[su_panel]In una parola, il problema in Siria è Assad. Il titolo dell’articolo “Perché la Siria non diventi il terreno di un conflitto endemico, è necessario affrontare il nodo di Assad” pubblicato su Agensir a firma di Stefano Costalli è chiaro.[/su_panel]
Il giudizio se non fosse chiaro, verrò chiarito subito dopo, quando viene detto:
[su_quote style=”flat-light”]” perché la Siria non diventi il terreno di un conflitto endemico, è necessario affrontare il nodo di Assad”.[/su_quote]
Per l’articolista quindi, la figura che ha tenuto unito il paese è ‘il problema’. Ma evidentemente non considera che il problema scatenante la crisi siriana non è ‘un problema di persone’ ma della politica di alleanze che il presidente Assad ha abbracciato: è chiaro infatti che se a capo del paese ci fosse stato un principe saudita, la guerra non sarebbe avvenuta.
Ma inoltriamoci brevemente nell’articolo…
[su_quote style=”flat-light”]ad Assad mancherebbe “una vera legittimità” perché “pare lecito dubitare che il regime di Assad possa garantire l’inclusione e lo sviluppo necessari per conquistare sinceramente la fedeltà di una popolazione così profondamente vittimizzata“.[/su_quote]
Ma l’inclusione di chi? A cosa si riferisce? Non certamente ai gruppi religiosi che hanno sempre avuto la più ampia libertà di culto (il vice-presidente siriano è una donna cristiana). Rimane solo un gruppo che è stato sempre escluso dal governo del paese: quello dei salafiti, degli estremisti radicali. E’ infatti dalla riforma del 2014 che in Siria vige il multipartitismo e il partito Baath non è più il partito unico. Certo il clima di guerra non aiuta e bisognerà ritrovare la necessaria serenità, prima di pensare di proseguire per un certo percorso. Ma la soluzione non è certo quella prospettata dall’occidente.
Per quando riguarda Aleppo, nell’articolo si dice che…
[su_quote style=”flat-light”]”nel caso di Aleppo, pare lecito dubitare che il regime di Assad possa garantire l’inclusione e lo sviluppo necessari per conquistare sinceramente la fedeltà di una popolazione così profondamente vittimizzata”.[/su_quote]
Questo è un falso: all’inizio della guerriglia ad Aleppo Assad aveva il massimo consenso e solo grazie alla popolazione delle zone rurali importata in Aleppo est e alla vicinanza del confine con la Turchia la rivolta ha potuto prendere piede. Il primo atto della rivolta fu comunque la spoliazione di tutte le fabbriche esistenti (più di 1000) e la loro rivendita in Turchia (macchinari e merci). In definitiva, la storia di Aleppo in questi 5 anni è quella di una città assediata e brutalizzata dai ribelli la cui componente estremista, ha preso sempre più piede.
Poi l’articolo volge. Mette in dubbio la positività storica della Siria come paese laico che accolto tutte le etnie (gli alawiti sono stati scelti all’inizio del governo degli Assad, dalla Francia e comunque bisogna rileggersi la storia per capire che fu la scelta migliore nel contesto in cui la Siria viveva).
L’articolo di Agensir dice anche che
[su_quote style=”flat-light”]”nessuno sa esattamente cosa sia successo e cosa stia ancora succedendo ad Aleppo. Le informazioni sono poche, le fonti affidabili ancora meno”[/su_quote]
Anche questo è falso, le fonti invece ci sono eccome: un milione e mezzi di fonti che raccontano tutte pressappoco le stesse storie accomunate di un giudizio nettamente negativo per i cd ‘ribelli’.
[su_quote style=”flat-light”]’L’Europa segue la vicenda siriana distrattamente'[/su_quote]
Proseguendo, l’articolo di Agensir dice che l’ Europa segue distrattamente le vicende siriane. E’ per questo che
[su_quote style=”flat-light”]”il regime di Assad, rafforzato dal sostegno russo, è riuscito a imporre un controllo sul flusso di notizie”, tant’è – dice l’articolo – che quando “le truppe di Assad hanno riconquistato Aleppo, ma gli inviati dei maggiori quotidiani occidentali sono stati tenuti alla larga“.[/su_quote]
Naturalmente queste affermazioni costituiscono il ribaltamento più completo della realtà. Mai infatti come nel caso della drammatica liberazione di Aleppo, si è scatenata una campagna di disinformazione pari solamente a quella del regime nazista.
L’articolo afferma che ai giornalisti occidentali è stato impedito di entrare. Questa affermazione è priva di fondamento: i giornalisti occidentali hanno sempre scelto di entrare negli scorsi anni dalla Turchia attraverso i territori controllati dai ribelli e dagli islamisti ed hanno diffuso esclusivamente la narrativa di questi. Forse per questo, a ragione, oggi il governo diffida di loro. Ma non per questo ha vietato ai giornalisti di entrare. No, in questi anni non sono mancati i fatti ed i testimoni ma una onesta informazione. Lo ha detto molte volte in svariate interviste il vescovo di Aleppo Abou Khazen, lo hanno detto e denunciato in molti. E’ meschino ora dire addirittura che l’informazione è stata zittita. Conosco io stesso molti giornalisti (come ad esempio G. Micalessin e R. Casadei) che sono stati lasciati andare ovunque lo desiderassero, sono stati pochi ma è il segno che dire la verità è possibile.
[su_heading style=”modern-2-blue” size=”18″ align=”left”]Assad vorrebbe dividere la Siria in parti etniche perseguitando i sunniti?[/su_heading]
Poi l’articolo volge ancora, questa volta va sull’etnico…
[su_quote style=”flat-light”]”siccome i civili sono sunniti, sembra che gli adulti maschi vengano fatti sparire”. [/su_quote]
Ma la a maggioranza dell’esercito siriano è sunnita (come Aleppo ed il resto del paese), come si potrebbe pensare di far sparire i sunniti? Forse questa affermazione vuole solo avvalorare quella successiva quandosi dice che Assad
[su_quote style=”flat-light”]ha in progetto una “partizione “de facto” della Siria, per tentare di rendere più semplice il controllo del territorio e della popolazione che lo abita”[/su_quote]
anche in questo caso, è vero esattamente il contrario: ciò di cui si accusa Assad è proprio proprio quello che era contenuto nel famoso ‘piano B’, quello che le potenze occidentali auspicavano e che Assad rifiuta con tutte le sue forze…
[su_heading style=”modern-2-blue” size=”18″ align=”left”]Conclusione[/su_heading]
Il Santo Padre ha tracciato bene la linea che la Chiesa cattolica ha verso la situazione siriana sia direttamente che tramite i suoi vescovi.
La sua posizione è diventata anche pubblicamente più chiara il 12 dicembre quando ha fatto consegnare al Presidente Assad una sua missiva tramite tramite il card. Zenari, nunzio apostolico in Siria. Il significato di questo gesto è chiaro, è un implicito riconoscimento del ruolo di Assad e del suo esercito rispetto ai terroristi. E’ un gesto che nessun governo occidentale sinora ha fatto.
Nella sua lettera, papa Francesco auspica di “moltiplicare gli sforzi di tutti per mettere fine alla guerra in Siria e ripristinare la pace” e condanna il terrorismo. Quindi, la Santa Sede, ha riconosciuto in Assad un interlocutore necessario con il quale rapportarsi. e’ un riconoscimento politico, alla luce di una situazione i cui aspetti sono molto più netti e definiti di un tempo. E’ chiaro infatti a tutti la vera natura della cosiddetta ‘opposizione’ e della guerra siriana.
Questo ‘lo sfondo’ ed il punto di partenza con cui qualsiasi media cattolico deve fare i conti prima di fare una qualsiasi analisi o costruire un giudizio. E’ un problema grave, perchè i media cattolici si devono uniformare alle posizioni del Papa su temi così gravi ma spesso vanno in direzione del tutto opposta, avvallando certe decisioni politiche ed aiutando così indirettamente ad alimentare le guerre. Nel dare i propri giudizi i media cattolici non tengano conto della posizione della Santa Sede e soprattutto delle testimonianze e delle esplicite richieste dei Vescovi siriani, la cui posizione pur spesso riprendono, a quando pare, come un mero ‘riferire’.
I media cattolici spesso saltano a piè pari evidenze fondamentali, come la natura di questa guerra ed a fronte della descrizione del dolore omettono di dire chi sia l’aggressore e chi l’aggredito.
Dispiace perché per un giudizio corretto basterebbe attingere al fondamento della fede cristiana rappresentata da Cristo, tra l’altro così radicata in terra siriana prima del disastro in corso.
Vietato Parlare
nota a margine: vedi anche Cultura Cattolica su Agensir http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=17&id_n=39534
La nostra domanda è la stessa: possiamo chiedere ai giornalisti di non aggiungere confusione alla confusione, più o meno in buona fede, operata quotidianamente dal mondo della comunicazione?