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Palestina – La guerra e la discriminazione verso i cristiani, tra islamizzazione e ‘ebraizzazione’ dell’area

Sul sito della TV Byoblu , si solleva il tema della discriminazione contro i cristiani sia da parte dei musulmani che degli ebrei israeliani.

Ma prima di entrare nel vivo delle questioni sollevate da Byoblu, è il caso di ricordare l’entità dei cristiani in Terrasanta: “Secondo il censimento PCBS del 2017, ci sono circa 47.000 cristiani in Palestina, la stragrande maggioranza – quasi il 98% – situata in Cisgiordania. La diminuzione della popolazione cristiana di Gaza ammonta a poco più del 2% dell’intera comunità cristiana palestinese. Sono concentrati nelle città di Ramallah e Betlemme, in Cisgiordania, oltre che a Gerusalemme. I cristiani tendono ad essere tra i membri più istruiti della popolazione palestinese. Tra loro ci sono membri di ogni denominazione cristiana orientale e della maggior parte di quelle occidentali” (da Minority Right).

Ecco i punti chiave evidenziati da Byoblu:

– Discriminazione verso i cristiani: Byoblu sottolinea che i cristiani, sia cittadini israeliani che palestinesi, sono soggetti a discriminazione da parte di musulmani ed ebrei israeliani.
– Manifestazioni con odio: Durante manifestazioni pro-Hamas in Francia, Germania e Londra, si verificano cartelli a favore del Califfato e slogan che inneggiano alla sottomissione dei cristiani.
– Contesto in Israele: In Israele, si riferisce a episodi di ebrei ultraortodossi che imprecano e sputano contro il clero cristiano nella Città Vecchia, specialmente intorno a Betlemme Anti-Christian Hate Crimes in Jerusalem Soaring This Year.
– Contesto in Palestina: Anche in Palestina, i cristiani subiscono discriminazione, e Hamas, che governa Gaza, promuove l’islamizzazione dell’area.

Per quanto riguarda quanto segnalato da Byoblu, mi soffermo qui specificatamente alla questione del disprezzo e degli degli sputi contro i cristiani.

Ebbene quanto Byoblu descrive, viene riportato dal giornale israeliano Haaretz, sin dal 2011.

Nel novembre 2011, Haaretz riportava che gli ebrei ultraortodossi imprecavano e sputavano contro il clero cristiano nelle strade della Città Vecchia come parte della loro routine quotidiana. Il segretario capo del Patriarcato greco-ortodosso spiegava: “È un fenomeno comune. Cammini per strada e, improvvisamente, ti ritrovi sputato addosso senza alcun motivo apparente.” Allo stesso tempo, uno studente del seminario armeno della città lamentava di essere oggetto quotidiano di insulti e sputi da parte di uomini ultraortodossi, sottolineando: “Quando vedo un uomo ultraortodosso avvicinarsi per strada, mi chiedo sempre se mi sputerà addosso.” Tali incidenti erano così diffusi che alcuni sacerdoti avevano rinunciato a visitare alcune parti della Città Vecchia.

Inoltre, esistono riferimenti più recenti su questa tematica, come un articolo pubblicato su Time of Israel nel 2023. Va notato che in risposta alle preoccupazioni internazionali sollevate da alcuni episodi specifici, le autorità israeliane hanno effettuato arresti in relazione a tali comportamenti (fonte: AP News). È rilevante notare che tali arresti sono stati probabilmente influenzati dalla reazione negativa a livello internazionale. Inoltre, in un articolo del The Guardian, si fa riferimento all’incoraggiamento di tali comportamenti da parte dell’ex primo ministro israeliano Netanyahu.

Ma il gesto nasconde un problema più grande e generalizzato

Cito dal The Guardian:
Il Patriarca latino nominato dal Vaticano, Pierbattista Pizzaballa, ha affermato che la comunità cristiana della regione, fondata 2.000 anni fa, è sempre più sotto attacco, con il governo più di destra nella storia di Israele che incoraggia gli estremisti che hanno molestato il clero e vandalizzato proprietà religiose a un ritmo sempre più rapido .

L’aumento degli incidenti anticristiani arriva mentre il movimento dei coloni israeliani, galvanizzato dai suoi alleati nel governo, sembra aver colto l’occasione per espandere la propria attività nella capitale contesa. 

Il Monte degli Ulivi diventa l’ultimo obiettivo nella lotta per il controllo di Gerusalemme.  “La frequenza di questi attacchi, delle aggressioni, è diventata qualcosa di nuovo”, ha detto Pizzaballa all’AP. “Queste persone si sentono protette… che l’atmosfera culturale e politica ora può giustificare, o tollerare, azioni contro i cristiani”.

Ed ancora dal The Guardian:
“Gli elementi di destra vogliono giudaizzare la Città Vecchia e le altre terre, e sentiamo che nulla li trattiene adesso”, ha detto padre Don Binder, pastore della cattedrale anglicana di San Giorgio a Gerusalemme. “Le chiese sono state il principale ostacolo”.

I circa 15.000 cristiani che vivono oggi a Gerusalemme, la maggioranza dei quali palestinesi, una volta erano 27.000 – prima che le difficoltà seguite alla guerra del 1967 spingessero molti appartenenti al gruppo tradizionalmente prospero ad emigrare.

Ora, il 2023 si preannuncia come l’anno peggiore per i cristiani degli ultimi dieci anni, secondo Yusef Daher del Jerusalem Inter-Church Center, un gruppo che coordina le denominazioni.

Le aggressioni fisiche e le molestie nei confronti del clero spesso non vengono denunciate, ha affermato il centro. Ha documentato almeno sette casi gravi di vandalismo contro proprietà ecclesiastiche da gennaio a metà marzo – un forte aumento rispetto ai sei casi anticristiani registrati nel corso del 2022. I leader della chiesa incolpano gli estremisti israeliani per la maggior parte di essi e affermano di temere un’ulteriore escalation.

“Questa escalation porterà sempre più violenza”, ha detto Pizzaballa. “Creerà una situazione che sarà molto difficile da correggere”.

A marzo due israeliani hanno fatto irruzione nella basilica accanto al Giardino del Getsemani, dove si dice sia stata sepolta la Vergine Maria. Si sono avventati su un prete con un’asta di metallo prima di essere arrestati.

Nel mese di febbraio, un ebreo americano religioso ha strappato dal piedistallo una rappresentazione di Cristo alta 3 metri e l’ha fracassata sul pavimento, colpendone il volto con un martello una dozzina di volte nella Chiesa della Flagellazione sulla Via Dolorosa, lungo la quale si trova credeva che Gesù trasportò la sua croce verso la sua crocifissione. “Niente idoli nella città santa di Gerusalemme!” egli gridò.

Cristiani ed Islam

Naturalmente, neanche nelle terre amministrate dall’Islam le cose non vanno diversamente. Se si critica lo stato israeliano di essere diventato uno stato religioso, ovvero uno stato ebraico, la stessa cosa avviene a GAZA e questo a prescindere dai bombardamenti da condannare nel maniera più totale.

Sì, perchè – come abbiamo visto  – anche a Gaza, Hamas che amministra questo territorio, esige che in esso governi la Sharia.

Cito (dal Rapporto 2020 sulla libertà religiosa internazionale: Israele, Cisgiordania e Gaza): “La Legge Fondamentale dell’Autorità Palestinese, che funge da costituzione provvisoria, stabilisce l’Islam come religione ufficiale e afferma che i principi della sharia saranno la principale fonte legislativa, ma prevede la libertà di credo, di culto e di esecuzione di riti religiosi a meno che non violino ordine pubblico o moralità. Proscrive inoltre la discriminazione basata sulla religione, chiede il rispetto di “tutte le altre religioni divine” e stabilisce che tutti i cittadini siano uguali davanti alla legge.”

Cristiani discriminati da entrambi i lati

I cristiani sono effettivamente oggetto di oppressione e discriminazione sia in Israele che in Palestina, ed è una realtà incontrovertibile. Questa discriminazione è in parte dovuta alla loro identità religiosa e in parte alla loro identità palestinese.

Nonostante sia importante sottolineare che la discriminazione dal lato israeliano non sia basata sulla fede cristiana in sé, ma piuttosto sulla concentrazione dei cristiani palestinesi nella Cisgiordania. La maggior parte di loro risiede nei dintorni di Betlemme, un’area fortemente influenzata da ciò che viene comunemente definito “occupazione”. In questa zona, sia i musulmani che i cristiani soffrono a causa dell’occupazione, ma va notato che la percentuale di musulmani palestinesi che risiede in quest’area è inferiore rispetto ai cristiani palestinesi.

È evidente che la solidarietà tra cristiani e musulmani in questa situazione è essenziale, poiché senza il supporto reciproco, è plausibile che i cristiani affronterebbero una situazione ancora più difficile rispetto ai loro vicini musulmani (che hanno il supporto di tutto il mondo arabo intorno).

Quindi in questa area la questione sembra essere di prevalenza. Questo modello dinamico è stato riscontrato anche in contesti come l’Iraq, dove nella pianura di Ninive, cristiani e musulmani avevano costruito relazioni di amicizia nel corso degli anni. Tuttavia, è da notare che in quell’occasione quando il contesto ha subito cambiamenti, come l’avvento dell’ISIS, alcuni musulmani che in precedenza erano amici dei cristiani hanno rapidamente cambiato atteggiamento, spesso allineandosi con gli estremisti e causando gravi conseguenze per i cristiani. Ma nel caso palestinese, i cristiani palestinesi affrontano sfide simili a quelle dei musulmani palestinesi, tra cui la limitazione dei movimenti, la mancanza di accesso alle opportunità e l’insicurezza di vivere sotto occupazione.

Inoltre, va notato che nell’Israele contemporaneo, esistono due principali gruppi di cristiani basati sulle origini etniche della popolazione cristiana. Ci sono alcuni centinaia di migliaia di cristiani di lingua araba che si identificano principalmente come palestinesi di cittadinanza israeliana. Inoltre, ci sono diverse centinaia di migliaia di persone che sono parenti cristiani di ebrei a cui è stata concessa l’immigrazione in base alla Legge del Ritorno e dei loro discendenti. Questi ultimi tendono a parlare l’ebraico e a identificarsi come israeliani.

Autorità di Hamas

La situazione con l’autorità di Hamas è problematica specialmente da quando questo gruppo amministra l’enclave. Cito da una interrogazione parlamentare che spiega bene le problematiche per i cristiani:

“Dal consolidamento del potere di Hamas si sono verificati ripetuti episodi di violenza contro questa comunità. Tra il 2007 e il 2011 si sono verificati atti di vandalismo e attentati contro scuole, case e istituzioni cristiane, nonché casi di omicidio e, recentemente, tentato omicidio contro membri della comunità cristiana. La mancata effettuazione di indagini o arresti in seguito a questi incidenti fa pensare che Hamas non abbia alcuna intenzione di intervenire per fermare questa persecuzione dei cristiani. Inoltre, verso la fine del 2009 una ONG canadese ha confermato che membri di Hamas hanno ripetutamente profanato tombe cristiane e riesumato i corpi, allo scopo di “decontaminare” il suolo dai cadaveri dei cristiani ritenuti indegni di sepoltura. in terra palestinese. Secondo la stessa fonte, Hamas avrebbe costretto i membri della minoranza cristiana a collaborare con essa, intimidendoli con minacce di stupro e ritorsioni contro le loro famiglie. La discriminazione sembra ormai diventata la regola anche in Cisgiordania, soprattutto a Betlemme, dove la maggioranza musulmana, pur accettando turisti cristiani, sta diventando sempre più ostile verso i cristiani palestinesi.

Dato che l’articolo 2 dell’accordo di associazione con l’OLP stabilisce che il rispetto della democrazia e dei diritti umani costituisce una componente essenziale di tale accordo, può la Commissione specificare quali azioni intende intraprendere per garantire che tale clausola sia rispettata dalle autorità governative palestinesi e che cessa la violenza contro i cristiani?” (Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-006179/2011 – 2011)

Cito da dall’Istituto Providence: La situazione per i cristiani è molto più grave a Gaza che in Cisgiordania. Dopo che Hamas vinse in maggioranza le elezioni parlamentari palestinesi del 2006, l’organizzazione usò la forza delle armi per conquistare il territorio nel giugno 2007 e imporre la sua ideologia islamica radicale. La persecuzione dei cristiani qui è mascherata dalle dichiarazioni di buona volontà di Hamas nei confronti della piccola popolazione cristiana di Gaza, che conta meno di 1.000 persone. Dichiarazioni come il documento politico del partito del 2017 proibiscono il fanatismo religioso e consentono ai seguaci di altre religioni di “praticare le proprie convinzioni in sicurezza e incolumità”, ma questi sono sentimenti vuoti e documenti privi di significato. In realtà, i sostenitori di Hamas e i gruppi salafiti-jihadisti come Swords of Righteousness e Army of Islam prendono di mira i cristiani di Gaza con conversioni forzate , discriminazione nelle scuole, attacchi alle loro attività e in alcuni casi anche con il martirio  (Providence).

Considerazioni

Byoblu ha sollevato un argomento profondamente triste e vero. Tuttavia, esistono storie di convivenza pacifica e solidarietà tra cristiani, ebrei e musulmani che dovrebbero essere promosse e raccontate. Tuttavia, è deplorevole che quando il potere, indipendentemente dalle sue connotazioni religiose o ideologiche, si frappone sempre tra gli esseri umani, e anziché abbracciare il significato del trascendentale e dello spirituale, spesso si limita solo ad accentuare le divisioni e a diffondere rancore ed odio.

È un dato di fatto innegabile che la situazione sia estremamente complessa e problematica. Ovviamente ciò rimette al centro ciò che nella vita è il vero ‘profitto’ e ciò che è ‘pula’.

Il cuore del problema risiede nel fatto che i governi e le autorità dovrebbero sempre aderire a principi umani universali, indipendentemente dalle differenze religiose o etniche. Altrimenti, c’è il rischio che le religioni e le credenze umane vengano distorte e strumentalizzate per soddisfare esigenze personali, anziché servire come guide morali per l’intera umanità.

♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦

Note a margine

I cristiani palestinesi si considerano arabi o semplicemente palestinesi?

I cristiani palestinesi, noti in arabo come “Masīḥiyyūn Filasṭīniyyūn”, hanno radici storiche profonde nella regione. Le prime comunità cristiane nella Giudea romana comprendevano sia ebrei messianici che parlavano aramaico, così come greci e romani che parlavano greco e latino. Da quanto ho appreso dai miei amici cristiani palestinesi, essi si considerano culturalmente e linguisticamente cristiani palestinesi, con antenati che risalgono ai primi seguaci di Cristo. La loro discendenza comprende gli arabi Ghassanidi, i bizantini che governarono le tre province della Palestina dalla fine del IV secolo fino alla conquista musulmana del Levante negli anni ’30 e i crociati che si stabilirono in Terra Santa.

Sia i musulmani che i cristiani in Palestina hanno adottato una sincretizzazione delle credenze religiose, che ha portato all’integrazione di usanze pagane nel cristianesimo e successivamente nella pratica musulmana. Condividono molte festività in onore degli stessi santi, sebbene essi siano chiamati con nomi diversi. Ad esempio, San Giorgio, il santo patrono della Palestina, è noto dai musulmani come “Khidr-Ilyas”, una fusione tra il profeta Elia e il mitico profeta Khidr, il cui nome significa “il Verde”. La festività viene celebrata in primavera il 6 maggio (calendario giuliano) come un rito gioioso di rinascita. Spesso, sia cristiani che musulmani, invocano l’aiuto di San Giorgio dicendo “Ya Khidr” quando si trovano in situazioni difficili. Molte donne musulmane che desiderano concepire visitano un santuario dedicato a Maria, dove accendono una candela e pregano per avere un figlio.

Un notevole contributo di un cristiano palestinese alla storia della Palestina è stato quello di Issa El-Issa, che fondò il primo giornale palestinese, chiamato “Falasteen”, nel 1911 nella città allora a maggioranza araba di Giaffa. Questo giornale ha svolto un ruolo significativo nella formazione dell’identità e del nazionalismo palestinese, ma ha anche affrontato ostacoli, con chiusure ripetute da parte delle autorità ottomane e britanniche a causa delle forti critiche mosse contro il sionismo.

Farsoun, Samih (2004). Cultura e costumi dei palestinesi .

Credo che anche questa testimonianza della cristiana ortodossa Sana Khoury (verificata, fonte Quora) possa essere interessante:

Qual è il rapporto tra musulmani e cristiani palestinesi?

“È strano e complesso.

Come ho affermato in alcune delle mie altre risposte, i cristiani palestinesi vengono spesso utilizzati da entrambe le parti in conflitto per perpetuare i rispettivi programmi. Gli israeliani ci usano come esempio di come i palestinesi trattano terribilmente le minoranze, e i palestinesi musulmani diranno: “Guarda quanto siamo progressisti, e come anche i cristiani sono contrari all’occupazione e ci amano!” Come al solito in situazioni come questa, la verità sta nel mezzo.

Non si può negare il fatto che i cristiani palestinesi siano in stragrande maggioranza contrari all’occupazione e favorevoli alla formazione di uno stato palestinese indipendente e autosufficiente. Inoltre, non si può negare il fatto che gran parte della popolazione palestinese vuole infilarci in gola la propria religione e farci rispettare la loro legge religiosa nonostante sia quasi antitetica alle nostre convinzioni e irrispettosa verso i bisogni e i desideri di una minoranza. gruppo che esiste da secoli prima ancora che l’Islam diventasse una religione.

Penso che la maggior parte dei palestinesi musulmani che sostengono la Sharia per tutti non abbiano realmente pensato a questo nel loro sostegno alla Sharia per tutti i palestinesi, ma questo parla anche di un altro problema, l’ignoranza e la gente che si dimentica di noi e dei nostri bisogni. Ciò può essere in qualche modo attribuito alla dispersione della comunità cristiana in Cisgiordania e Gaza. Siamo altamente concentrati nei nostri rispettivi paesi, quartieri e città, quindi ci sono molti villaggi e città in cui le persone non hanno nemmeno incontrato un solo cristiano e quindi non capiscono i nostri bisogni.

C’è tuttavia un elemento islamista nella nostra popolazione che conosce noi, la nostra storia e i nostri bisogni, ma cerca di ignorare le nostre voci e preoccupazioni e continua ed espande il privilegio sistematico che i musulmani hanno nella società palestinese. Vogliono la Sharia per tutti, nonostante conoscano il caos che provocherebbe nella comunità cristiana palestinese.

C’è anche una parte di noi che è frustrata dal fatto che i musulmani non stiano cercando di porre fine alla discriminazione sistematica che i palestinesi devono affrontare nella nostra patria. Molte persone sono semplicemente compiacenti e contente del loro privilegio, chiaro e semplice. I cristiani sanno che l’unico modo per cambiare la situazione è avere una larga parte di musulmani dalla nostra parte perché noi siamo solo il 3% della Cisgiordania e lo 0,1%-0,2% della popolazione di Gaza. Non possiamo avere un cambiamento senza di loro, e ci sentiamo frustrati dalla loro apparente apatia nei confronti della discriminazione che affrontiamo nella nostra patria.

Siamo amici e vicini, ma ci sono ancora molti problemi nella società palestinese che devono essere risolti e, in definitiva, siamo solo il 2% della popolazione palestinese, quindi avremo bisogno del loro sostegno se vogliamo che le cose cambino.

Spero che aiuti!

Salaam e Shalom”. (Sana Khoury, cristiana ortodossa)

Perchè i cristiani lasciano i luoghi sacri?

Per la riposta cito Christianity Today: “In Betlemme, la piccola città natale di Gesù, solo 1 abitante su 5 oggi è cristiano (22%). Un secolo prima, più di 4 persone su 5 erano credenti (84%).

Il forte calo si riflette in altre città cristiane tradizionali in Terra Santa. A Beit Jala la maggioranza cristiana è scesa dal 99% al 61%. A Beit Sahour è scesa dall’81% al 65%. Quando l’era ottomana finì nel 1922, i cristiani rappresentavano l’11% della popolazione della Palestina, circa 70.000 persone. Secondo il censimento del 2017 dell’Autorità Palestinese (AP), ora sono 47.000, appena l’1%.

Ci sono spiegazioni contrastanti su cosa, o chi, è la colpa. Alcuni identificano l’occupazione israeliana. Altri descrivono lo sciovinismo musulmano. La risposta schiacciante, secondo un nuovo sondaggio condotto tra i cristiani locali dal Centro palestinese per la politica e la ricerca sui sondaggi (PCPSR), è l’economia”. (fonte  Christianity Today)

Naturalmente, tutte e tre le motivazioni sono valide ed anche interdipendenti. 

vedi anche:

1 –  ADL Urges Israeli Chief Rabbinate to Denounce Ultra-Orthodox Practice of Spitting at Christians
2 – Ultra-Orthodox Spitting Attacks on Old City Clergymen Becoming Daily
3 – Grave Desecrations, Rabbi’s Death Show Rare Glimpses of Israel’s Religious Fanaticism
4 – Christians in Gaza: A Community Discriminated Against
5 – Jerusalem churches accuse Israel of discrimination and warn of Christian decline
6 – The Disquieting Treatment of Christians by the Palestinians

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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