Syrie : « Si l’armée quitte notre village, nous risquons d’être égorgés »

Nous avons demandé à un Syrien originaire de Homs (*) qui réside aujourd’hui dans un village de la province de Homs, de nous expliquer pourquoi l’armée de Bachar el-Assad bombarderait et réprimerait violemment son propre peuple, comme le répètent sans cesse les médias internationaux.
14 avril 2012 | Thèmes (S.Cattori) : Rôle des médias Syrie

Silvia Cattori : Les images diffusées par les chaînes télévisées et les commentaires des journalistes sont, comme vous devez le savoir, immanquablement en faveur des rebelles. Des images très impressionnantes d’immeubles en feu, des panaches de fumée noire, des maisons qui s’écroulent nous sont montrées. Homs est présentée comme « ville martyr et symbole de la révolution syrienne » [1]. Pouvez-vous nous expliquer pourquoi l’armée syrienne bombarde – si l’on en croit nos médias – aveuglément des lieux habités ?

Réponse : Madame, pardonnez-moi ; l’armée syrienne ne bombarde pas à l’aveugle ; elle ne bombarde pas des maisons qui sont habitées. On ne sait jamais si les images diffusées par al-Jaziira, al-Arabya ou vos chaînes télévisées, sont véridiques ou sont des images montées. Si elles correspondent vraiment avec ce qui s’est passé tel jour à tel endroit. Sachez que, quand on voit des panaches de fumée noire, ce sont des pneus de voitures que font brûler les mercenaires.

L’armée bombarde les lieux où elle a localisé des mercenaires. Il est difficile pour l’armée de les approcher et de les arrêter autrement. Les mercenaires utilisent des armes très sophistiquées, munies de viseurs, qui touchent le cœur de la cible. A Zabadani, les mercenaires ont tué plus de 150 soldats avec ces armes-là.

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Dentro le contraddizioni dell’Arabia Saudita

shaykh+al islam+saudi+arabiafonte: OasiCenter  http://www.oasiscenter.eu/it/node/7920

Le rivolte arabe, iniziate in Tunisia e diffusesi in tutto il mondo arabo, dal Marocco alla Siria, non sarebbero potute arrivare in un momento peggiore per la leadership saudita. Indebolita da divisioni interne, l’anziana leadership si è seriamente preoccupata per i movimenti di protesta che si sono materializzati nel Paese, non solo nella Provincia Orientale dove vive una minoranza sciita, ma anche in molte città saudite. Il regime ha risposto alle dimostrazioni in tre modi. In primo luogo con il pesante intervento delle forze di sicurezza, in secondo luogo con lo schieramento dell’establishment religioso, che ha ripetutamente condannato la disobbedienza civile come contraria all’Islam, giocando allo stesso tempo la carta del settarismo, soprattutto contro la comunità sciita. Infine, distribuendo benefit economici per comprare la fedeltà dei sauditi.

Queste tensioni interne hanno determinato il modo in cui l’Arabia Saudita ha risposto alle rivolte nei paesi limitrofi e nel mondo arabo nel suo complesso. Sono state adottate tre strategie: contenimento, contro-rivoluzione e sostegno alla rivoluzione. In Tunisia ed Egitto inizialmente i media sauditi sono stati critici verso le proteste e si sono schierati piuttosto chiaramente a sostegno dei regimi. Per esempio si è affermato che Bouazizi, il giovane tunisino che si è ucciso dandosi fuoco, aveva una fede debole ed è stato incapace di sopportare le difficoltà, altrimenti avrebbe evitato di commettere il suicidio, un atto condannato nell’Islam. Nonostante le strette relazioni in materia di sicurezza, in fin dei conti la Tunisia era marginale alla politica saudita e alla fine il regime ha accettato il fatto compiuto. Tuttavia, l’Arabia Saudita non si è congratulata con i tunisini per la loro rivoluzione fino a poco tempo fa, quando il nuovo Primo Ministro tunisino, Jebali si è recato in visita a Riyadh principalmente per discutere la sorte dell’ex presidente Ben Ali, che ha trovato rifugio a Jeddah.

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La violenza siriana caccia 50.000 cristiani dalle case ad Homs

fonte in lingua inglese: http://www.catholicnewsagency.com/news/syrian-violence-drives-50000-christians-from-homes/ Damasco, Siria, Mar 27, 2012 /  ( Catholic News Agency) -. Quasi tutti i cristiani nel conflitto dilaniata dalla città siriana di Homs essere fuggiti da violenze e persecuzioni, dopo le notizie che le loro case sono stati attaccati e sequestrati dai “fanatici” con legami con al-Qaida. Con il 90 …

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Siria: Parla il patriarca Gregorio III Laham

http://www.linkiesta.it/blogs/multitalians/siria-parla-il-patriarca-gregorio-iii-laham Antonio Picasso – 27 marzo 2012 «Questa è la guerra del mondo arabo. Diviso dai tanti interessi stranieri». A una anno dallo scoppio della guerra civile in Siria, la visione di Gregorio III Laham, Patriarca della Chiesa melchita, non cambia. «Il mondo avrebbe dovuto aiutare il regime a cambiare. Invece è rimasto immobile e …

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Al Cairo alla sbarra le ONG statunitensi pro-democrazia

L’ accusa è di fomentare disordini e attentare all’unità del Paese di Patrizio Ricci Mentre ufficialmente il governo statunitense appoggiava Mubarak fornendo anche consistenti quantitativi di materiale antisommossa, le ONG americane sin dal 2008 hanno operato in Egitto in funzione anti-regime sostenendo e incoraggiando il dissenso. Esse hanno supportato i sindacati, hanno agito per espandere […]

Summit di 70 paesi amici della Siria a Istanbul: sostegno armato in vista

E’ prevalsa l’opinione di risolvere la guerra civile siriana con le armidi Patrizio Ricci Mentre l’inviato speciale Onu Kofi Annan sembrava aver coronato il suo sforzo ottenendo da Assad l’accettazione completa del piano di pace da attuarsi entro il 10 aprile, nel fine settimana il summit dei paesi “amici della Siria” (assenti Russia e Cina) […]