Nonostante le evidenze contrarie, per Avvenire l’attacco chimico di Ghouta è opera di Assad.

Due parole sull’articolo pubblicato su Avvenire dal titolo “Siria, le due volontarie italiane ostaggi della guerra dimenticata”.

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Sconcerta trovare in questa guerra che è anche una guerra mediatica (che ha lo stesso effetto della benzina sul fuoco). il quotidiano della Cei tra la folta schiera di media che continuano a fare disinformazione distorcendo i fatti.

Il credito dato ad un generico ‘attivista’ ha dell’incredibile. Il giornale ha preso per buone dichiarazioni gravissime sulla paternità dell’attacco chimico a Ghouta (che stava per scatenare l’attacco USA contro la Siria) astenendosi completamente dalla  verifica delle dichiarazioni rese da un attivista mentre esse sono a disposizione di tutti: è stranoto che la responsabilità dell’attacco chimico, frettolosamente attribuito al governo siriano, è stato in seguito superato ed autorevolmente sconfessato da più approfondite indagini.

Infatti: in riferimento all’attacco chimico a Ghouta la commissione Onu non ha potuto stabilire chi abbia usato i gas. Dubbi anche da parte dell’amministrazione americana e dal Congresso: http://www.tempi.it/siria-attacco-intervento-armato-usa… , il commissario Onu Carla Del Ponte riferendosi alluso generalizzato dei gas è esplicita: http://www.telegraph.co.uk/…/UN-accuses-Syrian-rebels… .

La commissione Onu si è pronunciata sulla paternità dell’attacco semplicemente perchè l’indagine commissionata non prevedeva la risposta al quesito principale: la responsabilità materiale di quell’attacco. Ciononostante, quei risultati hanno permesso ad altri di investigare ulterormente ed essere più espliciti; sull’attacco chimico di Ghouta il premio Pulitzer Seymour Hersh ha tratto conclusioni opposte a quelle riferite da Avvenire ( vedi qui http://www.lrb.co.uk/v36/n08/seymour-m-hersh/the-red-line-and-the-rat-line  qui  http://www.rainews.it/…/Siria-furono-i-ribelli-ad-usare… e qui http://www.huffingtonpost.it/2014/04/09/siria-attacco-chimico_n_5116324.html )
Quest’inchiesta giornalistica non è passata ‘in sordina’ ha avuto ampio risalto su tutta la stampa nazionale ed è stata accettata come autorevole da tutti.

Ma sono state svolte anche altre indagini indipendenti: http://oraprosiria.blogspot.it/…/madre-marie-agnes…
Alla luce di queste evidenze è chiaro che Avvenire facendosi portavoce degli attivisti mostra chiaramente la massima passività di fronte al dramma siriano . Nei momenti decisivi Avvenire non ha mai sostenuto con chiarezza la preoccupazione della Chiesa di Siria che implorava di non dare sostegno ai gruppi armati, ma di lavorare per la riconciliazione nazionale.

Quando ha dato spazio a taluni TESTIMONI che hanno veramente a cuore la Siria lo ha fatto evidentemente per dovere: evidentemente ha riferito un’opinione mai abbracciata come linea editoriale.

Vorrei chiedere ad Avvenire: in un paese alle prese con una guerra intestina chiaramente alimentata dall’esterno (più della metà dei combattenti sono stranieri), come può un giornale cristiano ancora ignorare il giudizio e le testimonianze dei cristiani in Siria e dei responsabili religiosi della Chiesa locale?

Ma ora si è fatto di più! Siamo oltre: siamo passati al puro travisamento della realtà completa. Mentre centinaia di migliaia di cristiani non hanno più una casa muoiono e sono in fuga, si rispolvera la falsa retorica dei primi giorni di insurrezione… contemporaneamente ci si mostra ‘preoccupati’.
E’ una irresponsabilità grande, “ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità” (Goebbels). Le mie non sono osservazioni isolate: su certo comportamento si sono espressi recentemente due Vescovi. Il primo è l’arcivescovo di Ferrara Negri http://www.vietatoparlare.it/un-giudizio-autorevole…/ ed il secondo è il vescovo di Trieste http://www.vietatoparlare.it/la-solidarieta-non-basta…/ .

Ed ora? Ora si auspica una smentita al falso. Vi è il legittimo esercizio del diritto di cronaca soltanto quando vengano rispettate le seguenti condizioni: la prima è che sia rispettata che la verità delle notizie – oggettiva o anche soltanto putativa, purché frutto di un serio e diligente lavoro di ricerca – (Cass. civ., sez III, 4 luglio 2006, n. 15270) .
Se un semplice blog deve pubblicare la smentita quando avviene una palese distorsione della realtà , a maggior ragione lo deve giornale seguito da centinaia di migliaia di persone. Vedremo, chiediamo in molti un chiarimento! Scriviamo ad Avvenire.

E’ utile ricordare che ” Il diritto di cronaca, infatti, presuppone la “fedeltà dell’informazione”, cioè l’esatta rappresentazione del fatto percepito dal cronista, il quale deve curare di rendere inequivoco al destinatario della comunicazione il tipo di percezione, se relativa al contenuto della notizia o alla notizia in sé come fatto storico, ed inoltre se diretta ovvero indiretta, derivandone in tale seconda ipotesi il debito riscontro di fatti, comportamenti e situazioni per attribuire attendibilità alla notizia così percepita e poi divulgata (Cass. civ., sez. III, 26 luglio 2002, n. 11060; Cass. civ., 29 agosto 1990, n. 8693).
In una dettagliata pronuncia della Cassazione del 1984 (Cass. civ., sez. I, 18 ottobre 1984, n. 5259), di ben 35 pagine di lunghezza, si rinvengono i criteri stringenti che i giornalisti devono rispettare per non incorrere nei rigori della legge (si vedano, per completezza: Abruzzo, Codice dell´Informazione, a cura del Centro di Documentazione Giornalistica, 1020; Marescotti, Piccola guida per evitare querele, citazioni per danni e altri guai in tribunale Possibili conseguenze penali e civili dell’uso incauto delle mailing list e del PhPeace. Prontuario per i redattori con le norme di riferimento, agosto 2005, in http://italy.peacelink.org):
– vi può essere un illecito civile anche in assenza di un illecito penale;
– la verità dei fatti non è rispettata se è “mezza verità”, o verità incompleta e che in tal caso la “mezza verità” può essere equiparata alla notizia falsa;
– il giornalista non deve ricorrere ad “insinuare” attraverso l’uso delle virgolette (è il “sottinteso sapiente”, tale da far leggere fra le righe una verità non detta del tutto);
– non bisogna ricorrere a “accostamenti suggestionanti” (ad esempio scrivere di una persona che si vuol mettere in cattiva luce e scrivere nella frase successiva “il furto è sempre da condannare”);
– non bisogna usare insinuazioni con la tecnica di frasi del tipo “non si può escludere che…” in assenza di alcun serio indizio (…).