I nuovi premi Nobel: il paradosso del premio ad Obama, si ripete

Il Comitato per l’assegnazione dei premi Nobel venerdì ha annunciato che i vincitori del Premio Nobel per la pace di quest’anno sono due giornalisti che, la loro attività giornalistica, hanno sfidato i regimi “autoritari” , questa la motivazione del Comitato.

In premio è andato a Maria Ressa, caporedattrice e fondatrice di Rappler, un una pubblicazione web delle Filippine che ha mosso aspre critiche al presidente Rodrigo Duterte e del suo uso degli squadroni della morte per eliminare in via extragiudiziale spacciatori e terroristi dell’ISIS (in modo analogo di come hanno fatto in Nicaragua gli USA , ma in questo caso giustificandosi con la lotta al comunismo).

Ma andiamo avanti, nella nota del Comitato per l’assegnazione del Nobel si legge: “Il giornalismo libero, indipendente e basato sui fatti serve a proteggere dall’abuso di potere, dalle bugie e dalla propaganda di guerra”, e, nella stessa nota si legge: “Senza la libertà di parola e la libertà di stampa, sarà difficile promuovere con successo la fratellanza tra le nazioni, il disarmo e un ordine mondiale migliore nel nostro tempo“.

Nobel condiviso con Dmitry Muratov, oppositore di Putin

Maria Ressa ha condiviso il premio con il giornalista russo Dmitry Muratov, direttore fondatore del quotidiano indipendente Novaya Gazeta, che secondo il comitato è una delle ultime fonti di notizie “indipendenti” in Russia. Il giornale è stato fondato negli anni 90′ ed ancora segue la line eltsiniana. Tra i fondatori troviamo infatti il premio Nobel Gorbaciov.

Ressa, che è una giornalista specializzata in zone di conflitto, ha approfittato dell’esposizione mediatica per lanciare l’ennesima accusa al presidente Duterte e dei suoi sostenitori dicendo che è un susseguirsi di minacce contro lei e contro Rappler  [ Rappler è un sito web di notizie filippino con sede a Pasig, nell’area urbana di Manila, fondato dalla giornalista ] .

Il paradosso dell’assegnazione del premio Nobel ad Obama, si ripete

Che dire? Non si può che congratularsi per il riconoscimento tributato ai giornalisti d’inchiesta. La nota dolente però è che i premi sembra vadano solo al giornalismo che sposa una certa bellicosità occidentale verso altri paesi sovrani. E’ esattamente questo il paradosso dell’assegnazione del premio Nobel ad Obama, che si ripete.

Nello stesso tempo, i giornalisti come Assange che, con le loro rivelazioni mettendo in serio imbarazzo i governi occidentali (perchè illustrano aspetti violenti ed antidemocratici), sono perseguitati e messi a tacere.

In definitiva, i due giornalisti premiati con il Nobel,  hanno in comune la critica verso i rispettivi governi – quello filippino e quello russo –   che non riscuoto simpatie in occidente.
Ciò non sarebbe certo anomalo, mostrare all’attenzione pubblica che un governo non risponde più agli obiettivi fissati dalla costituzione ed al bene comune, è tra le funzioni di un giornalista. Però, questonon è il caso di  Dmitry Muratov, il suo giornale – insieme alla sacrosanta  lotta corruzione – auspica il ritorno al liberismo alla Eltsin che ha distrutto il paese .

Dmitry Muratov

Libertà di espressione ma ‘fuori dai piedi’.

Novaya Gazeta ha pubblicato articoli investigativi critici della guerra in Cecenia, e di denuncia dell’illeceità dei patrimoni controllati dagli oligarchi.  Alla luce di questo dato,  non si capisce come queste inchieste possano essere definite meritevoli solo perchè lottano contro ‘governi autoritari’ quando nel caso della lotta alla corruzione, essa è iniziata proprio da Putin, con l’imprigionamento di oligarchi che si stavano svendendo il paese. La lotta alla corruzione è uno dei punti caratterizzanti l’attuale governo russo.
Per questo, attribuire a Putin le persecuzioni verso il giornale con gli omicidi di 6 giornalisti (non più avvenuti dal 2012) , è una forzatura politica. Accusare Putin di quelle morti sarebbe come dire che le stragi di mafia del passato vadano tutte accreditate al governo italiano.

Stessa cosa dicasi per il governo filippino, che ha il ‘torto’ di usare le maniere forti contro ISIS e guerriglia interna ed il narcotraffico. La guerriglia interna prima della sua decisione di usare leggi speciali per i terroristi aveva occupato intere isole, sottraendole alla giurisdizione legittima.

In definitiva, sullo sfondo e mal nascosto, il leitmotiv si ripete, e fino alla nausea: le Filippine – agli occhi degli USA e quindi dei paesi partner – hanno essenzialmente il torto di essersi avvicinate ‘pericolosamente’ a Cina e Russia.

Scrivere ‘libertà’ ma perseguire altri obiettivi

Purtroppo si parla di democrazia, libertà di espressione e lotta alla corruzione, ma ciò che realmente è in atto, è una campagna di indebolimento della leadership dei paesi attenzionati considerati nemici dell’occidente. E in particolare per la Russia – insieme alle inchieste ed ai giornali alfieri della libertà – c’è il promemoria dei missili balistici posizionati nel Baltico, che si tenta di posizionare sempre più vicini a Mosca.

E’ comunque assai singolare che venga sostenuta la stampa libera in tutti i modi, mentre negli Stati Uniti, patria del “stampa libera” (ma anche nel nostro paese), la fiducia del pubblico verso i media tocca i minimi storici.

Anche la stessa assegnazione dei premi Nobel è nel solco del processo di formazione di politiche ostili, ove è importante la produzione di una opinione pubblica disinformata, quindi manipolabile e  consenziente.

In definitiva, è preoccupante che un premio Nobel per la pace sia conferito per la lotta contro ‘regimi autoritari’.  

La lotta contro ‘regimi autoritari’ non è forse esattamente la motivazione che negli ultimi decenni  ha giustificato le guerre preventive, i colpi di stato, la destabilizzazione economica di interi stati e la riduzione in povertà delle popolazioni, le sanzioni , le guerre ibride tramite finanziamenti di terroristi?

Tutto questo appunto  è stato fatto per combattere ‘regimi autoritari’, ovvero quelli al di fuori dei propri sistemi di riferimento e alle alleanze strette con alcuni paesi.

Il premio Nobel a Ressa e Muratov consentirà loro di fare più buone azioni.

Tuttavia, il mondo non sarà più in pace di prima.

patrizioricci by @vietatoparlare


nota a margine: vi segnalo un video di Stefano Orsi Spiega tutto con cognizione di causa. Raccomandato.

 

 

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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