Non si ferma l’azione diplomatica della Santa Sede: “attraverso il dialogo la Siria resti un Paese unito”

 MONSIGNOR MAMBERTI
MONSIGNOR MAMBERTI

Ora Pro Siria da S.I.R. Lunedì 11 Novembre 2013

S.I.R. Lunedì 11 Novembre 2013

Dopo la giornata di digiuno e di preghiera per la pace, non si ferma l’azione diplomatica della Santa Sede. “Urgente e necessaria la cessazione della violenza e l’impegno per l’assistenza umanitaria”. Suggerita la garanzia della “integrità territoriale”. Chiesto “un posto per tutti, per le minoranze, inclusi i cristiani”. Su Ginevra 2: “Non sappiamo che forma prenderà né se la Santa Sede sarà invitata a parteciparvi come Osservatore. In caso affermativo, invierebbe una Delegazione”

Si fa molto parlare in questi giorni della Conferenza di pace per la Siria, Ginevra 2, fissata inizialmente per il 23 novembre e poi rinviata. Sul suo effettivo svolgimento pesano, infatti, le divergenze all’interno dell’opposizione, che solo questa mattina sembrerebbe aver sciolto le riserve in merito alla sua presenza, e le decisioni del presidente Assad e il suo eventuale ruolo nella transizione politica del Paese. In questa situazione di stallo diplomatico, se da una parte risultano chiare tutte le diversità di vedute tra i principali Paesi (Usa e Russia in testa) su come dirimere la crisi, dall’altra, però, emerge, con sempre maggiore evidenza, l’impegno della Santa Sede nel cercare di favorire il dialogo tra le parti in lotta.


Prova dell’interessamento della Santa Sede per la situazione in Siria in particolare e per il Medio Oriente in generale sono le udienze che Papa Francesco ha concesso in questi ultimi mesi ai più importanti leader politici mediorientali, il presidente israeliano Peres, quello libanese Sleiman, il palestinese Abu Mazen e il re di Giordania, Abdullah II bin Al Hussein. E sembrerebbe prevista anche quella con il premier israeliano Netanyahu. Un’azione diplomatica che viaggia in parallelo con quella concreta degli aiuti materiali. Secondo una recente nota di Cor Unum sono 72 i milioni di dollari stanziati dalle organizzazioni umanitarie cattoliche per la crisi in Siria e nelle regioni limitrofe alla data del 9 ottobre. Su questi argomenti abbiamo intervistato monsignor Dominique Mamberti, segretario per i rapporti con gli Stati della Santa Sede.

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Comunicato stampa: I Giuristi per la Vita condannano lo “Standard di Educazione Sessuale in Europa“ diffuso dall’OMS

COMUNICATO STAMPA 16-2013  – fonte: Maipiucristianofobia I Giuristi per la Vita esprimono un giudizio di risoluta e totale condanna rispetto al documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità noto come “Standard di Educazione Sessuale in Europa“. In quel documento, tra l’altro, si legge che: (a) ai bimbi da zero a quattro anni «gli educatori dovranno trasmettere informazioni …

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Siria: Aleppo senza acqua né luce da 5 giorni

bimbi-tra-le-macerieDrammatico appello dalla città assediata: alla catastrofe umanitaria si aggiunge il rischio chimico

di Patrizio Ricci   (quotidiano on-line La Perfetta Letizia)

Aleppo  10.11.2013 – I militanti dello “Stato di Iraq e Levante” (Da’ech) da 5 giorni hanno occupato la Stazione d’elettricità a gas di Aleppo (situata a 20 km dalla città) ed hanno interrotto l’erogazione della elettricità in tutta la città. L’interruzione della corrente elettrica impedisce l’afflusso dell’acqua nelle abitazioni, la refrigerazione dei cibi e il funzionamento degli ospedali. La situazione per la popolazione, già messa a dura prova da mesi d’insicurezza e precarietà, ora si fa ancora più insostenibile.

Il drammatico appello del vescovo caldeo di Aleppo è stato lanciato da Fides e ripreso dall’agenzia SIR: “Ci sono stati combattimenti alla centrale elettrica di al-Harrarieh, e si è creata una situazione molto rischiosa, visto che in quell’area sono dislocati materiali pericolosi”. Mons. Antoine Audo mette in guardia dalle conseguenze di esplosioni che potrebbe coinvolgere il deposito di idrogeno presente nella centrale e la vicina fabbrica di cloro. Un’eventuale deflagrazione potrebbe generare un effetto domino che libererebbe nell’aria gas tossici con conseguenze letali per la popolazione coinvolta.

Il vescovo rappresenta Aleppo come una città “sfigurata e stremata. Lo si legge negli sguardi dei suoi abitanti. Sono già quasi tre anni che tutti vivono in questo stato di logoramento continuo. Non c’è lavoro, tutti sono impoveriti. Come Caritas Siria (mons. Audo ne è il presidente, ndr) distribuiamo cibo e medicine, assistiamo gli anziani, paghiamo gli affitti per gli sfollati, portiamo avanti attività scolastiche. Il novanta per cento delle nostre energie pastorali è assorbito da questo lavoro di emergenza sociale. Ma non basta mai”.

Mons. Audo riferisce che la situazione sul campo di battaglia è mutata: “Adesso non si capisce più chi sta combattendo contro chi. C’è l’esercito del governo, e poi ci sono le brigate curde, gli islamisti, le bande di fuorilegge, quelli che si definiscono ‘Esercito Libero Siriano’, tutte fazioni in lotta tra loro. In città sentiamo i rumori degli scontri e le esplosioni, ma non sappiamo cosa davvero sta accadendo. Anche se tra la popolazione prevale l’impressione che c’è stato un cambiamento della situazione a livello geo-politico. E che l’esercito governativo potrebbe alla fine prevalere sulle fazioni che lo combattevano”.

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Siria: “Attendiamo con coraggio l’alba di un nuovo giorno”

fonte Mai più cristianofobia «È stato il giorno più difficile della mia vita e l’ho affrontato con coraggio, affidandomi completamente a Dio affinché mi suggerisse le parole da rivolgere ai miei fedeli». Così padre Firas Lufti, frate siriano appartenente alla Custodia di Terra Santa, ricorda quando ha celebrato i funerali di padre François Murad, il …

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Anche gli intellettuali di sinistra al servizio della guerra…

FireShot Screen Capture #125 - 'piZap - free online photo editor - fun photo effects editor' - www_pizap_com_pizap-app_php_initialstate=collage&width=1920&var1=Testo della conferenza tenuta all’ateneo di Madrid il 9 settembre 2013 tenuta da Angeles Diez Rodriguez – Dottore in Scienze Sociali e Politiche e Professore all’Università Complutense di Madrid (UCM).


fonte: http://www.michelcollon.info/Les-intellectuels-au-service-de-la.html?lang=fr

Il caso della Siria è uno dei più esemplari a mettere chiaramente in evidenza il ruolo della legittimazione della guerra svolto dagli intellettuali ritenuti di sinistra. Numerosi di questi hanno scelto di mettersi al servizio della guerra mediatica contro la Siria, investiti dall’aura illustre portatrice dei principi morali occidentali. Dall’alto dei loro scranni nei grandi media come pure dei media alternativi, essi elaborano spiegazioni, giustificazioni e rapporti che presentano come principi etici quando in realtà si tratta di loro personali opinioni politiche. Essi ridicolizzano, manipolano e deformano le posizioni dei militanti antimperialisti. Si permettono anche di dare lezioni ai governi latino-americani che difendono la sovranità e il principio di non ingerenza, e che dunque si oppongono alla guerra contro la Siria.

 

Nel giugno del 2003 nell’ambito della guerra e occupazione dell’Iraq, non era molto difficile, negli ambienti universitari, in quelli della cultura e dei militanti di sinistra, che si levassero migliaia di voci contro la guerra; siamo stati in grado di riconoscere le trappole medianiche, capaci di scoprire gli interessi dell’impero americano e dei suoi alleati, di svelare le menzogne e soprattutto di stabilire le priorità nella mobilitazione e la denuncia. Non abbiamo potuto fermare la guerra né l’occupazione dell’Irak ma abbiamo posto le fondamenta di un movimento antimperialista che avrebbe potuto costituire il freno a mano della barbarie bellicista e che, in un modo o nell’altro, aveva permesso il rinviò dell’obiettivo di proseguire la neocolonizzazione della zona.

 

Se nel 2003 fu relativamente facile mobilitarci contro la guerra in Iraq e i piani imperiali americani, cosa che non ha avuto il significato di appoggiare una qualunque dittatura, oggi molti ci pongono la domanda: cos’è successo perché non sorga o non continui il movimento che fece la sua apparizione nel 2003? Sicuramente, diverse sono state le ragioni intrecciate tra loro, ma preferirei distinguerne due che mi sembrano centrali: i mezzi di comunicazione di massa hanno fatto un buon lavoro di dissuasione e una parte degli intellettuali di sinistra che prima erano riferimenti politici contro la guerra, hanno scelto di servire l’altro campo.

 

Intellettuali di sinistra al servizio della legittimazione bellicista.

 

Che i media di massa mentano, deformino, occultino, evidenzino, diano una forma e un volto ai nostri nemici è un’evidenza ripetuta molte volte nella storia. Essi fanno questo non perché sono gli strumenti del potere, no, essi lo fanno perché sono parte integrante del potere. Ma la giustificazione delle guerre, la “costruzione del consenso” come direbbe N. Chomsky, non si fa solo attraverso le corporazioni mediatiche. La propaganda è un sistema nel quale si inseriscono le imprese dei media, la classe politica e i suoi discorsi, la cultura occidentale onnipotente e colonialista, i giornalisti, gli artisti, gli intellettuali, gli universitari e i filosofi mediatici. Tutti questi intellettuali si sono trasformati in un “chierico secolarizzato” che “sceglie di giocare un ruolo fondamentale nell’interiorizzazione dell’ideologia della guerra umanitaria come un meccanismo di legittimazione” (Bricmont, 2005). Alcuni coscientemente, altri non del tutto, si sono messi al servizio della propaganda della guerra imperialista.

 

Ciò che è interessante è che questa schiera di creatori d’opinione pubblica si reclutava prima nei ranghi conservatori, tra i liberali e parte tra i socialdemocratici (ricordiamo la campagna del PSOE con “Ingresso nella Nato? No!” [http://elordenmundial.files.wordpress.com/2013/06/otano.jpg]) ma dalla guerra in Yugoslavia (1999), sono reclutati sempre più numerosi i gruppi di intellettuali che provengono dai rivoluzionari di sinistra, anticapitalisti e antimperialisti. Essi lo giustificano con argomenti morali universali e umanitari: lottare contro le dittature (ovunque esse siano) e difendere la causa dei popoli (a prescindere che essi siano le donne afgane, gli insorti libici, i manifestanti siriani, o la parte del popolo che l’opinione pubblica generale segnala come vittima delle dittature.

 

Alcuni di questi intellettuali furono figure di spicco del “No alla guerra” contro l’Iraq nel 2003; tuttavia dall’inizio di quelle che sono chiamate “le primavere arabe”, essi suonano nella stessa orchestra dei loro governi sostenendo il rovesciamento del tiranno B. Al-Assad e la Transizione democratica siriana; ve ne sono anche di quelli che chiedono l’intervento militare dell’Occidente come la scrittrice Almudena Grandes: “tutto sommato si tratta di Assad, un dittatore, un tiranno, un assassino che rimarrà l’unico beneficiario del non intervento.”

 

Si può supporre che per costoro Saddam Hussein fosse meno dittatore di Bashar Al-Assad o forse che si trattasse del fatto che in questa guerra c’erano centinaia di migliaia di cittadini nelle strade che gridavano “No alla guerra!”, cosa che non succede oggi.

 

Il ruolo che esercita questo “clero secolarizzato” è doppio, da un lato fornisce argomenti che giustificano l’intervento armato, dall’altro divide, indebolisce o blocca, ogni volta con crescente intensità, l’emergenza di una forte opposizione alle guerre imperialiste.

 

A volte per ignoranza politica, altre per errore, ma più spesso a causa di uno strisciante sentimento di superiorità morale in quanto intellettuali del mondo sviluppato, questa “sinistra” ha interiorizzato gli argomenti della destra. Secondo Bricmont, essa si è evoluta in due atteggiamenti: A) in ciò che viene chiamato imperialismo umanitario, che si appoggia sulla credenza che “i nostri valori universali” (l’idea della libertà, la democrazia) ci obblighino ad intervenire ovunque. Sarebbe una sorta di dovere morale (diritto d’ingerenza). B) il “relativismo culturale” che parte dal principio che non ci sono buoni o cattivi costumi. Avremo il caso in cui un movimento wahhabita o fondamentalista si ribelli ad una forma di repressione e venga applaudito in quanto “i popoli non si sbagliano”o, come mi ha spiegato un filosofo spagnolo, “quando i popoli parlano, la geostrategia tace”.

 

Strane coincidenze per la libertà e la democrazia

 

Il dominio imperiale è sempre militare ma necessita di un’ideologia che lo giustifichi per eliminare le resistenze di retroguardia. Oggi, grazie alla complessità del sistema di propaganda sempre più sofisticato e tecnicizzato, gran parte della costruzione di questa ideologia legittimante è nelle mani di una sinistra, al momento ancora rispettabile, che per l’opinione pubblica conta in credibilità critica grazie al suo curriculum come la difesa della causa palestinese. Il nucleo essenziale dei discorsi legittimanti si è spostato dalla “libertà” ancora classica, alla criptica “dignità”, e conserva la “democrazia” e i diritti dell’uomo come parole d’ordine. La democrazia, come sognata dal filosofo Santiago Alba serve da utopia leggera per raccogliere adepti e confondere i desideri con la realtà.


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Siria. La morte per fame imposta dall’Unione Europea

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Lucida a analisi di Sibialiria della situazione siriana e in particolare del non-senso dell’embargo europeo e dei suoi effetti.
Sibialiria è un sito che segue in maniera approfondita la crisi siriana e sopratutto indaga e da un giudizio chiaro sulla natura di questo conflitto.

5 nov. 2013 Sibialiria

Ha fatto il giro del mondo il caso di Nasr una bambina di Homs morta di fame “per l’assedio imposto dalle truppe di Assad”. Notizia per metà falsa. Completamente vera, invece, quella di Farida, dodici schegge di granata nel cervello che non potevano essere rimosse perché il generatore dell’0spedale di Aleppo era senza carburante. Ma anche in questo caso la colpa non è “di Assad” ma delle sanzioni economiche imposte alla Siria dall’Unione Europea.

 Un crimine di cui nessuno parla. Sanzioni responsabili della spaventosa miseria che, insieme alle epidemie, sta flagellando la Siria. Sanzioni economiche che i ministri degli Esteri dell’Unione Europea – Bonino in testa – (con buona pace dei “digiuni di Pace” e le lacrime di coccodrillo) annunciano di confermare, intendendo affrontare la fame che sta dilagando in Siria con due miliardi di euro in “aiuti umanitari”, (e il conseguente foraggiamento di sempre più compiacenti ONG) e con l’apertura di “corridoi umanitari” .

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