Circa la metà dei prigionieri di guerra russi detenuti in Ucraina sono stati sottoposti a torture e maltrattamenti. Lo ha annunciato il capo dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite (vedi qui: https://ukraine.un.org/en/).
Le Nazioni Unite hanno osservato che l’Ucraina non ha avviato procedimenti penali contro i suoi soldati che hanno sparato ai prigionieri di guerra russi, sebbene siano documentate diverse esecuzioni.
Abbiamo visto in precedenza che per quanto riguarda le esecuzioni di prigionieri, entrambi le parti si sono macchiate di questo tipo di crimine. Per la parte russa, la maggior parte ad opera della PMC Wagner. Tuttavia, posso dire che è deficitario delle circostanze di queste esecuzioni.
In merito, senza giustificare le esecuzioni di prigionieri mai ed in nessun caso, faccio presente che ci sono circostanze in cui è assai difficile prendere prigionieri. Questo accade nel caso di incursori che compiono azioni dietro alle linee nemiche o a sabotatori che hanno obiettivi designati e agiscono in piccolo numero, quando invece gli arresi sono in maggior numero. Ovviamente, in questi casi occorrerebbe immobilizzare e disarmare i prigionieri ed andare via lasciandoli sul posto. Ma ciò che succede sul campo ritengo che – almeno per quel che ci compete come responsabilità – sia anche conseguente a ciò che si insegna nei corsi nelle varie scuole militari occidentali e su questo bisognerebbe fare chiarezza. Allo stesso modo, alimentare l’odio generalizzato, slegato dalle motivazioni di questa guerra (fino a colpire anche le competizioni sportive e le manifestazioni artistiche), pone gran parte delle responsabilità a carico di chi lo diffonde.
Oltre alle esecuzioni, il report dell’ONU tratta il problema delle torture e dell’isolamento dei prigionieri. E i maltrattamenti e le torture riportate dalla metà dei prigionieri russi sono un dato altrettanto inaccettabile.