Il fallimento delle banche non è necessariamente la fine del mondo

  fonte: Quel piccolo villaggio di irriducibili… islandesi!.  Daily Telegraph un articolo del 28 novembre scorso di Ambrose Evans-Pritchard, international business editor esperto di economia del Daily Telegraph. Il fallimento delle banche non è necessariamente la fine del mondo. Dove esiste ancora una sovranità monetaria, le banche private sono una cosa, lo Stato un’altra. Gli unici che …

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Referendum per l'Euro

da: http://www.beppegrillo.it/2011/12/referendum_per/index.html Il sondaggio “L’Italia deve uscire dall’Euro” ha visto il prevalere degli euroscettici. Su 20.176 risposte, 11.352 hanno risposto SI, pari al 56,68% e 8,676 hanno risposto NO, pari al 43,32%. Ben 10.608 persone hanno spiegato le motivazioni del loro voto. Una Summa dell’Euro. Chi ha il tempo di leggerle può farsi una opinione …

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LAICI, CIOÈ CRISTIANI

Mi sembra particolarmente importante aver voluto affrontare quest’anno, nell’Assemblea Plenaria, il tema di Dio: «La questione di Dio oggi». Non dovremmo mai stancarci di riproporre tale domanda, di “ricominciare da Dio”, per ridare all’uomo la totalità delle sue dimensioni, la sua piena dignità. Infatti, una mentalità che è andata diffondendosi nel nostro tempo, rinunciando a …

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Paolo Savona: "Ci siamo mossi con troppa superficialità per entrare in europa"

Questo è interessantissimo intervento dell’economista Paolo Savona, per cambiare punto di vista, e non usare quello che il problema l’ha creato ( ci sono colpe dei singoli stati ma è il sistema euro che non funziona): chi è Paolo Savona. Dopo la laurea inizia la sua carriera in Banca d’Italia vincendo il concorso per entrare …

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La nostra crisi, la loro opportunità

Il seguente articolo scritto da John Waters per l’Irish Times, è molto interessante, pone alcune domande: che senso  ha oggi parlare di “patria” , che senso ha l’entità “paese” quando poi i “paesi” si  indicano solo in termini economici?

la sopravvivenza di concetti quali “bene comune” sono finzioni residue che si basano su un senso nostalgico della realtà. Non soltanto in un paese che si è affidato all’economia globale non è più plausibile un appello etico, ma oltretutto non ha proprio senso parlare di un’entità definita “paese”.

In secondo luogo Egli evidenzia un’altra scomoda verità, che nella crisi attuale c’è chi fa comunque lucrosi guadagni  sul fallimento, sull’impoverimento, è permesso dalle regole di borsa. Io mi  domando che lavoro è un lavoro che guadagna virtualmente, che lavoro è?  Dov’è il lavoro, non è lavoro dell’ingegno, è lavoro dell’astuzia, che sfrutta la conoscenza dei meccanismi tecnici della speculazione. Ma in questi termini un delinquente da cosa si distingue? Evidentemente che c’è una delinquenza legalizzata ed una no.  Tutto questo lo abbiamo accettato tutti noi accettando la “globalizzazione”, la via per rendere i guadagni astronomici sfruttato il “mercato globale”, così si chiama il mondo. E’ un’assurdità, quando il denaro non è legato al lavoro è un’assurdità, invece vive e si moltiplica di vita propria si genera a debito sul lavoro della gente, gonfiando le economie e poi facendole fallire, pagano infine sempre chi il lavoro lo fa, come vediamo… Tutto questo l’abbiamo accettato, perchè non ce ne siamo accorti? Non ce ne siamo neanche accorti finora… Si è giocato tutto su una assenza. Abbiamo lasciato fare e lasciamo ancora fare, basta che ci sia un viso rispettabile, non ci balena neanche il sopsetto  che il pproblema è su dove abbiamo costruito, su quali basi e su quali regole. Ci siamo arrabbiati sulle opzione che ci hanno presentate , ma non erano le migliori, erano avvelenate, per il guadagno ed il predominio di pochi, per l’idea di un bene e di una Europa e di un mondo globale, una realtà globale. Ci hanno sviato, hanno sviato la nostra attenzione e lo faranno ancora, siamo troppo prevedibili.  Ci accontentiamo.  (VietatoParlare.it)

Ma ecco l’articolo:

fonte: http://www.presseurop.eu/ articolo di  John Waters

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Gaillimh, Ireland. Picture by LaetiBobo

L’altra mattina sul sito dell’Irish Times un link pubblicitario ha attirato la mia attenzione: “L’euro starà anche per disintegrarsi, ma ciò non significa che non se ne possa trarre qualche vantaggio”. Il tono di quell’affermazione perentoria, così antitetica alla compassione che di norma si dovrebbe accompagnare a queste faccende, mi ha indotto a cliccarci sopra.

È saltato fuori che si trattava della pubblicità di un sito che offre newsletter quotidiane di aggiornamento sugli investimenti, con informazioni e “soltanto le notizie da cui si può trarre profitto”. Promette a chi si abbona di ricevere dritte da insider sugli sviluppi più immediati della crisi dell’euro. L’incombente “punto di flesso” – il momento di inversione in corrispondenza del quale i mercati si ribalteranno – potrebbe fornire agli iniziati opportunità di “profitti straordinari”. Vengano signori! Vengano!

Nel mio caso, alla lettura  della pubblicità si è accompagnata una strana e imbarazzante sensazione: mi sono reso conto non soltanto che gli affari continuano malgrado il disastro in corso, ma anche che il disastro stesso offre possibilità di lucro ad alcuni. Non ci aspetterebbe mai di leggere cose simili nelle pagine dei commenti o delle lettere di un giornale, eppure eccola lì, invece, indirizzata al medesimo pubblico di lettori: l’idea di mercati “dalle zanne e dagli artigli insanguinati”.

In prima pagina sull’edizione cartacea dell’Irish Times di quel medesimo giorno c’era un articolo intitolato “L’Europa vuole esaminare minuziosamente l’Irlanda anche molto dopo il bailout”. Ma che cosa si intende per “Irlanda” in questo caso? Il titolo implica l’esistenza di una comunità normale, che abbia  interessi condivisi: l’idea che alcuni distinti “noi” stiano affrontando una situazione comune a tutti. Questa comunità può includere anche coloro che pensano di “trarre straordinari guadagni” da eventi che precipitano tutti gli altri in un disastro fatale?

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nessuna cospirazione: gli euro tecnici l'ultima possibilità (dagli italiani concepibile)

  Con un parlamento che non conta nulla, dopo aver visto la guerra in Iraq, in Afganistan, le sommosse indotte della primavera araba, in Libia (per la sua ricchezza e per il voler rendere l’Africa indipendente, entrare nei mercati) , Siria, Tunisia, in Iran (l’Iran voleva mettere in atto una borsa iraniana per le contrattazioni …

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un progetto di governo globale

  Il non avere sovranità monetaria  ma una Banca Centrale che emette a debito la moneta come se fosse di sua proprietà e gravandola di interessi ,  supera tutte le teorie complottistiche  che può generare la più fervida fantasia. Questo ci fa vedere chiaramente che  alle esigenze dei popoli i padri dell’Europa hanno mano a …

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