La finanza rapace: la nuova modalità di guerra globale

fonte: Michael Hudson   www.globalresearch.ca  Link: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=21415  12.10.2010

Cosa succederebbe se impedissimo alle banche americane e ai loro clienti di creare 1.000 miliardi, 10.000 miliardi o addirittura 50.000 miliardi di dollari sulla tastiere dei loro computer per comprare tutte le obbligazioni e le azioni del mondo, oltre a tutte le proprietà terriere e agli altri asset in vendita, nella speranza di realizzare guadagni in conto capitale e intascare gli spread sull’arbitraggio con una leva sul debito di meno dell’1% del costo dell’interesse? E’ questo il gioco a cui si sta giocando oggi. L’afflusso di credito in dollari nei mercati stranieri perseguendo questa strategia ha fatto salire i prezzi degli asset e delle valute straniere, consentendo agli speculatori di ripagare le propria presenza negli Stati Uniti con dollari più convenienti, tenendosi per sé il passaggio di valuta oltre al margine del tasso di interesse dell’arbitraggio.

La finanza è diventata una nuova modalità di guerra – senza l’aggravio delle spese militari e l’occupazione forzata di un altro paese. E’ una sfida nella creazione del credito per comprare proprietà immobiliari e risorse naturali in tutto il mondo, infrastrutture e la proprietà di obbligazioni e azioni aziendali. Chi ha bisogno di un esercito quando si può ottenere la ricchezza monetaria e l’appropriazione di beni semplicemente con strumenti finanziari? La vittoria si può prevedere che andrà all’economia il cui sistema bancario potrà creare la maggior parte del credito, utilizzando un esercito di tastiere di computer per appropriarsi delle risorse del mondo.

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Guardare fuori per capire noi: "la svolta neoliberista della Lettonia".

fonte : finanza in chiaro

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lettonia
Mentre la maggior parte della stampa mondiale si concentra sulla Grecia (e anche su Spagna, Irlanda e Portogallo) come la zona euro più in difficoltà, la più grave, devastante e assolutamente più micidiale crisi nelle economie post-sovietiche programmate per entrare a far parte dell’Eurozona è sfuggita in qualche modo all’attenzione generale.

E’ senza dubbio così perché la loro esperienza è un’accusa dell’orrore distruttivo del neoliberismo – e della politica dell’Europa di non trattare questi paesi come promesso, non aiutandoli a svilupparsi secondo delle linee dell’Europa occidentale ma come zone da essere colonizzate per essere mercati di esportazione e mercati bancari, spogliate dei loro attivi di bilancio, dei loro lavoratori qualificati e più in generale della loro manodopera in età lavorativa, del loro patrimonio immobiliare e dei loro edifici, e di qualsiasi altra cosa ereditata dal periodo sovietico.

La Lettonia ha subito una delle peggiori crisi economiche del mondo. Non si tratta soltanto di una crisi economica, ma anche di una crisi demografica. Il suo crollo del PIL del 25,5 per cento solamente negli ultimi due anni (quasi il 20 per cento lo scorso anno) è già la peggior flessione mai registrata in un periodo di due anni. Le rosee previsioni del FMI anticipano un’ulteriore decrescita del 4 per cento, il che collocherebbe il tracollo economico lettone davanti alla Grande Depressione degli Stati Uniti. Ad ogni modo, le brutte notizie non si fermano qui. Il FMI stima che il 2009 vedrà un disavanzo totale dei conti dei capitali e e dei conti finanziari per 4,2 miliardi di euro, e altri 1,5 miliardi di euro (equivalenti al 9 per cento del PIL) lasceranno il paese nel 2010.

Inoltre, il governo lettone sta rapidamente accumulando debito. Dal 7,9 per cento del PIL nel 2007, si stima che il debito della Lettonia arriverà al 74 per cento del PIL per quest’anno, stabilizzandosi presumibilmente,nello scenario migliore ipotizzato del FMI, all’89 per cento nel 2014. Questo la collocherebbe ben oltre i limiti del debito imposti da Maastricht per l’adozione dell’euro. Tuttavia, l’entrata nell’Eurozona è stato il principale pretesto della banca centrale lettone per le misure di austerità lacrime e sangue necessarie per mantenere il suo ancoraggio al tasso di cambio. Ma la tutela di questo ancoraggio ha bruciato montagne di riserve di valuta che altrimenti sarebbero state investite nell’economia nazionale.

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Finanziamento della spesa militare USA

Fonte: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=24267

Una grande quantità di surplus di dollari si sta riversando nel resto del mondo. Le banche centrali hanno riciclato questo afflusso di dollari per l'acquisto di titoli del Tesoro americano, che servono a
finanziare il deficit di bilancio federale degli Stati Uniti. Alla base di questo processo è il carattere militare del deficit dei pagamenti Usa e il disavanzo del bilancio federale nazionale. Per quanto strano possa sembrare e irrazionale, come lo sarebbe in un sistema più logico della diplomazia mondiale, l’ "eccedenza di dollari" è ciò che finanzia la solidità globale militare americana.

Essa costringe le banche centrali straniere a sostenere i costi di un impero militare americano in espansione: una reale "taxation without representation". Mantenere delle riserve internazionali in "dollari" indica il riciclaggio degli afflussi di dollari per comprare buoni del Tesoro

USA, vale a dire, il debito pubblico USA che è emesso in gran parteper finanziare l'esercito.

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Il rifiuto dell’Islanda di essere vessata finanziariamente è un modello per Grecia e Irlanda?

FONTE : http://www.counterpunch.org/2011/05/27/breakup-of-the-eurozone/

Lo scorso mese l’Islanda ha votato contro l’accettazione delle richieste britanniche e olandesi che avrebbero rimborsato le agenzie di assicurazione bancarie nazionali per aver “salvato” i propri correntisti di Icesave. È stata la seconda votazione contro quest’accordo (con un coefficiente di 3 a 2) e la convinzione degli islandesi di rimanere membri dell’eurozona è scesa al 30 per cento. Il comune sentire è che i politici europei sono intervenuti in soccorso dei banchieri e non degli interessi della società, cosa che gli islandesi pensavano fosse la strada da seguire, come già stabilito nel 1957 con la formazione della Comunità Economica Europea.

L'Europa ha messo in dubbio l’adesione dell’Islanda a causa dell’imposizione dell’austerità finanziaria e della povertà alla popolazione, tutto questo per farle pagare soldi che legalmente non doveva a nessuno. Il problema è quello di trovare un tribunale imparziale che voglia applicare le leggi esistenti per attribuire le responsabilità a chi effettivamente le ha.

La ragione per cui l’UE ha combattuto così duramente per far prendere al governo islandese la responsabilità dei debiti di Icesave è quello che i creditori chiamano “contagio”. L’Irlanda e la Grecia devono affrontare un ammontare del debito sempre più elevato. La “troika” dei creditori europei – la Banca Centrale Europea (BCE), la Commissione Europea e il FMI – ritiene che la cancellazione del debito e la tassazione progressiva per proteggere le economie interne sia una malattia contagiosa.

Come la Grecia, l’Irlanda ha chiesto un allentamento del debito per far sì che il governo non fosse obbligato a tagliare la spesa nel corso di una recessione sempre più acuta. “La stampa irlandese ha riportato che i funzionari dell’UE “hanno perso la testa” quando i negoziatori irlandesi hanno chiesto di allargare la condivisione del peso del debito. La Banca Centrale Europea teme che una mossa del genere possa provocare un contagio nei mercati del debito dell’Europa meridionale”, così ha scritto un giornalista, avvertendo che le conseguenze dello sconsiderato incameramento del debito pubblico nel bilancio dello Stato possa minacciare di far fallire l’economia.

 

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Presidente Berlusconi, per il bene dell’Italia, NON SI DIMETTA – di Paolo Barnard

Condivido e pubblico l'appello  di Paolo Barnard che si ringrazia per il suo prezioso lavoro in campo economico, spero che qualcun altro si decida a parlare :

Presidente,

perdoni l'approccio informale. Sono il giornalista e autore Paolo Barnard, lavoro da due anni con il gruppo di macroeconomisti del Levy Institute Bard College di New York sulla crisi dell'Eurozona. Siamo guidati dal Prof. L. Randall Wray dell’Università del Missouri Kansas City, che coordina altri 10 colleghi inglesi e australiani.

Presidente, è incomprensibile che Lei non scelga di salvare la nazione, e il Suo governo, rendendo pubblico che:

a) l'Euro fu disegnato precisamente per affossare gli Stati del sud Europa, fra cui l’Italia.

b) esistono responsabili italiani ed europei di questo "colpo di Stato finanziario di proporzioni storiche". (una definizione del tutto ragionata offerta dell'economista americano Michael Hudson)

Presidente, dalle pagine del Financial Times, del Wall Street Journal e persino del New York Times, da mesi economisti del calibro di Martin Wolf, Joseph Stiglitz, Paul Krugman, Nouriel Roubini, Marshall Auerback, Le stanno suggerendo la via d'uscita. A Parigi, l’eccellente Prof. Alain Parguez dell’Università di Besancon ne ha trattato esaustivamente. Wray e i suoi colleghi Mosler, Tcherneva e Hudson pure. Nel dettaglio, essi hanno scritto che:

L'Italia è stata condannata a un’aggressione senza precedenti da parte dei mercati dall'operato dei governi di centrosinistra che La hanno preceduta, poiché essi hanno portato il nostro Paese nel catastrofico costrutto dell'Eurozona. Le famiglie italiane e il Suo governo non devono pagare per colpe non loro. Lei deve dire alla nazione ciò che sta veramente accadendo, e chi ci ha condotti a questo dramma.

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UNIONE EUROPEA: è stata dichiarata la guerra di classe

fonte Michael Hudson  sito ateneo

“Ma se un paese non mantiene i propri impegni, credo che tutti saremmo d’accordo nel ritenere che il secondo stage dovrà essere differente. Andremmo troppo in là se noi considerassimo, in questo secondo stage, di dare alle autorità dell’area euro una voce più forte e più autorevole nella formazione delle politiche economiche della nazione se queste falliranno pesantemente? Un’influenza diretta, che va ben oltre la sorveglianza potenziata che è prevista al momento? Jean-Claude Trichet, Presidente della BCE mentre riceve il premio Carlo Magno per l’unità dell’Europa (Aachen, 2 giugno 2011)

Subito dopo che il Partito Socialista aveva vinto le elezioni nazionali in Grecia nell’autunno del 2009, era diventato palese che le finanze del governo erano un disastro. Nel maggio del 2010 il Presidente francese Nicolas Sarkozy prese l’iniziativa per raccogliere 120 miliardi di euro dai governi europei per sussidiare il sistema fiscale non progressivo che aveva portato il governo greco in un mare di debiti, che le banche di Wall Street avevano aiutato a nascondere sotto una contabilità stile Enron.

Il sistema impositivo era come un imbuto che raccoglieva le tasse per pagare le banche tedesche e francesi che stavano comprando i sempre più deprezzati bond governativi. I banchieri stanno dando l’imprimatur su questo modo d’intendere la politica, la condizione necessaria per derubare i bond greci quando arrivano alla scadenza e per estendere le scadenze nel breve lasso di tempo in cui la Grecia è costretta a operare. Se questo piano avesse successo, sarebbe una manna per gli attuali possessori delle obbligazioni. Il 1° giugno Moody’s ha abbassato il rating sul debito greco a “junk” (da Caa1, poi a B1, che era già abbastanza basso), stimando una probabilità del default pari al 50%. L’abbassamento è servito per mettere ancora più alle strette il governo greco. Senza considerare la politica dei funzionari europei, Moody’s ha affermato: “C’è una sempre maggiore probabilità che i sostenitori della Grecia (il FMI, la BCE e la Commissione dell’UE, noti anche come la “Troika”), in un futuro prossimo, richiederanno la partecipazione dei creditori privati nella ristrutturazione del debito come precondizione per il supporto finanziario.”[1]

 

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Il Grande imbroglio

fonte: http://www.megachip.info/tematiche/beni-comuni/6618-udite-udite.html  di Giulietto Chiesa – Megachip.

Udite, udite, o signori e signore che leggete i giornali dei finanzieri di tutto il mondo, (cioè i “loro giornali”, cioè tutti i giornali del mainstream, e naturalmente tutte le televisioni del mainstream) adesso scoprirete il segreto, uno dei segreti, forse il più importante dei segreti, che sta dietro la crisi della finanza mondiale. Credevate che la Grecia fosse la pietra dello scandalo e che i greci, questi spendaccioni corrotti, dovessero essere salvati, sì, ma insieme privati della loro sovranità nazionale, come gli italiani, del resto, e i portoghesi e gli irlandesi? Vi sbagliavate, ma non è colpa vostra. Le cose stanno diversamente, e tenetevi forte alle vostre sedie. Scoprirete anche come la più grande democrazia del mondo (senza scherzi, sto parlando di quella americana!) è in grado di guardarsi dentro (quasi) fino in fondo.

E questo è un bene. Salvo naturalmente il fatto che nessuno lo saprà. E questo è un male. Eccetto io e voi che leggete queste righe elettroniche (questa roba non andrà mai sulla prestigiosa carta dove scrivono De Bortoli, Riotta, Pigì Battista e altri tristanzuoli che vi hanno raccontato e vi raccontano frottole tutti i giorni).

Prima di tutto la fonte, perchè non abbiate a sospettare che si tratti del solito trucco di un “complottista” inveterato. La fonte è più che ufficiale, unica e irripetibile: GAO Audit (Government Accountability Office). Il Governo è quello degli Stati Uniti d’America. L’Audit è parola inglese che sta per verifica contabile. L’Audit di cui si parla è il primo che sia stato mai effettuato da mano umana (non possiamo escludere il buon Dio) sull’attività della Federal Reserve nei quasi cento anni della sua storia.
 

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