Lettera da Aleppo. Notizie dai Maristi Blu: resistere è…

Ora Pro Siria  17.07.2013
A livello nazionale, non è cambiato nulla, le due parti continuano a combattere con nessun vincitore né vinto,  ma con un bilancio  di 100.000 morti, un milione di rifugiati nei Paesi limitrofi, 2-3 milioni  di sfollati all’interno, centinaia di migliaia di emigrati, una economia in rovina, un fiorente settarismo ed estremismo e nessun  barlume di speranza di una composizione del conflitto.
 Dopo la ripresa di Qoussair (piccola città nel centro Siria) da parte dell’esercito siriano e la sconfitta dei ribelli lì, i leader del mondo occidentale hanno  detto che la caduta di Qoussair dimostra che l’equilibrio delle forze si è inclinato dalla parte del governo e avranno bisogno di armare i ribelli per ristabilire l’equilibrio!!!  Che simpatico programma: non si sta cercando di vincere, non ci si rassegna alla sconfitta, si vuole  ristabilire l’equilibrio in modo che entrambe le parti continuino a battersi ancora … fino all’ultimo siriano?
In Aleppo, la situazione militare è lo status quo: l’ultima battaglia ha avuto luogo 100 giorni fa, con la presa del quartiere di Sheikh Maksoud (Jabal Al Sayde) da parte dei ribelli. Da allora, non vi è lotta, ma bombardamenti operati da entrambi i contendenti.
Per contro, la situazione umanitaria è  catastrofica con due fatti importanti:

1 – Il blocco di Aleppo * dura ormai da 15 giorni:  il blocco di persone, nessuno  può lasciare la città per andare altrove, in altre città siriane o per viaggi all’estero. Il blocco dei beni, nulla può entrare  in Aleppo. Non ci sono più verdure, frutta, latte, formaggio, carne, pollo o pesce, niente combustibile, niente olio, niente gas (per la cucina) e pochissimo pane. Gli unici alimenti  non deperibili rimasti  al supermercato come riso, bourghol, lenticchie, in scatola … a prezzi astronomici insostenibili per la maggior parte . Va detto che il dollaro scambiato a 50 lire siriane prima degli eventi, LS 180 un mese fa ed è a LS 300 oggi.

La cucina della società caritatevole Al Ihssan che ha fornito cibo quotidiano  a 35.000 sfollati ha chiuso per mancanza di gas ed il JRS, il Centro dei Gesuiti che fornisce 15.000 razioni giornaliere, presto chiuderà.

50.000 sfollati interni sono privi di cibo. Senza carburante, le auto non vanno  più, la marcia forzata è diventata lo sport degli Aleppini  , sarebbe un bene per la salute se la temperatura media non fosse  di 40 gradi!
Gli abitanti hanno atteso invano le proteste dell’opinione occidentale (così pronta a protestare per qualsiasi reato) e le pressioni dei loro dirigenti (machiavellici) sui ribelli per porre fine al blocco. Non si  tratta più di un problema militare o politico, ma di una causa umanitaria. Affamare una popolazione di 2 milioni di persone è logicamente equivalente a un crimine contro l’umanità per coloro che credono nella pace e nella giustizia. Tacere, è  accettare la regola dei politici occidentali dei  2 pesi, 2 misure.

raccolta firme contro la legge sull’omofobia

I diritti devono essere rispettati ma in quanto siamo tutti esseri  umani con ugual diritti e non secondo la ‘ teoria di genere’ che sta diventando una scelta ideologica, una dottrina che ridisegna la legge naturale. Da questa proposta di legge si capisce che il nostro futuro è in mano a gente che non sa …

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SIRIA: gli struggenti racconti dei membri del Movimento dei Focolari nel Paese distrutto

fonte: Città Nuova – a cura di Maddalena MalteseOra Pro Siria

«Sembra che in questi giorni non ci sia regione della Siria risparmiata dalle violenze. Ieri ho telefonato ad un’amica ortodossa sfollata a Banias, sulla costa, per farle gli auguri di Pasqua. Non c’è stata alcuna celebrazione liturgica a Banias, mi dice accorata. La città dove sono morte in questi giorni almeno centoquaranta persone vive in un clima irreale. Nel Giovedì Santo il sacerdote a metà liturgia ha fatto uscire la gente in fretta dalla chiesa ortodossa mentre cominciavano a piovere i colpi e da allora tutte le chiese, e non solo quella, sono rimaste chiuse. Anche lì la situazione è diventata davvero pesante.

«Dalla Siria ormai fuggono non solo i cristiani, ma anche i sunniti moderati preoccupati della deriva integralista. Nessuna donna prima di questo conflitto era obbligata ad indossare il velo, adesso viaggiare sicuri fuori città significa doverlo portare o tenerlo a portata di mano: impensabile in uno Stato che si è sempre definito laico. Ci sorprendono questi cambiamenti a vista d’occhio che non appartenevano alla cultura siriana.

«In questo clima di sospensione per un peggio che potrebbe arrivare ci interroghiamo senza sosta sul significato che le istituzioni internazionali danno all’espressione: Stato sovrano. Ci chiediamo: perché l’Onu tace? Perché i suoi organismi non hanno la forza di “obbligare” alla pace e al dialogo, come si dovrebbe fare quando fratelli incoscienti vogliono picchiarsi a morte, e sanno invece molto bene e molto in fretta votare embarghi che fanno poi solo la disperazione della gente?
«Perché tanti regimi in Medio Oriente vengono sostenuti e poi in un giorno tutto si capovolge e si aprono conflitti sanguinosi, dove massacri e omicidi diventano linfa per l’odio religioso? Perché sempre due pesi e due misure? Perché la verità tace o è sovente contraffatta e l’opinione pubblica mondiale è anestetizzata?
A Banias due anni fa nelle memorabili manifestazioni del venerdì si gridava: “Alaouiti nella fossa e cristiani in Libano!” eppure all’opinione pubblica interna ed estera con un tam-tam insistente si vendevano storie di libertà di un popolo che finalmente aveva il coraggio di rivoltarsi, e lo si affermava, ahimè, per depistare il grande pubblico soprattutto esterno sulla vera realtà del conflitto siriano.
20130621-01«Chi osava sottolineare tale incongruenza pur ammettendo con chiarezza le colpe del regime era tacciato di fautore di dittature e filo-non so che! Ora che la Siria è devastata e divisa, ora che il sangue di fratelli è versato copioso ogni giorno e c’è chi purtroppo crede nella vendetta e la usa, ora che i terroristi hanno raggiunto le montagne sopra Damasco e quartieri di Homs e Aleppo, ora si parla finalmente con tutta sincerità del gas del Qatar e della Russia e della volontà di indebolimento della politica shiita contro quella sunnita, dell’annosa questione palestinese e del gioco “fuori casa” tra Russia, Cina, Iran, Stati Uniti e Israele e del sogno turco di fare da padrone e di altro ancora.
«La parola libertà non la si nomina più. Forse perché si sa che la libertà, quella vera, nasce solo dalla giustizia, che vuol dire: dare a ciascuno il suo. Non armi o altro. Era probabilmente quella la libertà che anche il popolo siriano sognava, ma che nessun Paese ha saputo aiutarlo a realizzare. Forse perché non c’è più, o non c’è ancora, la cultura della fraternità universale. Sono ancora troppo pochi gli uomini adeguatamente preparati e convinti a percorrere in economia e politica o nel diritto questa strada come quella che paga davvero.
«È alla fraternità però che ci aggrappiamo ancora oggi, come ad un filo di speranza, che ogni giorno diventa sempre più sottile. Tutto deve sempre cominciare da ciascuno di noi, ne siamo convinti, ma abbiamo bisogno di aiuto e di preghiere per poterlo fare».

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Un disegno di Legge presentato al Senato USA per vietare ogni ulteriore invio di armi in Siria

autore Patrick Boylan  fonte SIBIALIRIA Dal 2011, la CIA ha coordinato la consegna di armi alle milizie siriane ribelle, tramite almeno 70 voli speciali – utilizzando aerei della NATO senza segni distintivi – dal Qatar alla Turchia e da lì in Siria, e tramite altri voli ancora, finanziati dall’Arabia Saudita, dalle arsenali della Croazia fino …

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Aleppo muore. A chi importa?

Aleppo sta morendo, strangolata dalle forze ribelli al governo di Damasco nell’indifferenza delle potenze, mediorientali e occidentali, che sostengono economicamente e finanziariamente la guerra contro il regime. Pubblichiamo dal sito “Ora Pro Siria”, che segue con particolare attenzione il dramma siriano e cerca di battersi per una soluzione di pace, una testimonianza drammatica. autore Marco …

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notizie di Padre Daniel da Qara: al momento stiamo tutti bene e non siamo più stati attaccati.

la torre della speranzafonte  Ora Pro Siria

Padre Daniel da Qara: al momento stiamo tutti bene e siamo ancora qui nel monastero e fino ad oggi non siamo più stati attaccati.
Sta arrivando, certamente, il tempo che tutte le fazioni, comprese le potenze esterne, si calmino e cerchino la strada della riconciliazione e della pace, cioè, la “mussalaha”.
Noi supportiamo pienamente questo movimento.

Mar Yakub

mercoledì 28 giugno – venerdì 5 luglio 2013

Dopo i bombardamenti sul monastero della scorsa settimana, parliamo un po’ a tavola di come ognuno in Comunità ha trasformato in modo originale il suo rifugio in un nido. Infatti, usiamo tanti materassini di spugna, che prima erano usati per gli ospiti. Adesso, ognuno ne prende due e eventualmente ancora un altro a destra e a sinistra. Altri materassi ci coprono in caso che crollano pezzi …. Quando sentiamo il rumore di un elicottero, ci copriamo tutti con i materassi. Nel frattempo, la piccola Fadia, la bebè della famiglia sunnita rifugiata presso di noi, porta gradita distrazione alle suore: sostituisce la sveglia .

Sabato si celebra nell’ Oriente e nell’Occidente la festa degli Apostoli Pietro e Paolo. Pietro e Paolo sono morti per martirio durante l’impero di Nerone. Pietro ha fondato la chiesa di Antiochia in Siria (adesso Antakia in Turchia) dove è stato Vescovo per 7 anni, prima di andare a Roma. In Antiochia la Chiesa era UNA nella sua diversità, con credenti circoncisi e credenti delle nazioni dei gentili. Qui sono stati chiamati per la prima volta “cristiani”. Per la restaurazione di questa Unità, si impegna uno dei più promettenti movimenti mondiali e cristiani dei nostri tempi : Sulla strada del Secondo Concilio… (vedi : www.tjcii.be ). La visione di Paolo nei Romani 11 si sta attuando, perché ci sono sempre più Ebrei che riconoscono Gesù come il Messia, il Figlio di Dio e il Salvatore del Mondo. Questo è anche un nuovo compito sia per i cristiani sia per i credenti del popolo ebraico. Paolo ha vissuto la sua conversione in Damasco e ha organizzato le sue missioni da Antiochia. In Antiochia ha incontrato la Chiesa che era UNA nella sua diversità. La nostra comunità è nata proprio come “L’ Ordine dell’unità di Antiochia” e per quello vogliamo pregare, vivere e lavorare.

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