Gesuita e siriano, padre Ziad Hilal pubblica un libro sulla sua vita durante questi otto anni di guerra: Homs, l’ostinata speranza (1).[su_spacer]
In questo libro, che concorre al premio di L’ Œuvre d’Orient , rende omaggio alle numerose vittime siriane, così come a padre Frans Van der Lugt, assassinato a Homs il 7 aprile 2014.[su_spacer]
di Anne-Bénédicte Hoffner
La Croix , 27/03/2019
trad: OraproSiria[su_spacer]
La Croix: Perché intitolare il suo libro dedicato alla vita di tutti i giorni durante la guerra in Siria, sulla speranza?[su_spacer]
Padre Ziad Hilal: Se noi stessi non abbiamo potuto vederne il frutto, speriamo che il lavoro che abbiamo già avviato sull’educazione alla pace e alla riconciliazione, alla purificazione della memoria, permetta alle nuove generazioni di vivere cose belle. Era già la preghiera del salmista: “Mostra la tua opera ai tuoi servi, il tuo splendore sia sui loro figli! Conferma l’opera delle nostre mani “(Sal 89). È fondamentale mettere questa speranza per la Siria al centro di ciò che stiamo facendo.[su_spacer]
Come scrivere di questo orribile conflitto che sconvolge il suo paese da otto lunghi anni?[su_spacer]
ZH: Ognuno dei trenta capitoli racconta una storia che ho vissuto con altri. Tutto il mio lavoro per questo libro è cercare di rintracciare ciò che la stampa non può mostrare, per descrivere ciò che noi – gesuiti, cristiani, musulmani siriani di Homs – abbiamo vissuto durante l’assedio della città e durante la guerra .[su_spacer]
Descrivo la realtà: le nostre sofferenze, le nostre gioie, il nostro isolamento, come mangiavamo, il modo in cui cercavamo l’acqua, l’energia elettrica, e anche come noi cerchiamo fin dall’inizio della guerra di rispondere sia all’emergenza umanitaria che all’immenso bisogno di educazione. Mostro il ruolo e la forza della Chiesa, le Chiese cristiane, per aiutare il popolo siriano. Non vogliamo che la nuova generazione sia una generazione di guerra ma una generazione di pace: per questo, ora dobbiamo combattere il fondamentalismo religioso e l’incitamento all’odio.[su_spacer]
Il 7 aprile, saranno passati cinque anni da quando il vostro confratello, il gesuita Frans Van der Lugt, fu assassinato nel giardino della comunità di Homs. Che ruolo ha giocato durante questa crisi?[su_spacer]
ZH: Padre Frans era profondamente un uomo di pace e riconciliazione. È grazie a lui che la nostra casa ha ospitato famiglie cristiane e musulmane, illustrando l’unità del paese. Riuscì a trasformarlo in una sorta di oasi fiorita in un mondo di violenza e distruzione.
Come sacerdote e psicoanalista, ha ascoltato le persone come persone, con la preoccupazione di aiutarle a superare i traumi della guerra. Quando fu assassinato, ci furono reazioni da parte di tutta la società civile siriana. È molto raro che musulmani, cattolici e cristiani ortodossi si trovino attorno alla stessa figura: questo è stato il suo caso. È un martire non solo cristiano ma siriano![su_spacer]
In che modo la Compagnia di Gesù celebrerà la sua eredità?[su_spacer]
ZH: All’inizio di aprile, una piccola delegazione tra cui il Padre Generale, padre Arturo Sosa, il suo assistente generale che era il nostro provinciale in Siria quando il padre Frans fu assassinato, e il postulatore della sua causa di beatificazione, Don Pascual Cebollada se recherà a Homs. Secondo le regole della Chiesa, è necessario attendere cinque anni dopo la morte di una persona prima di presentare la sua causa: è ora di iniziare.[su_spacer]
Da parte mia, io sarò in Germania con i rifugiati siriani di tutte le religioni che desiderano anch’essi rendere omaggio al padre Frans. Vogliono organizzare un’escursione di due giorni nella natura, come quelle che il padre Frans aveva l’abitudine di organizzare con loro per scoprire il paese e favorire l’unità fra le comunità. Celebreremo anche la Messa, in comunione con i nostri fratelli di Homs.[su_spacer]
Come ha accolto la notizia della caduta dello Stato islamico a Baghouz, nel nord della Siria? È questa la fine del conflitto?[su_spacer]
ZH: Siamo un po’ più tranquilli dopo la sconfitta di Daech: il gruppo di fanatici che voleva imporre il suo modo di vivere, di vestirsi, di mangiare a tutta la popolazione siriana ha provocato il caos. Dividere il mondo in credenti e infedeli, questo è il metodo di Daech, ed è anche il nostro incubo in Siria.[su_spacer]
Ma sappiamo anche che la sconfitta militare non fa sparire questa idea nelle menti delle persone. Le persone che ne facevano parte, così come quelle che sono vicine ad Al Qaeda, continuano a pensare che quelli che non la pensano come loro non meritano di vivere. Il lavoro rimane immenso![su_spacer]
Per quanto riguarda padre Paolo Dall’Oglio e gli altri ostaggi, non ho notizie e questo mi preoccupa. Ora la faccenda è nelle mani di curdi e americani.[su_spacer]
(1) Homs, l’espérance obstinée. Avec François-Xavier Maigre, préface de Mgr Pascal Gollnisch. Bayard, 301 p., 17,90 €[su_spacer]