L‘ultima notizia è oltremodo fastidiosa: il governo Draghi ha appena approvato una legge Lgbt+ che introduce cambiamenti sostanziali in vari campi. Inutile dire che la pratica adottata è molto insolita per un governo uscente che dovrebbe “disbrigare solo alle pratiche correnti e , semmai, occuparsi solo di indifferibili questioni di pnrr e bilancio.
Ma ecco come riporta il blitz parlamentare ‘Imola Oggi’:
«È uno degli ultimi atti del governo Draghi: la strategia nazionale Lgbt+. Il premier uscente ci teneva. La ministra delle Pari opportunità, Elena Bonetti, è riuscita a inserire il piano agli sgoccioli del mandato, nel Consiglio dei ministri dell’altro ieri. Irritando Fratelli d’Italia, che con Isabella Rauti giudica la mossa “grave” e con Eugenia Roccella già avverte: ‘Ricominceremo da capo’».
Imola Oggi sottolinea che non si tratta solo di una legge quadro, o dell’enunciazioni di principio che recepiscono l’indirizzo comunitario, ma di un vero e proprio colpo di mano che intende forzare la mano al nuovo governo entrante:
«Il pacchetto varato dal Cdm è corposo. Non è solo la somma di considerazioni lasche, in scia alle indicazioni arrivate dall’Unione europea. Si entra nei dettagli – precisa Imola Oggi -. C’è un elenco di azioni da intraprendere nel prossimo triennio.Un atto “vincolante”, mette in chiaro Bonetti, anche per il nuovo esecutivo».
“Imola Oggi” conclude specificando: «Qualche esempio: la strategia prevede congedi parentali per i genitori same sex, incentivi alle aziende che assumono persone transgender, l’inserimento nei contratti collettivi di lavoro di norme anti-discriminatorie per gli omosessuali, il “doppio libretto” universitario per transgender, corsi di formazione per poliziotti e agenti di pubblica sicurezza, misure di contrasto agli “effetti negativi dei “trattamenti di conversione” (le cosiddette teorie riparative)” per i minori Lgbt+». (Imola Oggi).
Ciò che accede oggi è in fondo solo è un déjà-vu più accanito delle vicissitudini attraversate dal governo giallo-verde. Ad esempio, l’allora rifiuto presidenziale del prof. Savona come ministro dell’economia – perché troppo critico rispetto all’Euro -, avrebbe dovuto essere molto eloquente circa la infima situazione del nostro paese. Da allora, è stato sempre più chiaro il livello di sovranità e democrazia del nostro paese, soggetto a vincoli esterni così stringenti, da esautorare il Parlamento e la stessa Costituzione.
Ora, dopo la l’emergenza pandemica, gestita sapientemente per farci del tutto succubi ad un autoritarismo che ha avuto come unico obiettivo l’esecuzione delle agende sovranazionali decise da Davos, gli attacchi sono ancor palesi rispetto alla passata esperienza. I media mainstream italiani, ormai perennemente in modalità debunker, abbracciano narrative menzognere, la cui unica funzione è il mantenimento dello status quo atlantista e (secondariamente) europeista.
Era comunque da immaginare che il governo Draghi negli ultimi scorci di legislatura, avrebbe fatto tutto ciò che era possibile fare per vincolare le linee politiche caratterizzanti del governo Meloni. A quando pare, ciò che mancava alla nuova compagine di governo dopo le rassicurazioni di apparenza, era la pratica dei ‘nuovi diritti’ ovvero i diritti Lgbt+, divenuti il metro di misura dei diritti umani nelle democrazie più avanzate, insieme ovviamente alla salute riproduttiva.
Certo, non tutto è perduto, ma la situazione non si può dire delle migliori. La misura è l’ultimo colpo sparato oggi da Letta, che ha detto che la Meloni è in difficoltà: a suo dire, il governo debole, perchè la Meloni non parla mai di vaccini. Intanto, il centro sinistra, forte dei potentati extranazionali e della nomenklatura che l’ispira, già si prepara a governare ed avvisa: “Quando questo governo cadrà noi dovremo chiedere subito le elezioni. Non faremo parte di un altro governo di unità nazionale“.
Come se ciò sortisse qualche differenza; sono stupefacenti e non hanno ritegno queste persone: ora più che mai l’unica strada è la consapevolezza.
VPNews