Papa Francesco ha mostrato forti riserve sulla beatificazione del primate polacco cardinale Stefan Wyszyński, un grande amico di San Giovanni Paolo II e chiave di volta della Chiesa polacca.
Scrive Vatican News sul cardinale: Wyszyński è per Karol Wojtyla un fratello maggiore nella fede, un esempio di coraggio e saldezza interiore che influì moltissimo sulla formazione del futuro Giovanni Paolo II. “È Lui la chiave di volta della Chiesa di Varsavia e la chiave di volta di tutta la Chiesa di Polonia”, scrisse in un messaggio in occasione della sua scomparsa che avvenne il 28 maggio 1981.
E poco dopo l’inizio del suo pontificato, sempre Giovanni Paolo II a Roma, all’indirizzo del confratello Stefan: «Venerabile e diletto Cardinale Primate, permetti che ti dica semplicemente ciò che penso. Non ci sarebbe sulla cattedra di Pietro questo papa polacco (…) se non ci fosse la tua fede, che non ha indietreggiato dinanzi al carcere e alla sofferenza. Se non ci fosse la tua eroica speranza, la tua fiducia senza limiti nella Madre della Chiesa (…)» (Lettera ai connazionali, 23 ottobre 1978).
Ora questo è messo profondamente in discussione e vengono rilevati numerosi ‘errori’ imputati al Beato Wyszynski. In merito, papa Francesco ha emanato una direttiva che si chiama l’“Instructio ad beatificationem Cardinali Wyszynski”.
L’“Instructio ad beatificationem Cardinali Wyszynski” partirebbe dalla ‘preoccupazione di alcuni cattolici polacchi’ che avrebbero manifestato a Papa Francesco che la beatificazione del cardinale Stefan Wyszyński ” preoccupa tutti coloro che vogliono seguire la strada indicata da papa Francesco, che è soprattutto sull’adesione a Gesù, non sui comandamenti aridi, quello che conta è l’accompagnamento pastorale, non sul rigido rigorismo, si afferma il dialogo ecumenico, non riducendo la chiesa allo stato di una fortezza chiusa”.
Infine, per Papa Francesco Wyszyński avrebbe mostrato troppa predilezione per il rito preconciliare della Santa Messa. Questo, onestamente, mi appare pretestuoso perchè conosco molto bene che la chiesa polacca è molto attaccata alla tradizione ed è poco propensa a seguire le attuali insistenze moderniste.
Solo pochi giorni fa ero al santuario del Volto Santo a Manoppello. Lì, una folta comitiva di pellegrini polacchi mi è stata di esempio per il raccoglimento mostrato durante la messa e la devozione dimostrata inginocchiandosi prima di prendere la comunione sulla lingua. Insomma, faccio un po’ fatica ad immaginare che la maggior parte dei fedeli polacchi si lamentino proprio di questo.
Mi pare invece che la formula usata di riversare sul popolo che chiede innovazione nella chiesa sia solo pretestuosa, questo nel pontificato di papa Francesco viene costantemente adottato per giustificare i cambiamenti liturgici. Tuttavia, mal nasconde un’altra origine, che certo non è quella popolare, anche perchè dubito che i pochi cristiani anziani che oggi frequentano le messe domenicali, siano inebriati dalla voglia di modifiche moderniste e dintorni.
patrizioricci by @vietatoparlare
Comunque, ecco la situazione, opportunamente ben descritta dal noto sito cattolico polacco PL24:
(…) “Secondo fonti vicine alla Congregazione delle Cause dei Santi, su speciale richiesta di papa Francesco, è in preparazione un documento “Instructio ad beatificationem Cardinali Wyszynski”. L’Istruzione incontra le numerose voci di donne cattoliche e di cattolici preoccupati in Polonia, che da mesi avvisano la Santa Sede che la beatificazione del cardinale Stefan Wyszyński preoccupa tutti coloro che vogliono seguire la strada indicata da papa Francesco, che è soprattutto sull’adesione a Gesù, non sui comandamenti aridi, quello che conta è l’accompagnamento pastorale, non sul rigido rigorismo, si afferma il dialogo ecumenico, non riducendo la chiesa allo stato di una fortezza chiusa.
Il Santo Padre ha commissionato al riguardo un apposito questionario, i cui risultati sono stati analizzati da un’apposita commissione di cardinali da lui nominata. Il risultato del lavoro di questo organismo è la già citata “Istruzione per la beatificazione”. Contiene delle linee guida su come intendere la beatificazione del cardinale Wyszyński alla luce di “evidenziati – si legge nel manuale – errori e imprecisioni nell’insegnamento del beatificato Primate di Polonia”.
Il documento informa che l’intenzione di papa Francesco non è quella di “debeatificare il cardinale Wyszyński”, ma di “porre tutto il suo magistero alla luce dello sviluppo del magistero della Chiesa negli ultimi quarant’anni (dalla morte del beato) e l’approfondimento della sensibilità pastorale, riconoscendo sempre più chiaramente i bisogni dell’uomo moderno”.
Per questo – come sottolinea Papa Francesco nella suddetta istruzione – il suddetto documento è accompagnato dalla “Clarificatio errorum Cardinali Wyszynski“, che va intesa come “espressione della nuova sensibilità sinodale della Chiesa universale”, e non come riferimento ai “tempi passati della Chiesa chiusa” (cfr “Syllabus errorum” del beato Pio IX).
Al termine della sua istruzione, papa Francesco – informano fonti vaticane – sottolinea che “la nuova realtà sinodale della Chiesa consente ormai di interpretare in maniera gradualistica gli atti di beatificazione/canonizzazione”. In pratica, sembrerebbe che «le Conferenze episcopali nazionali, guidate da una prudente diagnosi pastorale, determinerebbero esse stesse la portata e l’intensità del culto nelle loro aree di persone già beatificate o canonizzate. Le indicazioni pubblicate su ogni singolo caso dalla Santa Sede aiuterebbero a prendere queste decisioni».
Il primo documento di questo tipo è la dichiarazione e la chiarificazione [spiegazione] dell’errore. Cardinale Wyszyński. Papa Francesco, sottolineando “gli innegabili meriti del cardinale Wyszyński per lo sviluppo della pastorale tra i lavoratori e per la valorizzazione del ruolo della donna nella Chiesa”, richiama al contempo l’attenzione sugli “errori da chiarire” contenuti nel suo insegnamento [erroribus chiarificante]. Uno dei primi è indicato: «L’eccessiva predilezione del beato cardinale Wyszyński al rito preconciliare della Santa Messa, che in una situazione in cui l’unico rito romano è quello stabilito durante il pontificato dei santi papi Paolo VI e Giovanni Paolo II, può portare a confusione e divisioni tra i fedeli e persino portarli alla disobbedienza alle autorità ecclesiastiche competenti».
In questo contesto, l’istruzione pubblicata da papa Francesco elenca le seguenti dichiarazioni del cardinale Wyszyński. Il primo è del 1951. Nel suo discorso agli alunni del seminario di Varsavia, il Primate Wyszyński ha detto: “Vediamo tutti come la Chiesa nei riti liturgici, in particolare nella liturgia romana, sia sensibile ai valori estetici, alla bellezza e all’armonia, come sia piena di dignitosa moderazione, calma , serena libertà, e come è libera da artificiosità e posa come è “naturale soprannaturale”. […] La liturgia deve attirare a Dio gli spettatori di Dio, deve violentarli per pregare. Lo fanno veri attori Dei, gli artisti della Divina Commedia, che irradiano Dio in ogni movimento, atto, azione, azione” (Varsavia, 24 marzo 1951).
Come altra affermazione di questo tipo del cardinale Wyszyński, l’istruzione di papa Francesco cita le parole pronunciate dal primate di Polonia beato nel 1958 a proposito del canto gregoriano: “La Santa Chiesa ha uno strumento meraviglioso per lenire i cuori umani. È il canto gregoriano. […] Ha in sé un’importanza speciale e una dignità dignitosa della Chiesa pacifica. Ha una strana maturità di età e qualche grande preghiera. Grazie a ciò, ci insegna a pregare, ripristina la capacità di focalizzare, concentrare e dirigere l’anima dolorante a Dio. Il canto gregoriano è eminentemente educativo, sociale e calmante. Porta pace nei cuori e nella vita sociale. […] Il canto gregoriano è l’arte dell’anima, è – per così dire – il fiore dell’anima, un apice di disposizione spirituale e orante. Nasce dalla preghiera e dalla conoscenza dello spirito della Santa Chiesa.
Un’altra affermazione del cardinale beato, che papa Francesco definisce “bisognoso di correzione”, sono le parole critiche del primate Wyszyński nel 1966 sul metodo di attuazione del “rinnovamento liturgico postconciliare” nei Paesi occidentali, dove “invece di celebrare onestamente Messa all’altare, a volte viene celebrata a mensa, avendo messo una gamba su una gamba […] Naturalmente, necessariamente in abiti civili, perché questo è l’ideale di liberare e de-clericizzare il clero; naturalmente anche in un bicchiere al posto del calice, usando un rotolo al posto dell’ostia, in violazione di tutte le prescrizioni liturgiche. Questo sembra essere l’apice del successo. Per i piccoli, il cui ideale è sperare in un cambiamento qualunque, questo può bastare. Ma le persone che capiscono il significato profondo dell’ordine mentale, dell’ordine sociale e dell’ordine in azione sentono subito che è piccolo, povero e senza senso!
Tali affermazioni, come sottolinea l’Istruzione, sono una prova di “durezza di cuore” e di mancanza di apertura alla “teologia del popolo di Dio”. In questa categoria, il documento vaticano colloca anche la seguente affermazione del cardinale Wyszyński, che “può essere percepita come una critica all’impegno sociale dei sacerdoti, come un’eccessiva cautela nel ricercare nuove forme pastorali, come un incoraggiamento ad attenersi alle consuete abitudini e forme sul divano.”
Nel 1958, il cardinale Wyszyński, parlando dei sacerdoti in Occidente, che già sentono il respiro dei tempi nuovi, paragonò il loro lavoro con l’impegno dei sacerdoti in Polonia: “Cosa influenziamo? Dopotutto, non con quei “mezzi ricchi” come il mondo occidentale. Abbiamo capito che c’è stato un errore, pieno di tentazioni, che chiama “ricco” ciò che di fatto è povero nell’influenza e nell’opera della Chiesa. Perché ci sono molti preti ovunque. Precedentemente “hi in curribus et hi in equis”; oggi si fidano delle organizzazioni, si sono dimenticati del confessionale, si aggirano nei cinema, si occupano di televisione, chissà cosa. Ce ne sono tanti dappertutto, solo che non sono nel confessionale, sul pulpito. […] Chissà se c’è qualche grande tentazione davanti alla Chiesa di Dio che il sacerdote sarà ovunque, ma non sarà nel confessionale e sul pulpito. Predicherà in tutte le stanze, semplicemente non parlerà dal pulpito; distribuirà ogni sorta di «sacramento», ma non i sette» (Roma, 20 novembre 1958).
L’istruzione di papa Francesco cita anche alcune dichiarazioni del beato Primate di Polonia, che “costituiscono una grave violazione della sensibilità ecumenica della Chiesa universale”. In questo contesto, il documento cita, tra l’altro, Il discorso del cardinale Wyszyński a Stettino nel 1957 ai sacerdoti della diocesi di Gorzów, che a quel tempo comprendeva la maggior parte dei Territori occidentali annessi alla Polonia nel 1945: “Per favore, accetta come un dato di fatto che i vescovi polacchi sono testimoni che lavorano qui è il più difficile. In questi vasti territori, sembra ingestibile, in questa – per così dire – notizia, devastata e sterile da secoli di protestantesimo” (Szczecin, 30 novembre 1957).
Essendo sull'”orlo dell’islamofobia” e “contrariamente allo spirito della dichiarazione di Abu Dhabi”, l’Istruzione vaticana ricorda le parole del primate Wyszyński pronunciate nel 1958 in occasione della festa di Nostra Signora della Redenzione degli Schiavi, patrona del Merced Ordine: “Le circostanze di questa vacanza sono note. A cavallo tra l’XI e il XII secolo, la Spagna cattolica è schiavizzata dai militanti maomettani. Il pericolo era grande, minacciava persino Roma. Oltre al pericolo politico, c’era anche un pericolo spirituale. Il paese [Spagna], sopraffatto da persone senza scrupoli con disposizioni fanatiche, ha sofferto molto. Quanti cristiani, deportati in lontani paesi dell’Africa o dell’Asia Minore, hanno perso la fede tra i tormenti! C’era un intero programma per distruggere la fede nelle anime umane ”(Varsavia, 24 settembre 1958).
Il “dolore speciale” di papa Francesco – si legge nell’istruzione – è stato causato dalle dichiarazioni del cardinale Stefan Wyszyński riguardo al “popolo eletto, il popolo dell’alleanza irrevocabile”. In questo contesto, il documento vaticano cita un brano del libro di p. Dr. Stefan Wyszyński dal 1938 dal titolo “Intelligence nella prima guardia del comunismo”, in cui affermava che una delle ragioni dell’espansione del movimento comunista, preda delle ingiustizie sociali, era “l’arricchimento dell’ebraismo, che è il principale baluardo dei movimenti comunisti” (p. 18).
Papa Francesco ha qualificato le seguenti parole del cardinale Wyszyński del 1966 come “soccombendo allo stereotipo di una “nazione deicida”:” Il nostro Capo e Modello, Gesù Cristo, anche con le braccia inchiodate sulla croce, gridò: “Padre, perdona loro , perché non sanno cosa fanno.” Sapevano quello che stavano facendo, perché gridavano: “Il suo sangue sia su di noi e sui nostri figli”, ma Cristo li ha giustificati» (Gniezno, 4 settembre 1966).
In conclusione, Papa Francesco raccomanda che, guidate dal “discernimento pastorale” e dalla “sensibilità sinodale” e dal “principio di gradazione dei favori e dei carismi”, quando decidono di modificare il culto delle persone, le Conferenze Episcopali nazionali usino un titolo misto : beati/canonizzati verso le persone la cui vita e il cui atteggiamento richiedono “spiegazioni aggiuntive” e il beato/santo per il quale tali spiegazioni non necessitano di essere utilizzate”.
Questo è tutto per questo esempio di fiction ecclesiastica . Ma è davvero una finzione? In una Chiesa dove la liturgia è di fatto interdetta dal giorno santificato da secoli di culto, quando il papa, facendo affidamento sul proprio insegnamento, può cambiare con un solo gesto l’insegnamento della Chiesa sulla vita e (la pena della) morte – lo scenario sopra è completamente impossibile?
Grzegorz Kucharczyk – https://pch24.pl/