Papa Francesco ha rivelato il colloquio avuto con il patriarca di tutte le Russie Kirill sulle pagine del Corriere. Si tratta di una intervista pubblicata il 3 maggio, di una conversazione Zoom di 40 minuti con il Patriarca, avvenuta il 16 marzo.
Queste le parole esatte dell’intervista rilasciata da papa Francesco al Corriere della Sera: “Ho parlato con Kirill 40 minuti via zoom. I primi venti con una carta in mano mi ha letto tutte le giustificazioni alla guerra. Ho ascoltato e gli ho detto: di questo non capisco nulla. Fratello, noi non siamo chierici di Stato, non possiamo utilizzare il linguaggio della politica, ma quello di Gesù. Siamo pastori dello stesso santo popolo di Dio. Per questo dobbiamo cercare vie di pace, far cessare il fuoco delle armi. Il Patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin. Io avevo un incontro fissato con lui a Gerusalemme il 14 giugno. Sarebbe stato il nostro secondo faccia a faccia, niente a che vedere con la guerra. Ma adesso anche lui è d’accordo: fermiamoci, potrebbe essere un segnale ambiguo».
A quanto pare, poco è valso che il Pontefice avesse anche detto che parte delle responsabilità della guerra è anche della Nato “ha abbaiato a lungo alle porte di Putin”: ormai lo strappo tra le chiese era già avvenuto, in effetti una caduta di stile, seppure il patriarca Kirill abbia giustificato in parte l’operazione militare in Ucraina.
Le tesi del patriarca Kirill sulla guerra
Egli aveva infatti espresso una serie di dichiarazioni di solidarietà con la politica delle autorità russe. In particolare, aveva detto che nel Donbass era in corso una lotta “metafisica”, il cui significato, tra l’altro, era che i residenti di Donetsk non volevano organizzare sfilate gay.
Il 3 maggio, il patriarca Kirill ha affermato durante un sermone nella Cattedrale dell’Arcangelo al Cremlino di Mosca che la Russia “non ha mai attaccato nessuno” ma ha solo “difeso i suoi confini”. “Non vogliamo combattere nessuno. La Russia non ha mai attaccato nessuno. È sorprendente che un paese grande e potente non abbia mai attaccato nessuno, ha solo difeso i suoi confini”, ha affermato.
Il patriarca ha anche espresso la speranza che il Signore protegga “la terra russa da lotte intestine e dall’invasione di stranieri”.
All’inizio di aprile, Kirill ha detto in un sermone pastorale che le forze contrarie alla Russia stanno cercando di strappare la chiesa al popolo, che sta trattenendo il mondo dalla venuta dell’Anticristo.
Sta di fatto che l’intervista al Corriere ha colpito molto negativamente il Patriarcato di Mosca e, come ci si poteva spettare, anche i fedeli ortodossi. Il colloquio con Kirill tra l’altro doveva rimanere segreto.
La risposta del Patriarcato ortodosso di Mosca
Come c’era da aspettarsi, la reazione della chiesa ortodossa non è stata certo positiva. Infatti, come riporta Reuters: “La Chiesa ortodossa russa ha rimproverato mercoledì papa Francesco per aver usato il tono sbagliato dopo aver esortato il patriarca Kirill a non diventare il “chierichetto” del Cremlino, avvertendo il Vaticano che tali osservazioni danneggerebbero il dialogo tra le chiese”.
A tal proposito, c’è da dire che il dialogo tra chiesa cattolica e chiesa ortodossa russa non è stato proprio positivo. Nonostante l’incontro di papa Francesco con il patriarca kirill a Cuba avvenuto il 12 febbraio 2016 , le principali riviste cattoliche come Asia News e Russia Cristiana hanno sempre più criticato la chiesa russa e il governo russo e questo riporta a galla problematiche mai del tutto chiarite. Lo stesso incontro di Cuba non ha avuto un grande seguito con il papato di Francesco (giudicato dalla chiesa ortodossa troppo aperto alle spinte globaliste e moderniste) e, successivamente, dal 2014 in poi le cose sono peggiorate perché la chiesa cattolica ha appoggiato in toto la rivolta del Maidan. La questione non è quindi se il Papa – come ha detto – “non ne capisce niente” delle motivazioni politiche degli eventi in corso in Ucraina ma che ha sposato in pieno la posizione del vescovo greco cattolico di Ucraina Svjatoslav Ševčuk. In definitiva, per la chiesa cattolica la rivolta del Maidan è stata sempre una benedizione, “una rinascita”, mentre per la chiesa russa l’inizio della persecuzione della componente russofona che ha portato alla separazione della chiesa ortodossa e la unificazione con il Patriarcato di Costantinopoli.
Inoltre, le parole di papa Francesco mettono concretamente in pericolo i religiosi ortodossi russi in Ucraina, già oggetto di persecuzioni, intimidazioni e confische di beni.
Da qui il comunicato della chiesa ortodossa russa, correttamente riportato dall’agenzia SIR:
È deplorevole che un mese e mezzo dopo il colloquio con il Patriarca Kirill, Papa Francesco abbia scelto il tono sbagliato per trasmettere il contenuto di questo colloquio. È improbabile che tali dichiarazioni possano contribuire all’instaurazione di un dialogo costruttivo tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa russa, che è particolarmente necessario in questo momento”. Comincia così la nota durissima del Servizio di comunicazione del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarca di Mosca in merito all’intervista rilasciata ieri da Papa Francesco al Corriere della Sera.
La nota – diffusa anche in lingua italiana – riporta le parole dette dal Patriarca durante il colloquio con Papa Francesco il 16 marzo. Kirill ha voluto condividere con il Papa la sua “visione della situazione difficile che viviamo attualmente” di cui “i media occidentali non hanno parlato o quasi di alcuni fatti sui quali vorrei attirare la Sua attenzione”. “Il Patriarca Kirill – scrive oggi il Servizio di comunicazione – ha osservato che il conflitto è iniziato nel 2014 con gli eventi del Maidan a Kiev, che hanno portato a un cambio di potere in Ucraina. In particolare, ha attirato l’attenzione dell’interlocutore sugli eventi di Odessa e le loro conseguenze”.
Riguardo alla città di Odessa, il Patriarca aveva parlato al Papa della strage avvenuta nella Casa dei Sindacati, l’edificio “chiuso a chiave e poi dato alle fiamme”. “Abbiamo seguito tutto questo in televisione quasi in diretta”, ha detto Kirill al Papa. “Questa orribile “‘lezione’ di Odessa ha influenzato la decisione del popolo del sud-est dell’Ucraina di difendere i propri diritti”.
“Inoltre, il Patriarca Kirill – si legge nella nota di oggi – ha ricordato che alla fine dell’era sovietica, la Russia fu rassicurata che la Nato non si sarebbe spostata di un centimetro ad est. Tuttavia, questa promessa è stata infranta, e perfino alcune delle ex repubbliche baltiche sovietiche hanno aderito alla Nato. Di conseguenza, si è sviluppata una situazione molto pericolosa: i confini della Nato si trovano a 130 chilometri da San Pietroburgo, il tempo di volo dei missili è di pochi minuti.
Se l’Ucraina fosse ammessa alla Nato, anche il tempo di volo per Mosca sarebbe di alcuni minuti. La Russia non poteva e non può permettere che ciò avvenga”. Nel colloquio, Kirill aveva assicurato il Papa della sua volontà di “contribuire alla pacificazione” perché “è molto importante nelle condizioni attuali evitare un’ulteriore escalation”. La risposta di Papa Francesco è stata correttamente sintetizzata dalla Sala Stampa vaticana nel messaggio del 16 marzo: “la Chiesa non deve usare la lingua della politica, ma il linguaggio di Gesù”.
“Siamo pastori dello stesso Santo Popolo che crede in Dio, nella Santissima Trinità, nella Santa Madre di Dio: per questo dobbiamo unirci nello sforzo di aiutare la pace, di aiutare chi soffre, di cercare vie di pace, per fermare il fuoco”. Come rilevato nello stesso messaggio, “le parti hanno sottolineato l’eccezionale importanza del processo negoziale in corso”. (Agen SIR)
Considerazioni
Contestualmente al comunicato oggi sono giunte le sanzioni della Unione Europea al Patriarca Kirill. Sui giornali italiani sono apparse accuse infamanti – che dipingono Kirill come una spia russa, una persona disonesta che ha una immensa ricchezza personale e un truffatore – senza peraltro provare alcunché delle accuse a lui rivolte.
Visto il clima, credo che le parole del Papa sicuramente hanno avuto il loro peso nello screditare il responsabile della chiesa ortodossa russa in una situazione molto delicata, difficilmente comprensibile dall’esterno.
Inoltre, c’è da considerare che il Santo Padre sapeva benissimo che la chiesa ortodossa russa ha sempre avuto un rapporto speciale con le autorità del paese. Quindi è abbastanza semplice capire che più che sottolineare le divergenze, avrebbe fatto meglio a valorizzare i punti di unione (ma non come condanna), visto che – come ho già detto – ci troviamo in un isterismo di guerra che sta prolungando e non risolvendo il conflitto.
Il compito della Chiesa è indicare Cristo, la Via , la Verità e la Vita. Anche la chiesa cattolica in passato ha avuto rapporti problematici con i principi, ma non per questo non ha adempiuto alla sua missione. Anche oggi ci sono altri principi, come il globalismo che attirano e questo è il pericolo per la chiesa cattolica.
La situazione del rapporto della chiesa con il potere e con le armi è stata sempre problematica, per cui è illusorio risolvere semplicisticamente in questo modo situazioni molto complesse. Il fatto che la disunità con la chiesa ortodossa sia avvenuta per vicende storiche ben precise, – in cui certo non siamo usciti trionfanti in fatto di carità cristiana -, dovrebbe indurci all’umiltà. Quindi piuttosto che sterili accuse – pubblicate proprio su quei giornali che non fanno che alimentare la guerra -, sarebbe meglio il silenzio e la preghiera costante.
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