai bisognosi, la chiude. La chiude perché è chiuso alle novità: ha una mentalità medioevale e brutale.

Invece di adeguarsi a quanto deciso da gente più esperta di lui va allo scontro, lasciando cadere quella maschera misericordiosa con il quale aveva tentato di ingannare tutti. Che però nascondeva il suo vero volto di intollerante fanatismo.
Che la follia alberghi in quell’uomo lo si comprende anche dalla risposta che dà a quanti gli chiedevano con quale autorità compisse tali gesti vandalici: che, se avessero distrutto il Tempio, lo avrebbe ricostruito in tre giorni.
Noi demoni siamo noti per fare le cose in fretta. Edifichiamo ponti e palazzi nel giro di una notte, al prezzo di appena qualche anima. Ma quella di G è chiaramente una boutade, una mancanza di serietà. Infatti diventa il primo capo di accusa contro di lui quando, arrestato per vari reati, sarà portato in tribunale.

Hai una bella voglia a dire che “parlava del suo corpo”: è solo una pezza messa dagli scrittoruncoli che hanno redatto quelle pagine per giustificare la dissennatezza del loro predicatore preferito. Un trucco difensivo che però alla prova dei fatti  non sta in piedi. Interpretiamola invece in senso letterale. Quando qualcuno fa una promessa di edificare qualcosa deve mantenerla: dov’è, adesso, quel Tempio che aveva preannunciato avrebbe rimesso in piedi? Ah-ah! Non esiste più! Vedete bene quanto ci si può fidare.

Dal suo comportamento in questa occasione possiamo trarre altre conclusioni per i suoi seguaci.

Intanto, che il Tempio è roba per puri e quindi quanti non lo sono andrebbero cacciati via a frustate.
Il che vuol dire che è inutile per gli esseri umani cercare il Nemico-che-sta-Lassù: sarà sempre fuori dalla loro portata. Se uno commercia, cambia soldi, vende animali, meglio se ne stia alla larga da quanto è sacro.
Per coerenza, la Chiesa dovrebbe perciò evitare accuratamente queste categorie, e tutto ciò che ha a che fare con il maneggio dei soldi. Non dimentichiamo che Giuda, secondo i Vangeli, “teneva la cassa”. I veri cristiani dovranno perciò cavarsela senza soldi, anzi, dovrebbero dare tutto ciò che hanno a chi solo li può sfruttare, cioè coloro che non credono. La povertà assoluta, meglio, la miseria è il vero traguardo  evangelico.

Secondo, è riportato che i suoi discepoli capirono la frase sui tre giorni solo dopo la (supposta) resurrezione. Questo vuol dire che, nel frattempo, non avevano compreso niente e pensavano che il loro maestro fosse un malato mentale. Così dovrebbero fare degli autentici seguaci: accogliere tutto ciò che dice l’autorità senza mai domandarsi se sia assurdo.
Non è vero che noi demoni siamo contro la fede: se è cieca ci sta bene.

Per ultimo, è assolutamente inutile costruire chiese. Se davvero Il Nemico volesse, e i suoi cosiddetti discepoli avessero abbastanza fede, in soli tre giorni e senza soldi sarebbero in grado di terminare qualsiasi cattedrale.
Male che vada, potrebbero chiedere il nostro aiuto. Già ora di chiese in giro per il mondo ne costruiamo un sacco. Non avete idea quanti architetti impieghiamo.

Se seguirete noi, invece, potrete recarvi nei centri commerciali proprio come se fossero chiese, anche di domenica. Nelle case del nostro Padre che sta Laggiù non abbiamo problema a far entrare quanta più gente possibile. Per noi, tutto si può vendere: anche l’anima.

 


Berlicche

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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