08-02-2013 a cura di Maddalena Maltese – fonte: Città Nuova
A Yabroud, villaggio dell’entroterra tra Damasco e Homs, ogni mese i cristiani devono pagare all’esercito libero 1.800.000 LS (circa 18 mila euro), una specie di tangente usata, si presume, per l’acquisto di armi. La situazione generale è davvero dura
«Parlando del più e del meno con un amico, mi viene confermata una notizia sconcertante, già espressa a bassa voce da altre persone anche autorevoli: a Yabroud, grande villaggio nell’entroterra montagnoso sull’asse Damasco-Homs, ogni mese i cristiani devono pagare all’esercito libero 1.800.000 LS (circa 18 mila €) , una specie di salatissima tangente usata presumibilmente per l’acquisto di armi. Questa cifra iniqua ricorda inevitabilmente ai cristiani di queste terre la tassa che i loro antenati, a partire dal primo millennio, dovettero cominciare a pagare in quanto non musulmani. Fa impressione constatare un altro frutto insano della guerra, in antitesi con ogni sollecitazione alla fiducia reciproca e alla rispettosa convivenza tra persone di fedi e culture diverse.
«Il vescovo latino parla di almeno due generazioni a suo avviso necessarie prima di poter risanare le ferite di questa guerra (se però si riuscirà a fermarla in fretta!) che lacera il Paese e la cui motivazione, tanti anche qui ne sono convinti, è primariamente di natura economica e politica. La gente non è stupida. Parlando con molti ci si rende conto che sono ben coscienti che il gioco che si sta facendo sulla loro testa è enorme, mosso e fomentato da potenze che per avidità e sete di potere appoggiano la politica di morte dei produttori di armi e ne sono appoggiate.
«Vorrebbe fare qualche cosa, tanta gente, per finirla con questi progetti insensati e maligni, che da decenni generano soltanto dolori su dolori, qui come altrove, convinta che la convivenza pacifica e il dialogo siano le strade più intelligenti e davvero a misura d’uomo, di oggi e di sempre. C’è anche chi, invece, preme per una conclusione drastica e violenta: da una parte o dall’altra, “mors tua vita mea”. Altri, e non sono pochi, si riuniscono per pregare o lo fanno in silenzio tante volte al giorno, e non solo alle 12 per il time-out per la pace lanciato dal Movimento dei Focolari, che si cerca anche qui di divulgare parlandone a conoscenti, amici, gente incontrata magari per caso, uomini di tutte le religioni.
«Viene da chiederci: ce la faremo a ottenerla? “Sarà fatto secondo la vostra fede”. Ancora oggi ce la mettiamo tutta per credere nel miracolo ma tu, Dio, aiutaci. Conferma e irrobustisci la nostra fede. Rendila incrollabile. La prova è sempre più dura da sostenere».
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