“Pandora Papers” svela un enorme riciclaggio offshore da parte di capi di Stato e vip

La vicenda dei Panama Papers è vecchia di 5 anni ma è tornata alla ribalta, un’altra inchiesta giornalistica la Pandora Papers (qui il sito ufficiale dell’Inchiesta), rivela un altro gigantesco scandalo di riciclaggio offshore da parte di presidenti, vip e super ricchi.

Alla nuova inchiesta hanno dato il contributo 600 giornalisti di 117 paesi diversi. La pubblicazione l’Espresso così riporta questa notizia:

(…) una nuova inchiesta giornalistica internazionale ancora più ampia [del Papnama Papers]  svela le ricchezze nascoste nei paradisi fiscali da migliaia di potenti di tutto il mondo. Ci sono 35 capi di Stato o di governo. Più di 300 politici di oltre novanta nazioni: ministri, leader di partito, parlamentari. Insieme a generali, capi dei servizi segreti, manager pubblici e privati, banchieri, industriali. Le nuove carte, chiamate Pandora Papers, documentano una miriade di affari ricchissimi con i nomi dei beneficiari, finora tenuti segreti. L’elenco degli azionisti schermati dal velo delle società offshore comprende il premier della Repubblica Ceca, il ministro olandese dell’Economia, l’ex capo del governo britannico Tony Blair, il Re di Giordania e presidenti in carica di Paesi come Ucraina, Kenya, Cile, Ecuador. Nella lista spiccano i nomi di molte celebrità dello sport, della moda e dello spettacolo. Ma ci sono anche criminali. Ex terroristi. Bancarottieri. Trafficanti di droga. E boss mafiosi, anche italiani, con i loro tesorieri. (…) L’Espresso 

A fare questa inchiesta, è anche questa volta, l’  International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ) – che come ha detto il giornalista Federico Fezzani nel 2017 – “pur rivelando notizie documentate e veritiere- , è un circuito giornalistico basato a Washington che precedentemente si è avvalso del materiale “trafugato” dallo studio legale panamense Mossack Fonseca & Co., in storici rapporti con la CIA“. Il consorzio di giornalisti è finanziato tra l’altro anche dal multimiliardario fautore della ‘società aperta’, George Soros e da Ford, Soros, Bezos e dell’oligarca australiano Graham Wood (vedi qui: https://www.icij.org/about/our-supporters/).

Anche questa rivelazione quindi segue lo stesso schema.

Del resto è inimmaginabile che il Pandora Dossier, una massiccia inchiesta che dovrebbe essere la più grande divulgazione di segreti finanziari mai vista (11,9 milioni di file), sia potuta essere gestita volontaristicamente da ben 600 giornalisti di 117 paesi. Per fare una cosa così, occorre, coordinamento, occorrono fondi e, probabilmente, l’aiuto dei servizi.

Tra i primi giornali al mondo a pubblicare la notizia c’è il quotidiano londinese The Guardian (che ha partecipato all’inchiesta globale). Nelle prime anticipazioni, viene indicato che le rivelazioni delle manovre finanziarie off shore, “Includono il sovrano della Giordania, il re Abdullah II, che, rivelano i documenti trapelati, ha accumulato un impero immobiliare segreto da 100 milioni di dollari che abbraccia Malibu, Washington e Londra”.

Tra gli altri leader, c’è “la famiglia Aliyev al potere in Azerbaigian” che negli ultimi anni ha venduto proprie proprietà nel Regno Unito per quasi 400 milioni di sterline. Sempre Aliyev, ha acquistato in Francia un castello del valore di 22 milioni di dollari (sempre utilizzando società di investimento offshore).

The Guardian cita anche il presidente Ucraino Zelensky:

(…) il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelenskiy , eletto nel 2019 con l’impegno di ripulire l’economia del suo paese, notoriamente corrotta e influenzata dall’oligarca, è menzionato nella fuga di notizie. Durante la campagna, Zelenskiy ha trasferito la sua partecipazione del 25% in una società offshore a un caro amico che ora lavora come principale consigliere del presidente, suggeriscono i file. Zelenskiy ha rifiutato di commentare e non è chiaro se rimane un beneficiario”.

Sul presidente russo Putin, il Guardian (benchè lo metta in copertina insieme a Zelensky) riferisce che non c’è il suo nome ma che si ipotizza un collegamento, perchè ‘è presente un suo amico di infanzia’.

E’ interessante dall’articolo dell’ICIJ: “i documenti segreti identificavano 956 società in paradisi offshore legate a 336 politici e funzionari pubblici di alto livello, inclusi leader di paesi, ministri di gabinetto, ambasciatori e altri. Più di due terzi di queste società sono state costituite nelle Isole Vergini britanniche, una giurisdizione nota da tempo come un ingranaggio chiave nel sistema offshore”. https://www.icij.org/investigations/pandora-papers/global-investigation-tax-havens-offshore/

E’ da notare che esiste anche  un’altra organizzazione giornalistica paritetica alla ICIJ, è la Organized Crime and Corruption Reporting Project (in sigla: OCCRP), in italiano: Progetto di investigazione sulla corruzione e il crimine organizzato è un’organizzazione giornalistica non-profit fondata nel 2006 come un consorzio di centri di giornalismo investigativo, media e giornalisti indipendenti che operano in Europa orientale, nel Caucaso, in Asia Centrale, America Latina e Africa.. (cit. Wikipedia).

Per la cronaca, nel mese di maggio 2021, la OCCRP aveva rivelato che l’ ex presidente Petro Poroshenko controllava almeno sei società offshore che utilizzavano i servizi della Raiffeisen Bank International austriaca, altre 11 società offshore avevano legami con l’impero commerciale di Poroshenko.

Stranezze

Con così tante organizzazioni investigative con così tanti file compromettenti, fa un po’ specie vedere ancora Assange in prigione di massima sicurezza, mentre – come abbiamo visto – altre organizzazioni fanno strage di corruzione, adottando metodi di ricerca investigativa simili.

Inoltre, si nota che nessun politico statunitense è citato nei 11,9 milioni di file della ‘fuga di notizie’. Ovvero gli Stati Uniti sono citati come centro di riciclaggio ed in particolare il (repubblicano) South Dakota, ma nello scandalo non è citato nessun leader politico o personaggio statunitense indicato come coinvolto.

A proposito, nessuno è stato arrestato e non è successo nulla quando i Panama Papers sono stati rilasciati.

Leve

In verità a farne le spese è stata solo la giornalista Daphne Caruana Galizia, uccisa a Malta, apparentemente perchè finita a suo tempo  sotto i riflettori ‘grazie’ al filone maltese dei Panama Papers in cui aveva investigato. Ovviamente, siccome il premier Muscat era citato nei Panama Papers, il segnale di un’autobomba per uccidere la giornalista ed incolpare il governo era chiariamente contro Muscat. Tuttavia, nel 2018 si è appreso che non esisteva nessuna prova a carico del presidente maltese. Nel frattempo, dopo l’omicidio della giornalista Malta è stata chiusa alle navi russe, cosa che era stata da tempo richiesta con insistenza dalla NATO a Muscat, ma inutilmente (qui, se siete interessati, un approfondimento). Sì, investigare non necessariamente vuol dire guardare solo nella direzione indicata da tutti gli indicatori.

Quindi risulta che, in generale, nessun “scroccone di benefici” abbia potuto far male ai cittadini come molti suoi rappresentanti o vip. Risulta anche che – visto le quantità  di denaro che i politici armeggiano -, ha perfettamente senso il motivo per cui i miliardari e gli interessi economici hanno il controllo di così tante cose.

Faccio un esempio. In Olanda, il ministro dell’Economia, Wopke Hoekstra, cristiano-democratico, che ha spesso attaccato l’Italia in nome del rigore finanziario, è entrato nel 2009 in una offshore controllata da una cordata di ex manager di un colosso bancario di Amsterdam, Abn-Amro. Ed è così diventato uno degli azionisti anonimi di una nota compagnia di safari in Africa. È rimasto nella offshore anche dopo l’elezione a senatore. E non ha mai dichiarato il suo investimento estero. Questa è la misura.

Basteranno i Pandora Paper per farci uscire da una situazione di corruzione diffusa assorta a sistema?

Onestamente non so dire se potrà cambiare qualcosa, sono ancora sotto shock per la faziosità vista fin qui e questo non ha nulla a che fare con i papers: vedo azioni di corruzione fatte alla luce del sole, continuamente. Ora ci sono da leggere 2,94 terabyte di materiale, tutto incentrato sulle pratiche correnti delle élite globali. La domanda è se una cosa di tale rilevanza non voglia dire che semplicemente la corruzione è planetaria. Il segnale è per i corrotti perchè non continuino così, oppure semplicemente vuol dire altro, come eloquentemente ci mostra la vicenda dell’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia?

Concludo con un’altra considerazione. La lotta che vediamo è dentro il sistema, è impensabile che una inchiesta così venga fatta da ‘cani sciolti’. Vi risulta che negli ultimi due anni i media italiani si siano mai discostati dalle veline governative?

patrizioricci @vietatoparlare

‘nota a margine’

Dopo Panama Papers non è che non è successo niente, ventitré paesi hanno già recuperato almeno 1,2 miliardi di dollari di tasse, capi di governo implicati in corruzione o elusione fiscale si sono dimessi o sono stati perseguiti e ci sono state indagini in almeno 82 paesi. https://www.transparency.org/en/news/three-years-after-the-panama-papers-progress-on-horizon

Ma questo non è nella direzione che io auspico, che è un cambiamento totale di mentalità. Con un Assange in carcere e con la risoluzione dei problemi economici sempre allo stesso modo, con un mondo che si avvia di nuovo verso un’altra e forse più disastrosa guerra fredda, le cose che vanno cambiate son più alla radice. I problemi non si possono cambiare con la stessa mentalità che li ha prodotti.

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