Rapiti 2 vescovi ortodossi

fonte: http://www.piccolenote.it/8821/rapiti-due-vescovi-ad-aleppo Ieri sono stati ra­pi­ti due ve­sco­vi or­to­dos­si di Alep­po: Bulos Ya­zi­gi e Yu­han­na Ibra­him. Sono stati fer­ma­ti men­tre tor­na­va­no nella città dalla quale si erano al­lon­ta­na­ti per una mis­sio­ne uma­ni­ta­ria. L’au­to sulla quale viag­gia­va­no è stata fer­ma­ta. Una banda di ar­ma­ti, dopo aver uc­ci­so sul posto un dia­co­no che era alla guida, ha …

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“Lancio un grido alla coscienza internazionale: interrompete la guerra!”

Bechara e Papa Francescosi ringrazia Ora Pro Siria per l’enorme lavoro di divulgazione che compie e dal quale traggo questo articolo – fonte : finesettimana

Il patriarca maronita cardinale Béchara Raï rifiuta di schierarsi da una parte o dall’altra nel conflitto siriano, e invita i governi stranieri ad impegnarsi per una soluzione diplomatica. Esprime il suo auspicio di rafforzare i rapporti tra le diverse Chiese, ma anche con i musulmani, per opporsi al fondamentalismo.

Intervista al cardinale Béchara Raï*, a cura di François-Xavier Maigre

in “La Croix” del 15 aprile 2013 (traduzione: www.finesettimana.org)

Lei afferma che la primavera araba deve diventare una “primavera dell’uomo”. Che cosa
intende dire?
Noi viviamo con i musulmani in Medio Oriente da millequattrocento anni. Insieme abbiamo saputo trovare un modus vivendi. Abbiamo attraversato gioie e dolori, ma abbiamo portato avanti insieme questa società, con una certa complementarietà. I cristiani hanno esercitato una grande influenza sulla cultura e sulla vita sociale all’interno del mondo arabo, veicolando i valori della modernità.
Questo equilibrio oggi è minacciato: osserviamo un’ingerenza esterna che vorrebbe fomentare ad ogni costo la guerra, col pretesto di istituire la democrazia. Le riforme politiche, economiche e sociali sono una necessità in Siria e in tutto il mondo arabo. Ma non possono essere imposte
dall’esterno. La situazione attuale in Siria è disastrosa. Gruppi fondamentalisti uccidono e
distruggono, sostenuti dall’Oriente e dall’Occidente con le armi, il denaro, il sostegno politico.

Quale ruolo può svolgere l’Occidente nei confronti dei cristiani orientali?
Occorre sostenere moralmente e politicamente la presenza cristiana per arginare questa continua crescita verso l’integralismo. Se la “primavera araba”, la “primavera dell’uomo” perde influenza, aumenta la minaccia di vedere la maggioranza moderata dei musulmani passare dalla parte opposta.
I musulmani constatano che vi sono stati che sostengono i fondamentalisti. E poiché vogliono
vivere, per vivere rischiano di radicalizzarsi a loro volta. Questo rischio minaccia la pace mondiale.
Più precisamente rispetto alla Siria: chi parla di pace, viene accusato di sostenere il regime, come se non si volesse sentir parlare di dialogo. Le parole sono vaghe: alcuni parlano di soluzione politica, ma mai di negoziati! Lancio un grido alla coscienza internazionale: interrompete la guerra! Basta col commercio delle armi!

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card Ratzinger: Cosa è l’Europa?

RatzingerMi sono imbattuto in questo intervento dell’allora card Ratzinger, era il 2001, lo ripropongo:

Il discorso di Joseph Ratzinger al seminario Ambrosetti di Cernobbio   fonte http://www.ratzinger.us/modules.php?name=News&file=article&sid=118

Cosa è l’Europa? Cosa può e deve essere nel quadro complessivo della situazione storica, nella quale ci troviamo all’inizio del terzo millennio cristiano? Dopo la seconda guerra mondiale la ricerca di una identità comune e di una meta comune per l’Europa è entrata in una nuova fase.

Dopo le due guerre suicide, che nella prima metà del ventesimo secolo avevano devastato l’Europa e coinvolto il mondo intero, era divenuto chiaro, che tutti gli Stati europei erano perdenti in questo terribile dramma e che si doveva fare qualunque cosa per evitare la sua ulteriore ripetizione. L’Europa era sempre stata in passato un continente di contrasti, sconvolto da molteplici conflitti. Il secolo diciannovesimo aveva poi portato con sé la formazione degli Stati nazionali, i cui interessi contrastanti avevano dato una dimensione nuova alla contrapposizione distruttiva. L’opera di unificazione europea era determinata essenzialmente da due motivazioni.

Di fronte ai nazionalismi che dividevano e di fronte alle ideologie egemoniche, che avevano radicalizzato la contrapposizione nella Seconda guerra mondiale, la comune eredità culturale, morale e religiosa dell’Europa doveva plasmare la coscienza delle sue nazioni e dischiudere come identità comune di tutti i suoi popoli la via della pace, una via comune verso il futuro. Si cercava una identità europea, che non doveva dissolvere o negare le identità nazionali, ma unirle invece a un livello di unità più alto in una unica comunità di popoli.

La storia comune doveva essere valorizzata come forza creatrice di pace. Non vi è alcun dubbio che presso i padri fondatori dell’unificazione europea l’eredità cristiana era considerata come il nucleo di questa identità storica, naturalmente non nelle forme confessionali; ciò che è comune a tutti i cristiani sembrava comunque riconoscibile al di là dei confini confessionali come forza unificante dell’agire nel mondo.

Non sembrava neppure incompatibile con i grandi ideali morali dell’illuminismo, che avevano per così dire messo in risalto la dimensione razionale della realtà cristiana e al di là di tutte le contrapposizioni storiche sembrava senz’altro compatibile con gli ideali fondamentali della storia cristiana dell’Europa. Nei singoli particolari questa intuizione generale non è mai stata ben chiarita del tutto con evidenza; in questo senso sono rimasti qui dei problemi, che esigono di essere approfonditi. Nel momento degli inizi tuttavia la convinzione della compatibilità fra le grandi componenti dell’eredità europea era più forte dei problemi, che esistevano al riguardo.

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Patriarca Gregorios: Abbiamo disperato bisogno di una soluzione

Gregoriosfonte: le veilleur de Ninive
Ora Pro Siria

Il Venerdì 29 marzo 2013, ho fatto appello a Sua Santità il Papa di Roma Francesco.

Oggi, mi appello al mondo, specialmente ai Capi di Stato dei paesi arabi, dell’Europa occidentale e orientale, del Nord e Sud America, così come alle organizzazioni internazionali e ai titolari di Premi Nobel.
Questo è lo stesso grido che innalzo come  cittadino arabo siriano, come cristiano e come Patriarca cattolico residente in Damasco.

La Siria  vive un cammino di croce sanguinosa, dolorosa e prolungata, che si estende su tutte le strade del paese. Tutti i Siriani – cristiani e musulmani, il governo, l’opposizione, gruppi armati di qualsiasi provenienza … – tutti portano la stessa croce da più di due anni.
La sofferenza ha superato ogni limite. La crisi sta falciando migliaia e migliaia di soldati, di oppositori, di uomini civili, donne e bambini, sceicchi e sacerdoti, cristiani e musulmani.
 Tutta la Siria è diventata un campo di battaglia. E’ diventata anche un luogo di commercio, di scambio di beni solo per il denaro e gli interessi di alcuni. Tutto ciò che è la democrazia, i diritti umani, la libertà, la laicità e la cittadinanza si è perso di vista, e non importa a nessuno. Ovunque, è la manipolazione, menzogna e ipocrisia.  E’ una guerra senza volto, con  combattenti senza volto.
Nessun luogo è più sicuro in Siria. Si crede che vi sia la sicurezza da un lato e l’insicurezza dall’altro, ma in qualsiasi momento si può essere vittima di un’esplosione, di una granata, di un proiettile, oltre ai sequestri e alle prese di ostaggi a scopo di estorsione, gli assassini … Il caos minaccia tutti, ovunque e in ogni momento.
I pericoli sono in agguato per tutti i cittadini, soprattutto civili, a causa della destabilizzazione e del caos dei quartieri in molte aree (Homs e dintorni, Aleppo, la periferia di Damasco, la mia città natale Daraya, …); a causa della strumentalizzazione, specialmente dei cristiani, ma anche di diversi gruppi religiosi.
C’è anche il pericolo di essere presi come scudi: persone, case, chiese, moschee … E il pericolo di disordini religiosi artificiali, soprattutto tra cristiani, musulmani e drusi.
Questi pericoli minacciano tutti i cittadini, ma soprattutto i cristiani, che sono la cellula più debole, la più fragile.

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Siria – i giornalisti liberi oggi e rilasciati in Turchia: ma il governo faccia chiarezza sul supporto alle bande ribelli

Oggi con sollievo apprendiamo la notizia che i 4 giornalisti italiani sono stati liberati e in sicuro in Turchia. Cade quindi la necessità del silenzio stampa. La Farnesina e la RAI, come sappiamo, avevano  chiesto la massima riservateza. La necessità del riserbo in questi casi è fortemente consigliabile. Tuttavia i media avevano insistito che i …

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Russia: le Ong straniere messe a nudo

Ferdinando Menconi Fonte: www.ilribelle.com Link: http://www.ilribelle.com/la-voce-del-ribelle/2013/4/9/russia-le-ong-straniere-messe-a-nudo.html Il tema delle Ong è stato al centro delle questioni trattate da Putin e Merkel nel corso del loro incontro dei giorni scorsi. La Germania ha espresso forte preoccupazione per la politica russa verso le Ong finanziate da paesi esteri, che sono considerate agenti stranieri da Mosca, e Angela …

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rompere la congiura del silenzio: Osservatorio sulle condizioni dei Cristiani nel Medio Oriente

terra-sanctadi Massimo Granata – fonte: appunti  
La visita di Papa Benedetto XVI in Libano, aveva a suo tempo attirato i riflettori dell’attenzione internazionale sulla situazione dei cristiani che vivono nella regione medio orientale, il cui numero si è ridotto considerevolmente in questi ultimi anni, ma l’impatto è durato poco . Certo uno dei fattori della diminuzione dei cristiani in questa parte del mondo è dato dal fatto che la radicalizzazione dei musulmani, guidata dalla proliferazione delle moschee wahabite, li ha resi incapaci di convivere con persone di altre religioni. Tuttavia, sebbene sia vero che i cristiani subiscono discriminazioni in alcuni paesi musulmani, sono più spesso la violenza e le guerre, come oggi in Siria e in Iraq, e le crisi economiche, non l’oppressione, che li spingono a rimpolpare i ranghi della diaspora. E pur tuttavia il silenzio sulle loro condizioni sui media occidentali è, per usare un facile ossimoro, assordante.
Ciò anche oggi mentre le drammatiche vicende della Siria, in primis, ma anche l’onda integralista che cresce in Egitto li vede in prima linea come candidati all’esodo dalle loro terre natali che, non dimentichiamolo, sono state le terre dove la fede cristiana ha visto le sue origini, dall’Egitto che ha dato rifugio a Cristo bambino, alla Palestina e al Libano che ne hanno visto la predicazione e la resurrezione, alla Siria che vide la conversione di S. Paolo, all’Armenia che vide la prima conversione di una intera nazione.
Come altre minoranze nel mondo, i cristiani mediorientali sono stati i primi a soffrire ogniqualvolta i loro paesi sono stati invasi da forze straniere o devastati da conflitti interni, e sono fra coloro che sono più colpiti in tempi di crisi economica.
[pullquote]Ciò anche oggi mentre le drammatiche vicende della Siria, in primis, ma anche l’onda integralista che cresce in Egitto li vede in prima linea come candidati all’esodo dalle loro terre natali che, non dimentichiamolo, sono state le terre dove la fede cristiana ha visto le sue origini, dall’Egitto che ha dato rifugio a Cristo bambino, alla Palestina e al Libano che ne hanno visto la predicazione e la resurrezione, alla Siria che vide la conversione di S. Paolo, all’Armenia che vide la prima conversione di una intera nazione.[/pullquote]
Più della metà degli 800.000 cristiani che risiedevano in Iraq prima dell’invasione americana del 2003 è fuggita. Tantissimi cristiani palestinesi, come i loro concittadini musulmani, sono stati cacciati dalla loro patria, e coloro che sono rimasti sono costretti a sopportare le difficoltà fisiche ed economiche della vita sotto l’occupazione israeliana. Decine di migliaia di cristiani libanesi sono fuggiti dai molteplici conflitti del loro paese, o hanno lasciato la loro patria per inseguire migliori opportunità economiche. Allo stesso modo,la Giordania ha perso circa il 20% dei suoi cristiani, sebbene la comunità cristiana giordana goda dei pieni diritti e dell’appoggio ufficiale delle autorità. E oggi tocca alle variegate comunità cristiane della Siria, ivi compresa quella caldea già profuga, valutare, nella disperazione, la dolorosa ipotesi di fuggire dalle propria terra.