papa Benedetto ora prega per noi, noi preghiamo che Dio ci doni uomini come lui

È arrivato il premio in cielo ad “un umile servitore nella vigna del Signore”… gli sono grato per aver mostrato la estrema ragionevolezza della fede prima e poi la sua umiltà contemplativa nel suo lungo silenzio vigile

da Libero:
“Ratzinger si è spento il 31/12/22. Una data e delle cifre piene di significati nascosti che dicono molto sulla figura storica di questo Pontefice, l’unico dopo Celestino a fare il gran rifiuto lasciando il soglio di Pietro. per capire cosa ha rappresenta questa morte che addolora milioni di cristiani in tutto il mondo, bisogna partire dal primo numero, il 31.

Questo numero corrisponde alla parola ebraica “el”, “Dio”. La “gloria del Signore” si mostra agli israeliti proprio 31 giorni dopo l’esodo dall’Egitto. Ma la simbologia legata alla morte del Papa non finisce qui. Poi c’è il 12: nelle religioni bibliche, dodici è il numero dei figli di Giacobbe/Israele e dai patriarchi discendono le 12 tribù di Israele. E ancora: 12 è il numero dei profeti minori biblici e il ritrovamento di Gesù nel Tempio avviene all’età di 12 anni. Inutile poi ricordare i 12 apostoli del Messia, ma anche il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci: le ceste sono 12. Nell’Apocalisse di Giovanni, al versetto 12, appare “un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle”.

La Gerusalemme celeste ha 12 porte e nelle stazioni della Via Crucis, la dodicesima è quella della morte di Gesù. Poi c’è il numero 22, e anche questo è denso di significati nella numerologia cristiana: 22 è il numero dei capitoli dell’Apocalisse di S. Giovanni. La data della morte del Papa dunque ha alcuni significati che ricongiungono Ratzinger al suo percorso affrontato nella Chiesa. Un Papa che ha messo al centro del suo cammino la difesa della cristianità davanti alle incognite di un futuro senza più tradizioni e valori.
Ignazio Stagno”.

‘Avevano paura di lui’ da Tempi:
(…)Amava Mozart e Beethoven e odiava i sofismi, le chiacchiere circonvolute dei teologi atei e dei teologi cattolici per i quali il verbo non si è fatto carne ma carta, argomento di conversazione anziché di conversione, vaniloquio da dibattito davanti a una claque disinteressata. Puntava sempre dritto al cuore della faccenda, a quel Gesù di Nazaret che sapeva descrivere come unica speranza e certezza di un mondo confuso e distratto. Benedetto XVI aveva la qualità evangelica del parlare chiaro, la virtù del profeta che sa cosa accadrà perché riconosce senza inganni cosa è già vero ora.

Per questo lo odiavano, oh come lo odiavano. E per questo dovevano depotenziarlo, fraintenderlo, censurarlo ogni volta che metteva al muro le loro responsabilità di ingannatori del popolo semplice. DDovevano accusarlo con parole automatiche e irriflesse di essere un oscurantista; dovevano chiudergli, in nome della tolleranza (che paradosso), le porte dell’Università Sapienza; dovevano tacciarlo di aver coperto i pedofili – lui! che tanto si era dato da fare per togliere la sporcizia dalla Chiesa –; dovevano stravolgere il suo discorso a Ratisbona per non ammettere di non voler fare davvero i conti con l’islam; dovevano, in definitiva, mascherare con la menzogna ogni sua parola, ogni suo discorso, ogni suo gesto (compresa la sua inaudita rinuncia al soglio petrino) perché ne avevano paura, una paura tremenda. La fifa bestiale di ammettere che aveva ragione lui, che usava la ragione meglio di loro. (…)

Con coraggio leonino il professor Ratzinger ha messo a nudo la mentalità mondana e l’astrattezza clericale che da duecento anni ha relegato Dio a motore immobile nell’iperuranio delle idee, riducendo il mondo a bunker «senza finestre», Adamo a scimmia stupida e la vita a procedura manipolabile a seconda dei propri “nobili” scopi o delle proprie mortifere insofferenze. Per questo lo odiavano, perché aveva il coraggio di sferzare l’Occidente dimentico di sé e l’Europa esausta e senza radici, ricordando loro che «chi tenta di sopprimere la dimensione del mistero ultimo, cade in preda a letture totalitarie». Oscurando il riferimento a Dio, diceva Benedetto XVI, si oscura qualsiasi orizzonte etico e si lascia spazio al relativismo e ad una concezione farlocca della libertà, che, anziché farci amare di più, ci rende schiavi di idoli che hanno bocche ma non parlano, hanno occhi ma non vedono, hanno orecchi ma non odono. (…)  – fine citazione –

Un amico grande! Sempre nel nostro cuore.

 

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