Osservatorio Van Thuan: La pandemia come occasione totalitaria

Il metodo del dottor Knock e la pandemia come occasione totalitaria. Di Guido Vignelli.

di Guido Vignelli

Il comportamento delle autorità italiane davanti all’emergenza sanitaria provocata dal “virus cinese” risulta talmente irrazionale che sembra difficile spiegarselo. Nel tentativo di capire se questo comportamento abbia un senso e quale sia, possiamo ricorrere a questa famosa massima investigativa: “una volta accertati i fatti ed esclusa ogni spiegazione insostenibile, quella che rimane in piedi, per quanto possa sembrare assurda, è quella vera” (Sherlock Holmes).

La cura globale del dottor Knock

Orbene, i fatti accaduti – e che, ahinoi, stanno ancora accadendo! – sono ormai noti e accertati.
Nel campo sanitario, sebbene la classe medica trovatasi “al fronte” si sia eroicamente impegnata per arginare la diffusione del virus, la classe dei medici-scienziati si è comportata in maniera non solo ondivaga ma anche contraddittoria.

Da una parte, virologi, infettivologi ed epidemiologi hanno ammesso di non avere certezze sul nuovo virus, sulle sue capacità di diffondersi e sui metodi per curarlo, tanto è vero che ora temono di aver sbagliato alcune terapie usate. Dall’altra parte, però, le “commissioni tecnico-scientifiche” ufficiali hanno consigliato al Governo d’imporre all’intero popolo un regime di sicurezza assoluta, isolando non solo i malati ma anche e soprattutto i sani.

Viene allora alla mente una famosa commedia teatrale, scritta nel 1924 da Jules Romains: Il dottor Knock, o Il trionfo della medicina. Questo zelante medico assicura i suoi concittadini che “non esistono persone sane, esistono solo persone che non si rendono conto di essere malate” e che anzi “non c’è malato più grave di chi s’illude di essere sano”. Di conseguenza, egli riesce a convincere il sindaco a trasformare il municipio in ospedale per potenziali malati da curare preventivamente, facendo così la fortuna dei farmacisti e delle ditte farmaceutiche.

Ebbene, le citate commissioni sanitarie hanno applicato il “metodo Knock” all’intera nazione italiana, trasformandola in enorme lazzaretto nel quale sono stati rinchiusi i potenziali sospetti malati. Ma è potuto accadere solo grazie all’alleanza tra i nostrani “dottori Knock” e le nazionali autorità politiche.

Il “colpo di Stato” delle autorità politiche

Nel campo politico, infatti, il potere esecutivo si è approfittato del suggerimento dato dalle sue commissioni sanitarie per varare una sorta di “legge dei sospetti” che applica in maniera abnorme il “principio di precauzione”. Una sconcertante successione di numerosi, ondivaghi e contraddittori decreti governativi ha imposto alla intera popolazione una serie di divieti di carattere non tanto sanitario quanto disciplinare.

Ad esempio, sono stati imposti gli arresti domiciliari all’intera popolazione, al fine d’isolare in casa i “non ancora ammalati” (ossia i sani); a coloro che avevano bisogno di uscire per grave necessità, è stata concessa l’“ora d’aria” riservata ai detenuti, ma condizionata a rispettare il “distanziamento sociale”, ossia una misura che – come dice la stessa espressione – non ha fini sanitari ma di “educazione sociale”.

Ovviamente, queste misure hanno comportato il divieto di protestare pubblicamente; quei pochi che hanno osato farlo sono stati schedati, multati e alcuni addirittura sequestrati e sottoposti a reclusione sanitaria obbligatoria; si noti che costoro non hanno potuto avvalersi della legge che dà diritto di rifiutare trattamenti sanitari ritenuti superflui o dannosi.

Il potere legislativo è stato ridotto ad assemblea incaricata di approvare i decreti governativi. Il potere giudiziario si è ben guardato dall’obiettare che le procedure applicate dal Governo stavano violando le leggi vigenti e le libertà costituzionali, anzi stavano sospendendo la Costituzione, come mai si era osato fare per le precedenti epidemie e come neanche in tempo di guerra è lecito fare.

Nel campo economico, i decreti governativi hanno favorito il lavoro e l’impresa pubblici e ostacolato al massimo quelli privati. Di conseguenza, la classe produttiva privata, specialmente quella di piccole-medie dimensioni, è stata gravemente penalizzata, prima obbligandola alla chiusura totale per mesi, poi sottoponendola a costose e cervellotiche procedure di risanamento e di precauzione, infine lasciandola priva di facilitazioni burocratiche, aiuti economici ed esenzioni fiscali che le permettessero di non soccombere ai mancati guadagni e alle spese fatte per riaprire.

La propaganda della paura e del sospetto

In questa situazione, il mondo della comunicazione ha svolto un ruolo determinante nel campo del dibattito culturale.
I mass-media si sono spesso trasformati in propagandisti delle sentenze emesse dalle commissioni sanitarie e dei decreti varati dal Governo. Giornali, radio e televisioni si sono quasi tutti impegnati a diffondere un clima di paura, diffidenza, sospetto e delazione, esortando i cittadini a denunciare coloro che violavano una qualche regola governativa.

Il “politicamente corretto” ha imposto un “culturalmente corretto” che si è ridotto a un “sanitariamente corretto” del tutto ideologico. Com’è noto, l’ideologia suole considerare la parte come se fosse il tutto, l’interesse settoriale come se fosse quello globale, per cui essa propaganda idee e valori fittizi al fine di ottenere o mantenere o riottenere un potere fazioso. Nel nostro caso, la sopravvivenza fisica, teoricamente assicurata dalle precauzioni sanitarie, da bene parziale è diventata bene comune totale, anzi il summum bonum. Il restare sani è stato elevato a obbligo civile, anzi a gnostica “purezza sociale”, alla quale bisogna sacrificare tutto, non solo la sopravvivenza economica ma anche la libertà e la stessa dignità umana.

Quando lo Stato pretende d’imporre alla nazione di sacrificare il bene comune a un bene settoriale, è inevitabile ch’esso ricorra alla pubblica violenza. Esso si è rifiutato di considerare le gravissime conseguenze causate dalle misure sanitarie imposte sulla vita non solo economica ma anche sociale, psicologica, culturale della nazione: i rapporti sociali sono stati come sterilizzati dalla sanità globale.

La spiegazione che spiega l’inspiegabile

Una volta accertati i fatti accaduti, rimane il problema di spiegare come mai ciò che non era mai accaduto prima sia potuto accadere oggi, in soli tre mesi cruciali.

Si dice che tutto quanto avvenuto può essere spiegato semplicemente considerando l’inefficienza del Governo, composto da gente priva di competenza, visione e strategia. Tuttavia, questa spiegazione soffre di una palese contraddizione. Il comportamento governativo è stato certamente inefficiente quando gli è convenuto d’ingessare la nazione, rinviare le soluzioni e bloccare i tentativi di ripresa fatti dalla società civile. Ma questo stesso Governo ha dimostrato notevole abilità, energia e tempismo, quando si è trattato di nascondere le proprie intenzioni, imbrogliare le carte, eludere i veri problemi, spaventare sui pericoli, minacciare restrizioni, illudere sul futuro. Dunque, questa spiegazione non regge.

Allora resta in piedi una sola spiegazione: quella che, pur sembrando assurda, è la sola convincente. Tutto si spiega, se ammettiamo che il comportamento del Governo non è dovuto tanto alla propria inefficienza quanto al voler compiere un preciso progetto: quello d’indebolire al massimo la società civile per ricondurla al controllo statale, sottometterla al nuovo potere tecnologico, costringerla alla riforma ecologica, portarla alla “decrescita felice”, ossia alla miseria. Si tratta di una manovra a tenaglia composta da due aspetti: da una parte, imporre al popolo italiano un regime oppressivo fondato su paura, ricatto, costrizione, spionaggio, disgregazione, impoverimento; dall’altra, impedire che questo popolo reagisca alla crisi sanitaria mantenendosi economicamente solido, politicamente libero, culturalmente e religiosamente vivo.

Da mesi, l’Italia è sottoposta a quello che è stato giustamente definito come un “esperimento sociale di massa” mirante a realizzare una mutazione civile dalle gravi conseguenze. Gli esecutori di questa mastodontica operazione sono partiti di governo facilmente individuabili: da una parte, quel Movimento 5 Stelle che è la versione italiana dell’ecologismo radicale; dall’altra, quel Partito Democratico che riprende il programma “post-moderno” (ossia anarcoide) avviato dalla internazionale socialista all’epoca di Mitterrand. Entrambi questi partiti non perdonano al popolo italiano di costituire tuttora un’anomalia politica che continua a rifiutare di allinearsi alla Sinistra rosso-verde internazionale.

Verso una nuova forma di totalitarismo

Proviamo ora a qualificare il regime che queste manovre politico-scientifico-sanitarie stanno tentando d’imporre all’Italia e a mezzo mondo.

Un tempo, un regime come questo sarebbe stato qualificato semplicemente come “dispotico”, dato che sfrutta paura, debolezza, divisione e disordine sociali per imporre l’arbitrio e il sopruso come falso rimedio. Tuttavia, dalla Rivoluzione Francese in poi, il despotismo ha assunto spesso una dimensione molto più vasta e grave, tanto che illustri studiosi di scienze politiche o giuridiche hanno parlato di un nuovo modello di regime qualificabile come “democrazia totalitaria”.

Di solito, questo regime dapprima ottiene consenso e potere rispettando le procedure democratiche ufficiali; poi però le strumentalizza per dotarsi di poteri eccezionali, approfittandosi della spinta emotiva della paura diffusa da una grave emergenza nazionale, sia essa una crisi economica, una situazione di disordini, una guerra civile, una invasione straniera. In questi casi, il “principio di sicurezza” e il “principio di precauzione” vengono applicati in modo da opporre “a mali estremi, estremi rimedi”, prima presentati come momentanei, poi sistematizzati come definitivi.

Col pretesto di dover affrontare l’emergenza, col pretesto che la popolazione non è in grado di premunirsi, si lascia ingannare da seduzioni “populiste”, false notizie e immaginari complotti, insomma fa cattivo uso della democrazia, il regime realizza il proprio vero complotto: lo Stato di diritto cede alla violenza del potere. Il potere legislativo legifera in campi nei quali non ha alcuna competenza e contrastando sia il diritto cristiano che quello naturale; il potere esecutivo agisce contro il bene comune e l’interesse nazionale, prima sospendendo e poi annullando libertà costituzionali e diritti civili; il potere giudiziario applica una “giurisprudenza creativa” al fine di realizzare una “democrazia sostanziale” che superi quella formale. A questo punto, un tale regime ha perso ogni legittimità e ai cittadini non resta che difendere il bene comune mettendosi in posizione di resistenza (prima passiva, poi attiva).

Questo modello di “democrazia totalitaria” ebbe esempi storici famosi: ad esempio, il regime giacobino francese (1792), quello della mazziniana Repubblica Romana (1948), quello della Commune parigina (1870), quello comunista russo (1917), quello messicano degli anni 1920, quello nazista tedesco degli anni 1930, quello socialista spagnolo dello stesso decennio, quello cinese tuttora vigente. Questi regimi furono diversi tra loro ma ebbero una precisa caratteristica comune; furono persecutori dei cristiani. Quasi tutti ebbero breve durata, anche perché furono minati dalla resistenza cristiana, spesso guidata dalla Gerarchia ecclesiastica; possiamo sperare lo stesso per i regimi tecnico-sanitari in arrivo in mezzo mondo? Il comportamento tenuto dalla Gerarchia ieri in Cina e oggi anche in Italia desta gravi dubbi al riguardo…

Guido Vignelli

fonte Osservatorio Van Thuan

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