Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha criticato la Commissione europea per aver portato l’Unione europea sull’orlo della bancarotta, affermando che sta cercando nuove fonti di finanziamento per sostenere non solo gli aiuti finanziari all’Ucraina, ma anche per “aumentare gli stipendi dei funzionari di Bruxelles”.
“Ora tutti hanno una sola domanda a Bruxelles: dove sono finiti i soldi?“, ha detto Orban in un video che ha pubblicato su Facebook prima dell’inizio del vertice europeo.
Brussels, #EUCO. We want to know who is responsible for bringing the European Union to the brink of bankruptcy. Where is the money @EU_Commission ? pic.twitter.com/va7l1ipcNy
— Orbán Viktor (@PM_ViktorOrban) June 29, 2023
Il primo ministro ungherese ha affermato che la Commissione europea ha avanzato una proposta di emendamento al bilancio dell’Unione europea, richiedendo contributi aggiuntivi di centinaia di miliardi agli Stati membri. Secondo il primo ministro, questa richiesta solleva interrogativi su come si sia potuta arrivare a mettere l’UE sull’orlo della bancarotta.
Illustrando dettagliatamente la proposta della Commissione, Orban ha sottolineato che la Commissione europea sta richiedendo una considerevole somma di denaro agli Stati membri per coprire gli interessi dei prestiti che sono stati fatti. Ora la starebbe chiedendo agli stati membri ulteriori 50 miliardi di euro di finanziamenti “per poterli destinare all’Ucraina, anche se non sono in grado di giustificare come siano stati utilizzati i fondi che abbiamo già contribuito“. Tuttavia – ha evidenziato il primo ministro ungherese – la Polonia e l’Ungheria non hanno ancora ricevuto alcun finanziamento, nonostante il fatto che tali fondi siano dovuti loro secondo il piano europeo di ripresa dopo la pandemia. Questi finanziamenti sono stati bloccati dalla Commissione europea a causa di controversie legate allo stato di diritto con i due Paesi.
Il primo ministro ungherese ha inoltre affermato che la Commissione europea desidera ottenere ulteriori finanziamenti per la gestione della migrazione nell’UE, non per proteggere i confini, ma per portare più migranti nell’Unione. “E naturalmente, non si sono dimenticati di se stessi. Chiedono miliardi di euro per aumentare gli stipendi dei burocrati di Bruxelles”, ha aggiunto Orban.
Orban ha già dichiarato che considera inaccettabile la richiesta della Commissione europea che gli Stati membri dell’UE aumentino i loro contributi al bilancio dell’Unione, specialmente perché Bruxelles ha bloccato l’Ungheria non solo nei finanziamenti del PNRR, ma anche nella politica di coesione.
La scorsa settimana, la Commissione europea ha sollecitato gli Stati membri dell’UE a fornire un contributo aggiuntivo di 65,8 miliardi di euro al bilancio pluriennale dell’UE fino al 2027, con l’obiettivo specifico di finanziare gli aiuti finanziari all’Ucraina e investimenti nelle fonti di energia verde, oltre alla gestione della migrazione.
Anche il cancelliere austriaco, Karl Nehammer, ha respinto la proposta della Commissione europea e ha sottolineato l’importanza di utilizzare i fondi già disponibili. Ha argomentato che ci sono fondi non completamente utilizzati in diverse voci di bilancio come quelli per la coesione e il meccanismo europeo di resilienza, che riguarda il piano europeo per la ripresa dopo la pandemia. Inoltre, Nehammer ha suggerito che ci sono anche possibilità di risparmiare nelle spese dell’amministrazione europea.
Considerazioni
La richiesta di finanziamenti aggiuntivi si focalizza su tre ambiti: la guerra, l’energia verde e la gestione della migrazione. Oltre ad avere perplessità riguardo alla politica incoerente e frustrante verso la Russia, che sembra priva di una logica coerente, ma guidata solo dal desiderio di distruzione, risulta altrettanto incomprensibile che siano destinati cospicui finanziamenti europei all’energia verde e alla gestione della migrazione, mentre i paesi membri si trovano costretti ad indebitarsi ulteriormente per pagare le pensioni e non possono effettuare investimenti produttivi. Inoltre, la politica migratoria suscita ambiguità, con un’enfasi sull’accoglienza senza alcun sforzo concreto per affrontare e risolvere le cause dell’immigrazione di massa.