Attacco con i carri armati all’Arabia Saudita?

New York, 17 dic. (TMNews) – Nessuno si aspetta che l’Arabia Saudita possa essere invasa dai carri armati di un altro Paese. Eppure, il regno dei Saud ha ordinato più di 15.000 missili anticarro dagli Stati Uniti, che saranno forniti dalla Raytheon, una delle più grandi aziende al mondo nel settore della difesa. L’accordo, notificato …

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Violence inouïe de la rébellion, surdité européenne et manques alimentaires sont les trois misères des Chrétiens de Syrie.

neve freddo
Le Veilleur de Ninive
Alep – 14 Novembre 2013 – (22h) – A Alep, la situation se dégrade de jour en jour et peut-être même d’heure en heure.
Dire et redire qu’à Alep rien ne va plus, est un bien triste refrain. Rappeler que la ville est privée d’électricité, d’eau, de médicaments, de viandes, de fromages est une bien inquiétante routine. Enfin, écrire que les réfrigérateurs dans les maisons d’Alep font désormais office d’armoires et de placards, voilà qui sort du commun, mais illustre de façon dramatique la détresse des alépins.
Ce qu’il y a de très grave c’est la surdité des dirigeants européens, incapables de dénoncer les massacres de chrétiens actuellement en cours en Syrie, notamment à Alep, Damas, Sadad, Tabqa, Wadi el-Nassara [la vallée des chrétiens] et à présent depuis peu, Mismieh dans la région de Soueida ; Surdité « assourdissante », elle fait ressortir avec acuité la politique lamentable menée par les gouvernements occidentaux vis à vis de la Syrie car ils tiennent des discours favorables aux minorités en Europe, mais reste muets, peut-être parce que complices, sur le massacre des minorités religieuses en Syrie.
L’Europe a souscrit à la guerre en Libye pour défendre un camp contre l’autre, mais elle assiste, placide, aux massacres des chrétiens syriens, des alaouites et des chiites dans ce pays. Elle n’a élevé la voix que pour combattre les armes chimiques, utilisées par les rebelles qu’elle appuie, car elles pouvaient par ailleurs menacer Israël.

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Le monache di Maaloula saranno presto in Libano , ultimo rifugio dei rapitori

monache maloula fonte : Ora Pro Siria  da as-Safir  di Muhammad Ballout
Le monache di Maaloula saranno presto in Libano , ultimo rifugio dei rapitori , se gli intermediari e i canali aperti con loro non arriveranno a una soluzione rapida , soprattutto dopo l’estensione dell’ assalto dell’Esercito Siriano su Yabroud nei prossimi giorni con il lancio di una seconda fase dell’operazione militare in Qalamoun .
Dodici suore, quattro di loro libanesi , le altre siriane . Tre canali per i negoziati hanno alternativamente  cercato di ottenere un elenco di richieste da parte dei rapitori , al fine di organizzare rapidamente uno scambio. L’ottimismo regna circa il processo di negoziazione a causa del fatto che i rapitori sono entrati immediatamente in un processo di dialogo multilaterale , al fine di raggiungere un accordo circa le suore . Questo è un segno importante perché è la prima volta che Jabhat al- Nusra cerca rapidamente di raggiungere un accordo sulle vittime di rapimento che detiene , mentre il destino delle sue vittime nei rapimenti precedenti prima non dava alcuna chiarezza o anche qualsiasi accettazione di un principio di negoziazione da parte dei rapitori .
All’interno dei canali che stanno negoziando o hanno tentato di negoziare , non vi è nessun rappresentante del governo siriano , che si accontenta di soddisfare le richieste o di monitorare ciò che sta accadendo a distanza . C’è un canale locale guidato da una figura siriana che ha contribuito in passato alle trattative per la liberazione di ostaggi , c’è un canale del Qatar che ha iniziato a lavorare due giorni fa , e c’ è il canale delle Nazioni Unite .

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Cristiani in Libia ridotti al lumicino

di Piero Gheddo

La stampa italiana riporta spesso notizie sulla Libia, quasi sempre negative. Il grande paese (cinque volte l’Italia), con circa 6 milioni di abitanti, ha nel sottosuolo immense ricchezze naturali, che permetterebbero ai libici di avere un livello di vita paragonabile a quelli del Kuwait, Bahrein, Emirati arabi uniti, Brunei. Ma, dopo la caduta e il massacro di Gheddafi nell’ottobre 2011, il governo non controlla tutto il territorio, per le molte milizie armate che si contendono il potere nazionale o locale. La situazione politico-militare del paese è seguita attentamente anche da La Nuova BQ.

Ma scarseggiano le notizie sulla situazione della Chiesa cattolica e dei cristiani. L’Annuario Pontificio del 2012, per i due vicariati apostolici di Tripoli e di Bengasi registrava 70.000 e 10.000 cattolici; l’Annuario del 2013 ne registra 10.000 e 3.000. Qual’è la situazione della Chiesa cattolica in Libia?

Anzitutto va detto che i libici sono tutti musulmani, non ci sono libici cristiani. Fino a due anni fa c’erano in Libia circa un milione di cristiani, soprattutto copti egiziani emigrati in Libia per lavoro; i cattolici erano tutti stranieri, dirigenti e lavoratori nei pozzi di petrolio, impresari e tecnici in numerose industrie create in Tripolitania (specialmente da italiani), operatori nel campo sanitario (medici e infermiere); e anche molti immigrati dall’Africa nera, con il proposito di attraversare il Mediterraneo e venire in Europa, ma che dovevano restare 3-4 anni in Libia a lavorare, con buoni stipendi. Da informazioni dirette risulta che gli stranieri in Libia sono ritornati quasi tutti in patria.

Nel 1986 Gheddafi, che aveva creato una rete di ospedali e dispensari medici ma con pochi medici e infermiere locali,  scriveva a Giovanni Paolo II chiedendo suore infermiere, dato che due suore francescane italiane avevano assistito con amore e dedizione suo padre nell’agonia e nella morte, in seguito ai bombardamenti di Reagan alle sei caserme in cui viveva la famiglia del capo libico. Nel 2010 il personale sanitario cattolico era di circa 10.000 medici e infermiere (90 suore, un migliaio di medici e 9.000 infermiere filippine, indiane, libanesi, italiane, francesi, polacche e spagnole). Il vescovo di Tripoli Giovanni Innocenzo Martinelli mi diceva: «Stanno cambiando l’immagine del cristianesimo nel popolo libico».

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Il re delle sabbie: una guerra annunciata

fonte Terrasantanet di Naman Tarcha | 11 dicembre 2013 I tempi cambiano, ma resta un nodo dolente nella cultura araba, un vero tabù: non è concesso accostarsi ad alcuni temi, legati alla storia (tra intrecci, alleanze, tradimenti), soprattutto quando sono coinvolti i propri nemici. Raccontare tutto questo con il cinema è addirittura una colpa imperdonabile. …

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Siria, la deputata cristiana Maria Saadeh in Italia parla di processo di riconciliazione

maaloulafonte Immezcla di Naman Tarcha

E’ arrivata in Italia in visita ufficiale Maria Saadeh, deputata indipendente eletta al Parlamento siriano. Architetto e designer, laureata ad Aleppo e Beirut, pluripremiata ha collaborato con prestigiose case di design a Parigi, insegna alla Facoltà di Architettura all’Università di Damasco.

Impegnata con gruppo di giovani siriani per la promozione della cultura e del dialogo interreligioso. Oggi è testimone diretta ed è impegnata a raccontare in giro per il mondo ciò che accade in Siria e durante la sua visita romana è stata ricevuta anche in Vaticano da Papa Francesco.

Per Immezcla l’ha incontrata Naman Tarcha che l’ha seguita durante gli incontri ufficiali. Spiega Maria Saadeh:“Ho deciso di candidarmi malgrado io non abbia nessuna mira ad occupare una poltrona, spinta dalla responsabilità nei confronti del mio paese e del mio popolo, ho sentito il bisogno di essere la portavoce di una società civile che è stata a lungo emarginata, sia da un sistema politico ormai in degrado che ha serio bisogno di rinnovamento, sia da chi approfittando dalla crisi, sogna di prendere il potere con la scusa di essere oppositore”.

Perché ha scelto di entrare in Politica in un momento cruciale in Siria?

Il motivo principale del mio ingresso nella vita politica del mio paese é il totale rispetto dello Stato e delle sue istituzioni, il vero cambiamento dovrebbe avvenire dall’interno e il Parlamento é l’unico luogo legittimo per praticare la vita politica.

Esiste una grande differenza tra lo stato e il sistema politico. Io e tanti siriani difendiamo lo stato, unica garanzia della nostra esistenza. Avevo tante riserve sul sistema politico ma allo stesso momento non mi sentivo rappresentata dall’opposizione interna incapace di rispondere alle esigenze e richieste del popolo siriano. Dall’inizio della crisi c’era il tentativo di creare il nemico, dipingendo il Presidente Assad come dittatore sanguinario, un’immagine falsa solo perché si voleva toglierlo di mezzo. Potrei anche non essere d’accordo con il mio Presidente, ma qualsiasi offesa al Presidente, simbolo della sovranità della Siria, é una offesa ad ogni cittadino, e un attacco alla dignità e all’indipendenza del popolo siriano.

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Sadad una strage di civili inermi ignorata

Islamistas asesinan a treinta Cristianos en la ciudad Siria de Sadad
Islamistas asesinan a treinta Cristianos en la ciudad Siria de Sadad

By Raymond Ibrahim, CP Op-Ed Contributor The Cristian Post

The worst Christian massacre-complete with mass graves, tortured-to-death women and children, and destroyed churches-recently took place in Syria, at the hands of the U.S.-supported jihadi “rebels”; and the U.S. government and its “mainstream media” mouthpiece are, as usual, silent (that is, when not actively trying to minimize matters).

The massacre took place in Sadad, an ancient Syriac Orthodox Christian habitation, so old as to be mentioned in the Old Testament. Most of the region’s inhabitants are poor, as Sadad is situated in the remote desert between Homs and Damascus (desert regions, till now, apparently the only places Syria’s Christians could feel secure; 600 Christian families had earlier fled there for sanctuary from the jihad, only to be followed by it).

In late October, the U.S-supported “opposition” invaded and occupied Sadad for over a week, till ousted by the nation’s military. Among other atrocities, 45 Christians-including women and children-were killed, several tortured to death; Sadat’s 14 churches, some ancient, were ransacked and destroyed; the bodies of six people from one family, ranging from ages 16 to 90, were found at the bottom of a well (an increasingly common fate for “subhuman” Christians).

The jihadis even made a graphic video (with English subtitles) of those whom they massacred, while shouting Islam’s victory-cry, “Allahu Akbar” (which John McCain equates to a Christian saying “thank God”). Another video, made after Sadad was liberated shows more graphic atrocities.

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