La lettera che il cardinale Marc Ouellet ha scritto a Viganò per rispondere alle osservazioni dell’ex nunzio sul caso McCarrick sta facendo scalpore. È un documento molto duro contro Viganò e carico di passione nel difendere il papa. Ma non risponde a Viganò. Anzi, conferma alcuni punti della ricostruzione dell’arcivescovo.
Qui di seguito pubblico la lettera di Ouellet, all’interno della quale ho inserito le mie brevi osservazioni (in corsivo sottolineato).
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Caro confratello Carlo Maria Viganò, nel tuo ultimo messaggio ai media, in cui denunci Papa Francesco e la Curia romana, mi esorti a dire la verità su dei fatti che tu interpreti come un’endemica corruzione che ha invaso la gerarchia della Chiesa fino al suo più alto livello. Con il dovuto permesso pontificio, offro qui la mia personale testimonianza, come Prefetto della Congregazione per i Vescovi, sulle vicende riguardanti l’Arcivescovo emerito di Washington Theodore McCarrick e sui suoi presunti legami con Papa Francesco, che costituiscono l’oggetto della tua clamorosa pubblica denuncia così come della tua pretesa che il Santo Padre si dimetta. Scrivo questa mia testimonianza in base ai miei contatti personali e ai documenti degli archivi della suddetta Congregazione, che sono attualmente oggetto di uno studio per far luce su questo triste caso.
Consentimi di dirti innanzitutto, in piena sincerità, in forza del buon rapporto di collaborazione esistito tra noi quando eri Nunzio a Washington, che la tua attuale posizione mi appare incomprensibile ed estremamente riprovevole, non solo a motivo della confusione che semina nel popolo di Dio, ma perché le tue accuse pubbliche ledono gravemente la fama dei Successori degli Apostoli.
È il giudizio di Ouellet, che comunque non risponde alle osservazioni mosse da Viganò a proposito di McCarrick.
Ricordo di aver goduto un tempo della tua stima e della tua confidenza, ma constato che avrei perso ai tuoi occhi la dignità che mi riconoscevi, per il solo fatto di essere rimasto fedele agli orientamenti del Santo Padre nel servizio che mi ha affidato nella Chiesa. La comunione con il Successore di Pietro non è forse l’espressione della nostra obbedienza a Cristo che l’ha scelto e lo sostiene con la Sua grazia?
La comunione con il successore di Pietro è doverosa se e fino a quando il successore di Pietro si mantiene fedele alla Parola di Dio, alla legge divina, al messaggio evangelico, alla retta dottrina, e se e fino a quando la condotta morale del successore di Pietro è consona a tutto ciò. Proprio in virtù dell’obbedienza dovuta a Cristo il pastore può e deve segnalare le eventuali mancanze di Pietro. Come fece Paolo che “resistette in faccia” a Pietro perché Pietro era “reprensibile” (Epistola ai Galati).
La mia interpretazione di “Amoris Laetitia”, che tu lamenti, si inscrive in questa fedeltà alla tradizione vivente, di cui Francesco ci ha dato un esempio con la recente modifica del Catechismo della Chiesa Cattolica sulla questione della pena di morte.
Affermazioni entrambe opinabili. E comunque Ouellet non sta ancora affrontando la questione McCarrick.
Veniamo ai fatti.
Ecco, forse è meglio.
Tu dici di aver informato Papa Francesco il 23 giugno 2013 sul caso McCarrick nell’udienza che ha concesso a te, come a tanti altri rappresentanti pontifici da lui allora incontrati per la prima volta in quel giorno. Immagino l’enorme quantità di informazioni verbali e scritte che egli ha dovuto raccogliere in quell’occasione su molte persone e situazioni. Dubito fortemente che McCarrick l’abbia interessato al punto che tu vorresti far credere, dal momento che era un Arcivescovo emerito di 82 anni e da sette anni senza incarico.
Ouellet può dubitare fin che vuole, ma dimentica che fu Francesco a chiedere informazioni a Viganò su McCarrick, e lo fece di punto in bianco, senza che ce ne fosse apparentemente motivo, il che significa che il caso McCarrick lo interessava eccome.
Inoltre le istruzioni scritte, preparate per te dalla Congregazione per i Vescovi all’inizio del tuo servizio nel 2011, non dicevano alcunché di McCarrick, salvo ciò che ti dissi a voce della sua situazione di Vescovo emerito che doveva obbedire a certe condizioni e restrizioni a causa delle voci attorno al suo comportamento nel passato.
Dunque Ouellet conferma: a carico di McCarrick c’erano “condizioni” e “restrizioni”. Proprio ciò che sostiene Viganò.
Dal 30 giugno 2010, da quando sono Prefetto di questa Congregazione, io non ho mai portato in udienza presso Papa Benedetto XVI o Papa Francesco il caso McCarrick, salvo in questi ultimi giorni, dopo la sua decadenza dal Collegio dei Cardinali.
Molto male, eminenza. Proprio perché qualcosa c’era, tanto che lei ne parlò a Viganò, era sua dovere portare in udienza il caso McCarrick.
L’ex-Cardinale, andato in pensione nel maggio 2006, era stato fortemente esortato a non viaggiare e a non comparire in pubblico, al fine di non provocare altre dicerie a suo riguardo. È falso presentare le misure prese nei suoi confronti come “sanzioni” decretate da Papa Benedetto XVI e annullate da Papa Francesco.
Viganò non dice che Francesco annullò le misure di Benedetto XVI. Dice che McCarrick, con Francesco papa, girava libero, parlava in pubblico e teneva a mostrarsi amico del nuovo pontefice.
Dopo il riesame degli archivi, constato che non vi sono documenti a questo riguardo firmati dall’uno o dall’altro Papa, né nota di udienza del mio predecessore, il Cardinale Giovanni-Battista Re, che desse mandato dell’obbligo dell’Arcivescovo emerito McCarrick al silenzio e alla vita privata, con il rigore di pene canoniche. Il motivo è che non si disponeva allora, a differenza di oggi, di prove sufficienti della sua presunta colpevolezza.
Non c’erano prove, ma qualcosa si sospettava, altrimenti Benedetto XVI non avrebbe preso provvedimenti.
Di qui la posizione della Congregazione ispirata alla prudenza e le lettere del mio predecessore e mie che ribadivano, tramite il Nunzio Apostolico Pietro Sambi e poi anche tramite te, l’esortazione a uno stile di vita discreto di preghiera e penitenza per il suo stesso bene e per quello della Chiesa.
Nuova conferma che qualcosa a carico di McCarrick c’era, come dice Viganò.
Il suo caso sarebbe stato oggetto di nuove misure disciplinari se la Nunziatura a Washington o qualunque altra fonte, ci avesse fornito delle informazioni recenti e decisive sul suo comportamento. Mi auguro come tanti che, per rispetto delle vittime ed esigenza di giustizia, l’indagine in corso negli Stati Uniti e nella Curia romana ci offra finalmente una visione critica complessiva delle procedure e delle circostanze di questo caso doloroso, affinché fatti del genere non si ripetano nel futuro.
È proprio ciò che chiede anche Viganò: allora perché accanirsi contro di lui?
Come può essere che quest’uomo di Chiesa, di cui oggi si conosce l’incoerenza, sia stato promosso a più riprese, sino a rivestire le altissime funzioni di Arcivescovo di Washington e di Cardinale? Io stesso ne sono assai stupito e riconosco dei difetti nel procedimento di selezione che è stato condotto nel suo caso.
Nuove conferme. Sono le stesse domande poste da Viganò.
Ma senza entrare qui nei dettagli, si deve comprendere che le decisioni prese dal Sommo Pontefice poggiano sulle informazioni di cui si dispone in quel preciso momento e che costituiscono l’oggetto di un giudizio prudenziale che non è infallibile. Mi sembra ingiusto concludere che le persone incaricate del discernimento previo siano corrotte anche se, nel caso concreto, alcuni indizi forniti da testimonianze avrebbero dovuto essere ulteriormente esaminati.
Altra conferma di ciò che dice Viganò.
Il prelato in causa ha saputo difendersi con grande abilità dai dubbi sollevati a suo riguardo. D’altra parte, il fatto che vi possano essere in Vaticano persone che praticano e sostengono comportamenti contrari ai valori del Vangelo in materia di sessualità, non ci autorizza a generalizzare e a dichiarare indegno e complice questo o quello e persino lo stesso Santo Padre.
Viganò può essere accusato di tutto, ma certamente non di generalizzare. Fa nomi e cognomi, li lega a circostanze, documenta e chiede risposte. Che ancora non sono arrivate.
Non occorre innanzitutto che i ministri della verità si guardino dalla calunnia e dalla diffamazione?
I ministri della verità chiedono che sia fatta luce su fatti circostanziati. Ciò non ha nulla a che fare con la calunnia.
Caro Rappresentante Pontificio emerito, ti dico francamente che accusare Papa Francesco di aver coperto con piena cognizione di causa questo presunto predatore sessuale e di essere quindi complice della corruzione che dilaga nella Chiesa, al punto di ritenerlo indegno di continuare la sua riforma come primo pastore della Chiesa, mi risulta incredibile ed inverosimile da tutti i punti di vista. Non arrivo a comprendere come tu abbia potuto lasciarti convincere di questa accusa mostruosa che non sta in piedi.
Opinioni personali di Oullet. Rispettabilissime, ma restano tali. E Ouellet intanto continua a non rispondere.
Francesco non ha avuto alcunché a vedere con le promozioni di McCarrick a New York, Metuchen, Newark e Washington. Lo ha destituito dalla sua dignità di Cardinale quando si è resa evidente un’accusa credibile di abuso sui minori. Non ho mai sentito Papa Francesco fare allusione a questo sedicente gran consigliere del suo pontificato per le nomine in America, benché Egli non nasconda la fiducia che accorda ad alcuni prelati. Intuisco che questi non siano nelle tue preferenze, né in quelle degli amici che sostengono la tua interpretazione dei fatti. Trovo tuttavia aberrante che tu approfitti dello scandalo clamoroso degli abusi sessuali negli Stati Uniti per infliggere all’autorità morale del tuo Superiore, il Sommo Pontefice, un colpo inaudito e immeritato.
Di nuovo, opinioni personali di Ouellet, che valgono come tali.
Ho il privilegio di incontrare a lungo Papa Francesco ogni settimana, per trattare le nomine dei Vescovi e i problemi che investono il loro governo. So molto bene come egli tratti le persone e i problemi: con molta carità, misericordia, attenzione e serietà, come tu stesso hai sperimentato. Leggere come concludi il tuo ultimo messaggio, apparentemente molto spirituale, prendendoti gioco e gettando un dubbio sulla sua fede, mi è sembrato davvero troppo sarcastico, persino blasfemo!
Ciò non può venire dallo Spirito di Dio.
A dire il vero, più che sarcastiche le affermazioni di Viganò sono terribilmente drammatiche. In ogni caso siamo ancora nel campo dell’opinione personale di Oullet. Il quale, dopo tante parole, non ha ancora risposto a Viganò, ma ha confermato alcuni punti sostenuti dall’ex nunzio.
Caro confratello, vorrei davvero aiutarti a ritrovare la comunione con colui che è il garante visibile della comunione della Chiesa Cattolica; capisco come delle amarezze e delle delusioni abbiano segnato la tua strada nel servizio alla Santa Sede, ma tu non puoi concludere così la tua vita sacerdotale, in una ribellione aperta e scandalosa, che infligge una ferita molto dolorosa alla Sposa di Cristo, che tu pretendi di servire meglio, aggravando la divisione e lo sconcerto nel popolo di Dio!
Qui il colpo è davvero basso, ma anche scontato: Ouellet cerca di screditare Viganò facendolo passare come uno che si è vendicato perché non ha fatto carriera. Le parole di Ouellet si commentano da sole.
Cosa posso rispondere alla tua domanda se non dirti: esci dalla tua clandestinità, pentiti della tua rivolta e torna a migliori sentimenti nei confronti del Santo Padre, invece di inasprire l’ostilità contro di lui. Come puoi celebrare la Santa Eucaristia e pronunciare il suo nome nel canone della Messa? Come puoi pregare il santo Rosario, San Michele Arcangelo e la Madre di Dio, condannando colui che Lei protegge e accompagna tutti i giorni nel suo pesante e coraggioso ministero?
Ouellet cerca qui di aggiungere pathos, ma gli riesce solo di montare in superbia. Eppure dovrebbe appartenere alla scuola dei misericordiosi, di quelli che non giudicano.
Se il Papa non fosse un uomo di preghiera, se fosse attaccato al denaro, se favorisse i ricchi a danno dei poveri, se non dimostrasse un’infaticabile energia per accogliere tutti i miseri e donare loro il generoso conforto della sua parola e dei suoi gesti, se non moltiplicasse tutti i mezzi possibili per annunciare e comunicare la gioia del Vangelo a tutti e a tutte nella Chiesa e al di là delle sue frontiere visibili, se non tendesse la mano alle famiglie, ai vecchi abbandonati, ai malati nell’anima e nel corpo e soprattutto ai giovani in cerca di felicità,
… ma tutto ciò che c’entra con le richieste di Viganò circa il caso McCarrick?…
si potrebbe forse preferirgli qualcun altro, secondo te, con atteggiamenti diplomatici o politici diversi, ma io che ho potuto conoscerlo bene, non posso mettere in questione la sua integrità personale, la sua consacrazione alla missione e soprattutto il carisma e la pace che lo abitano per la grazia di Dio e il potere del Risorto.
Bene, ne siamo tutti felici.
In risposta al tuo attacco ingiusto e ingiustificato nei fatti, caro Viganò, concludo dunque che l’accusa è una montatura politica
Politica? E perché? Quali prove porta Ouellet a sostegno?
priva di un reale fondamento che possa incriminare il Papa, e ribadisco che essa ferisce profondamente la comunione della Chiesa. Piaccia a Dio che questa ingiustizia sia rapidamente riparata e che Papa Francesco continui ad essere riconosciuto per ciò che è: un pastore insigne, un padre compassionevole e fermo, un carisma profetico per la Chiesa e per il mondo. Che Egli continui con gioia e piena fiducia la sua riforma missionaria, confortato dalla preghiera del popolo di Dio e dalla solidarietà rinnovata di tutta la Chiesa assieme a Maria, Regina del Santo Rosario.
Di nuovo: Ouellet è fuori strada. Ciò che sostiene qui non ha nulla a che fare con le questioni sollevate da Viganò. Ma, soprattutto, continua a non rispondere.
Marc Cardinale Ouellet
Prefetto della Congregazione per i Vescovi,
Festa di Nostra Signora del Santo Rosario, 7 ottobre 2018.
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Questa dunque la lettera di Ouellet con i miei commenti. Intanto anche il Wall Street Journal, circa le lettera del cardinale, scrive: Vatican Denounces Accusation Against Pope but Confirms Key Point, ovvero Il Vaticano denuncia l’accusa contro il papa ma conferma il punto chiave (https://www.wsj.com/articles/vatican-denounces-accusation-against-pope-but-confirms-key-point-1538912551) e il punto chiave è che le sanzioni a carico di McCarrick c’erano, ma lo “Zio Ted” non le rispettava.
Non vogliamo chiamarle sanzioni? Va bene, chiamiamole in un altro modo: misure restrittive, condizioni. Al di là delle parole, Ouellet conferma: McCarrick era tenuto a un certo tipo di comportamento, che tuttavia non rispettava.
Se Ouellet volesse davvero dare un contributo alla verità dovrebbe, anziché prendersela con Viganò, fare una sola cosa: svelare che cosa c’è nei documenti conservati negli archivi della congregazione della quale è responsabile.
Aldo Maria Valli
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