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Come è noto, l’attività missionaria “democratica” americana consiste di due fasi: prima si fa in qualche modo un colpo di Stato nel paese “non democratico”, poi entra in scena il capitale americano con il pretesto di “programmi umanitari”. Si presume che sotto la tutela americana, il paese in questione debba soddisfare tutti gli standard del “mondo libero”: dell’economia, dell’istruzione, della sanità, della sicurezza sociale e, naturalmente, dei diritti umani.
Finora, tuttavia, la storia non conosce esempi positivi di questa “missione”. L’Ucraina lacerata dalla guerra civile sicuramente non può esserne un esempio. E’ comunque giunto il momento di comunicare al mondo il successo della politica degli Stati Uniti in Afghanistan, considerando che sono 16 anni che cercano di portarlo al livello di un paese civile.
La responsabilità principale per i programmi umanitari in Afghanistan appartiene al Pentagono, da dove, però, non arriva nessun rapporto vittorioso sui progressi raggiunti da questo paese, passato direttamente dal feudalesimo alla democrazia. Esiste una commissione che svolge funzioni di vigilanza sul lavoro delle forze americane nel paese, la SIGAR (Special Inspector General for Afghanistan Reconstruction). Il direttore di questa commissione, generale John Sopko, è stato sentito recentemente al Congresso sui risultati dei “programmi umanitari”, e il suo discorso è suonato come sensazionale. Dopo il suo discorso al Congresso, la NBC l’ha intervistato e ha pubblicato una serie di articoli, il cui contenuto non può lasciare indifferenti i contribuenti americani.
La storia di copertina di questa serie s’intitola “12 modi di sperperare i soldi dei contribuenti in Afghanistan”.
Il generale John Sopko ha detto quanto segue. In 16 anni gli Stati Uniti hanno speso in Afghanistan 714 miliardi di dollari: più di quanto speso per la ricostruzione della Germania nel dopoguerra. Secondo il generale, una gran parte di questi soldi è stata rubata, investita in progetti inutili o nella costruzione di impianti di qualità scadente. Il generale ha evidenziato i 12 casi più lampanti con cui si sono buttati via i soldi.
- Acquisto di “bare volanti”
Il Pentagono ha speso mezzo miliardo di dollari per l’acquisto di 20 velivoli da trasporto italiani G-222 appositamente per le operazioni in Afghanistan. Come si è scoperto successivamente, questi aerei non erano adatti per quell’uso, e secondo la testimonianza dei piloti durante l’atterraggio cominciavano a cadere a pezzi dopo il contatto con il suolo. Una speciale verifica ha confermato le denunce, e questi aerei sono stati rottamati, senza essere stati usati neanche in minima parte rispetto al previsto. Ora questi aerei da trasporto giacciono tra le erbacce dell’aeroporto di Kabul, e alcuni sono stati venduti ad una ditta locale come rottami metallici, al prezzo di 13 dollari al quintale. John Sopko non ha affrontato la questione di come e perché questi aerei non idonei siano stati acquistati in Italia. Forse questa domanda non potrà mai essere posta, anche se è interessante.
- Il disastro dell’illuminazione di Kabul
Questa città di 4,6 milioni di abitanti non disponeva di sufficiente energia elettrica, e per risolvere il problema gli americani decisero di costruire nelle vicinanze una centrale elettrica a diesel, del valore di 350 milioni di dollari. Hanno coinvolto degli imprenditori locali, col risultato che la centrale non corrisponde ai parametri dichiarati. Produce solo l’1% della potenza nominale e soddisfa lo 0,35% delle esigenze di Kabul. Di notte la città rimane al buio. La centrale è stata costruita così male e con tali difetti che gli esperti non si impegnano a ricostruirla. Secondo il generale, si tratta di “un completo disastro”.
- Costruzione di edifici che si sciolgono
Il Pentagono ha stipulato un contratto di mezzo miliardo di dollari con una società di costruzioni afghana, per la realizzazione di diversi centri di formazione per la polizia afgana. L’azienda ha completato la costruzione, ma gli edifici costruiti hanno cominciato a crollare non appena consegnati. Una particolarità di queste costruzioni è che sotto la pioggia tendono a dissolversi e a trasformarsi in cumuli di detriti.
- Gli afgani non mangiano soia
Gli afgani non mangiano la soia, ma a Washington non lo sapevano, e hanno stanziato 34,5 milioni di dollari per la sua coltivazione. Nonostante la SIGAR avesse messo in guardia circa la follia dell’impresa, il Dipartimento dell’Agricoltura si è espresso a favore del progetto. I campi sono stati seminati, la soia non è cresciuta, e quel che è cresciuto è marcito nei magazzini, perché gli afgani rifiutavano di mangiarla. Il generale Sopko ironizza: “Non hanno mai coltivato la soia, non la mangiano, non hanno un mercato per questo, ma a Washington avevano pensato che fosse una buona idea”.
- Costruzione di edifici che si incendiano
Il Genio Militare USA ha costruito per l’esercito afghano circa 2000 edifici, per un valore complessivo di 1,57 miliardi di dollari, che venivano usati come caserme, ospedali e stazioni dei pompieri. Le economiche strutture modulari sono state assemblate con materiali facilmente infiammabili, come non si è tardato a verificare. Gli edifici cominciarono a prendere fuoco come scatole di fiammiferi, ma la reazione del generale Michael R. Eyre, responsabile del progetto, è apparsa singolare: “Il rischio per questi edifici è abbastanza accettabile, dato che ci vivono uomini giovani e sani, che in caso di incendio riusciranno sempre ad abbandonarli in tempo”.
- Costruzione di ospedali non igienici
L’esempio lampante di come il business americano non prenda in considerazione neanche l’assistenza sanitaria è la costruzione, per 600 milioni di dollari, di un ospedale a Salang. Gli appaltatori non hanno avuto abbastanza fondi per gli impianti di depurazione delle acque, e come risultato i medici utilizzano l’acqua sporca del fiume, anche per fare il bagno ai neonati. Inoltre, l’ospedale è stato costruito senza tener conto delle norme antisismiche, e può crollare per qualsiasi terremoto. Un incredulo corrispondente della NBC News verificò queste informazioni e fece un’ulteriore scoperta: i dentisti ci lavoravano con strumenti non sterilizzati.
- Costruzione nella provincia di Helmand di un centro di comando gigantesco e inutile, della superficie di circa 6.000 metri quadrati e un costo di 40 milioni di dollari.
La costruzione di questo centro fu pianificata quando il Pentagono pensava di fare di questa provincia il centro della sua offensiva contro i talebani. Ma poi i piani cambiarono, e il centro di comando si è rivelato inutile. Tuttavia, la costruzione è continuata, perché “il Congresso ha approvato la spesa”. Ora questo enorme edificio abbandonato ricorda che un tempo il Pentagono “aveva dei piani per un’offensiva”.
- Uno dei progetti più inutili è stato lo sfruttamento dei giacimenti afgani di minerali, petrolio, e gas.
Per questo progetto sono stati stanziati 488 milioni di dollari, ma non c’era nessuna struttura di estrazione e lavorazione. Il denaro è sparito. Per giustificare la situazione, uno dei funzionari dell’USAID ha detto che ci vorranno altri 100 anni per costruire le infrastrutture necessarie e preparare il personale addetto.
- L’acquisto in Virginia di 8 motovedette per la flotta afgana del valore di 9 milioni di dollari.
Si pensava che questi motoscafi avrebbero pattugliato il confine con l’Uzbekistan, sul fiume Panj, ma le condizioni di navigazione non permisero la creazione di una flottiglia. Le motovedette sono rimaste in Virginia. “Abbiamo comprato una flotta per un paese senza mare”, ha riassunto il generale Sopko.
- Lo stanziamento di 7,8 miliardi di dollari per combattere la coltivazione del papavero da oppio in Afghanistan.
Secondo le conclusioni della SIGAR, il risultato della lotta americana alla coltivazione del papavero è stato la crescita vertiginosa di tale coltivazione. Secondo le dichiarazioni del generale, “Le province che sono state dichiarate libere dall’oppio ne sono diventate i centri di produzione. I progetti internazionali sull’irrigazione nell’agricoltura afgana sono andati a sostenere la produzione di oppio, soprattutto negli ultimi anni. Questo ha influenzato tutti i programmi umanitari americani. I piccoli progressi che gli Stati Uniti hanno raggiunto nella sanità, nell’istruzione e nella legge e nell’ordine pubblico afgani sono stati distrutti dal narcotraffico, che sostiene non solo i ribelli, ma nutre anche la criminalità organizzata e la corruzione”. Grazie agli uomini d’affari americani, l’Afghanistan è diventato il leader mondiale nella produzione di oppio. Nel 2013, il valore della produzione è stato di 3 miliardi di dollari, il 15% del PIL nazionale.
- Un business park da 7,8 milioni di dollari.
Nel 2014 l’USAID ha finanziato la costruzione di un parco industriale nella provincia di Shurandam, e l’ha consegnato al governo afgano. Era previsto che vi sarebbero state operative 48 scuole che avrebbero preparato centinaia di nuovi manager per l’economia afgana. L’ispezione della SIGAR ha rilevato che il parco è stato abbandonato e nella zona funziona una sola scuola. I suoi laureati dovevano dirigere la costruzione di una centrale elettrica a Kandahar, ma il progetto è fallito.
- 81,9 milioni di dollari sono stati spesi per la realizzazione di 9 impianti di incenerimento dei rifiuti, ma 4 di essi non sono mai stati messi in funzione, gli altri funzionano ad intermittenza.
Nelle 251 discariche tutti i rifiuti bruciano a cielo aperto, comprese batterie e pneumatici, il che espone i militari a pericoli di intossicazione.
Le attività dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni vengono esaminate separatamente: quest’organizzazione, secondo quanto riferito, ha pagato 300.000 dollari per 600 galloni di gasolio, ossia 500 dollari al gallone, quando il suo prezzo è di 5 dollari.
Alla fine del XIX secolo, durante la costruzione del Canale di Panama, furono truffati centinaia di migliaia di azionisti di diversi paesi. Da allora, le grandi frodi sono dette “Panama”. I tempi sono certamente cambiati, e anche le truffe si sono diversificate. Per quanto riguarda l’Afghanistan, si può dire che entrambi gli aspetti della sua trasformazione violenta “all’americana”, sia la “democratizzazione” che lo sviluppo economico, siano diventati un grande “Panama” a spese del contribuente americano.
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Articolo di D.Sedov pubblicato da www.fondsk.ru
Traduzione dal russo a cura di Elena per SakerItalia.it
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