Cultura e Società

Passare da un recinto ad un altro non è “Brexit”

Come molti altri che divinizzano la UE, Matteo Renzi ritiene che la Brexit sia stata un errore e non si è fatto scappare una ghiotta occasione per criticare Nigel Farage, leader del Partito per l’Indipendenza del Regno Unito, che avrebbe criticato l’operazione. Tuttavia, c’è da notare che – mentre l’ex premier italiano ha attribuito all’ex leader del movimento Brexit un giudizio estremamente negativo – questi si è limitato solo a criticare la gestione dell’operazione: “Quello che la Brexit ha dimostrato, temo sia che i nostri politici sono inutili quanto i commissari di Bruxelles. E che abbiano gestito male completamente la cosa e se si guarda a cose semplici come la corporation tax, stiamo spingendo le società fuori dal nostro Paese“.

Questa invece l’interpretazione di Renzi, adottata anche dai principali giornali ‘europeisti’ italiani:

La Brexit gestita male per mancanza di idealità e voglia di cambiamento

Effettivamente, l’Unione Europea è una realtà del tutto negativa per gli stati membri, il suo male maggiore è la pretesa che gli stessi cedano sempre di più la loro sovranità a favore di politiche distopiche che, per altro, non vengono decise democraticamente, essendo tutto il sistema eletto non rappresentativamente e strutturato per facilitare la corruzione esterna.

L’UE è stata istituita con l’obiettivo di esercitare un potere tecnocratico e post-democratico, ispirato a una divinità non riconoscibile, alla quale aderiscono pochissimi individui che decidono le sorti del mondo, lasciando alla politica elettiva solo un ruolo marginale. Per questo, ai tempi della lotta di Farage per la BREXIT speravo nella sua riuscita auspicando che accadesse prima o poi la stessa cosa anche per noi italiani. Bruxelles è in guerra con tutti i noi. In una Europa in cui, come abbiamo visto ‘plasticamente’ durante la pandemia, la democrazia è fondamentalmente sospesa, è stato lungimirante che una decisione così venisse presa.

Quindi, Farage dicendo che la Gran Bretagna ha sbagliato la gestione dell’operazione ha detto la sacrosanta verità: nonostante il Regno Unito abbia deciso di uscire dall’Unione Europea, ne ha mantenuto la mentalità ed ha e perpetuato le stesse criticità di gestione, che erano già presenti prima della Brexit.

In altre parole, il Regno Unito si è sottratto dall’autorità di Bruxelles, ma non ha acquisito una vera autonomia. Questo non è l’unico errore però. Infatti, Londra ha aumentato la subalternità ai diktat degli Stati Uniti ed in un momento estremamente delicato ha aderito a tutte le politiche demenziali, come il lockdown, la tutela dell’ambiente (uno dei cardini pseudo-ecologisti e malthusiani del pensiero del Club di Roma, che poi ha originato il Forum di Davos), e poi si è buttata a capofitto ad accendere la guerra in Ucraina. In altre parole, invece di acquisire autonomia e originalità, il Regno Unito è finito con diventare un “clone” dell’UE, adottando tutte le politiche provenienti dal forum globalista di Davos e aderendo ancor di più ai diktat degli Stati Uniti.

Passare da un recinto ad un altro non è un ‘exit’…

Che dire poi del suo sostegno convinto a tutte le sanzioni contro la Russia e contro tutti i competitor degli USA? Credo che questo non sia certo un atteggiamento lungimirante per chi vuole porsi come soggetto internazionale credibile ed affidabile in un mondo in cui la supremazia anglosassone si va sgretolando sempre più. Naturalmente, tutto questo deve essere visto come un problema politico e come la mancanza di una leadership efficace ed illuminata.

Infine, è da notare che la Gran Bretagna sta diventando sempre più bellicosa e nel mondo (vedi AUKUS – guerra NATO-Ucraina/Russia) e piuttosto che agire all’origine delle conflittualità, assume costantemente una postura del tutto emotiva, esasperando le problematiche e le divisioni. Il suo crescente atteggiamento aggressivo, che ha adottato insieme agli Stati Uniti per la conservazione dell’attuale mondo unipolare, l’ha sempre più isolata dal resto del mondo formato dai cosiddetti paesi BRICS, riducendo inevitabilmente la sua influenza e il suo prestigio internazionale di ex potenza coloniale imperiale. Questo è una delle sue principali criticità, visto che l’economia del Regno Unito si basa quasi interamente sui servizi e sulla finanza della City.

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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