Povertà di visione e manipolazione mediatica
Come riferisce il canale telegram Warfakes, il servizio di sicurezza federale russo ritiene che la cittadina ucraina Natalya Vovk (nome da nubile Shaban) sia responsabile della morte di Darya Dugina. Una foto della carta d’identità dell’autore dell’omicidio è apparsa su Internet, mostrando che ha prestato servizio nella Guardia nazionale ucraina e nel battaglione nazionalista Azov..
Kiev – con il supporto di tutto il circo mediatico occidentale – sta cercando di distogliere l’attenzione del pubblico dall’omicidio della figlia del filosofo Dugin, Darya Dugina.
È un dato che, dopo la barbara uccisione di Daria Dugina, i media si sono soffermati soprattutto sulle personalità di A Dugin e sua figlia, riportando la descrizione grossolana di appartenenza ad una certa visione politica – “l’ideologo di Putin”, il “filosofo dell’ultradestra” -, senza vagliare più di tanto l’immensa ricchezza di pensiero dei due politologi e filosofi (censurati come diffusori della cosiddetta ‘disinformazione russa’). Inoltre, i media mentendo, in modo improprio e falso hanno attribuito loro l’epiteto di ‘ultranazionalisti’, ‘estremisti di destra’ e dintorni.
Si tratta di articoli e di servizi giornalistici animati della sola preoccupazione di replicare la retorica anglosassone, senza approfondire alcunché e senza possibilità che gli eventi possano scalfire certe ‘verità’, ormai ritenute intoccabili.
Questo mi colpisce direttamente. Perché non si tratta solo di russofobia o di sottolineare “le colpe di Putin”, ma di offesa alla mia persona, dell’adozione della menzogna e della psico-manipolazione, come metodologia corrente di comunicazione. L’obiettivo è la distorsione scientifica del giudizio critico sugli avvenimenti e la riduzione della realtà secondo criteri estranei alla vita reale dell’uomo.
Non siamo arrivati a questo punto improvvisamente. L’emergenza sanitaria è stata la parte finale di un percorso che ha raggiunto ora la sua fase operativa che non permetterà più un ritorno ‘alla normalità’. Si è trattato di un percorso utile al potere soprattutto per omologare i pensieri delle persone, verso un controllo totale del singolo e della società.
Ovviamente essere usciti ‘salvi ‘dal covid (è una enorme boutade che si ripeterà) non ha niente di salvifico. La pandemia è stata solo la condizione per il potere della perpetuazione della violenza ed il passaggio alla fase due, inevitabile quando la violenza ha toccato i suoi estremi: la guerra.
Questo non dovrebbe meravigliarci: quando lo stato dà l’esempio della mancanza di rispetto per le opinioni altrui o le minimizza, la violenza nella società si moltiplica come un virus. Quindi chiunque la moltiplica, ne è direttamente responsabile (e la guerra è stata sempre lo strumento di sopraffazione ultima, quando la violenza è tale che altrimenti il sistema implode).
Era inevitabile che dopo l’operazione “riduzione della popolazione in un recinto“ arrivasse la guerra e che, con la guerra, anche l’omicidio diventasse plausibile e socialmente accettabile. Questo, cari amici, è il senso della comunicazione dei media sui Dugin, padre e figlia. Non si tratta di loro, si tratta di noi. E, allo stesso modo, quando si parla di autoritarismo sanitario e di emergenze, non si tratta delle emergenze: si tratta di noi.
Spero che sia ben chiaro questo, perché ho i miei dubbi in proposito. Guardandomi intorno vedo grande confusione: è come se la realtà avesse reciso la capacità degli uomini di comprendere, o tolto loro la voglia e volontà di farlo. Ma non è stata la realtà, la realtà ha un suo perché che emerge. Esiste invece l’onnipotenza di un potere in delirio di onnipotenza, di cui la chiesa non parla più (la chiesa non parla più del vero nemico e non dice più che la vita spirituale e vita materiale sono interdipendenti tra di loro).
Così, senza ostacoli, la realtà è stata trasformata secondo caratteristiche non sue, estranee alla Redenzione. In questo modo si è creato l’humus in cui è avvenuto l’omicidio di Daria Dugin e poi, domani, arriverà qualcos’altro che opererà secondo la stessa logica.
Si potrebbe dire: “Che c’è di strano? È eterna lotta tra il bene ed il male… “. La novità è che non si tratta più di casualità o dell’eterna lotta tra il bene ed il male che operano dentro l’uomo, ma di forze strutturate e potenti che vogliono – tramite la scienza, l’ingegneria sociale e la tecnica – trasformare la vita dell’uomo, estraniandolo da Dio.
Per far questo, il modo con cui il potere gioca per fondare il suo effimero successo, è cambiare le carte in tavola. Il sistema ha scelto di mentire per conservare una propria coerenza su ‘principi e valori’ che non esiste. Di conseguenza, è ora costretto ad inseguire le sue menzogne e ad alimentarle ulteriormente, avendo rinnegato che la Verità è il presupposto numero uno per una democrazia vissuta. Ma – come vediamo continuamente – il potere non ama la Verità.
In definitiva: L’omicidio di Daria Dugina ha chiarito quanto la prepotenza istituzionale giudichi più pericoloso per sé la battaglia del pensiero critico, piuttosto che la sola battaglia guerreggiata con le armi.
Perciò, oggi, di fronte ad un imbarbarimento generale delle istituzioni democratiche e dei media, il dilemma è semplice come la morte: dire il vero o mentire e distruggere.
Allora, da tutti i fatti di cronaca e, soprattutto da atti così eclatanti e disumani, emerge la necessità di un giudizio di valore puramente esistenziale, che non polarizzi le divisioni, ma che risponda a cosa è realmente urgente per vivere. C’è bisogno di un criterio spirituale e di pace che valga anche per cose apparentemente venali, come anche le prossime elezioni. Perché, come diceva Daria Dugina , la politica coinvolge aspetti esistenziali, della vita delle persone, e non è un tecnicismo. Da qui quindi l’urgenza di mandare in Parlamento sentinelle, piuttosto che preoccuparsi della ‘quadra numerica’ o dell’apparente inutilità di muoversi in un recinto.
Condoglianze alla famiglia di Daria Dugina, ricercatrice e appassionata cultrice della Verità.
VPNews
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