Per il Recovery Fund abbiamo dato a Bruxelles le chiavi di casa

I negoziati per il recovery Fund si sono chiusi martedì mattina alle 5 e mezza. Le fonti hanno detto che per l’Italia c’è stato accordo per “circa 81,087 miliardi come aiuti (che sono solo 25 perché 55 ne daremo noi come contributo annuale) e da 90,938 a 127 come prestiti.

Il premier Conte è soddisfatto dell’intesa. Il governo italiano che lui presiede con forte impronta del PD aveva spinto prima per il MES che reca con sé forti condizionalità e poi sul Recovery Fund che accettato così non è molto dissimile in merito alle condizionalità.

Evidentemente , al PD , il partito europeista per eccellenza, interessava ottenere un finanziamento per la ripresa ma nello stesso tempo stipulare una sorta di polizza di assicurazione che lo tutelasse e lo legasse a Bruxelles dove l’elite sposa la stessa ‘vision’ su argomenti chiave rispetto alla fisionomia ed alla politica da adottare nei singoli paesi.

Quindi euforia. Addirittura ho notato – quando stasera ho cercato qualche reazione critica utilizzando il motore di ricerca –  che, salvo pochi economisti di cui consulto i siti, non c’è né in Italia né all’estero qualcuno che parli in termini negativi dell’accordo raggiunto. Ora una cosa del genere mi pare alquanto anomala. Potrei immaginare che ci sia una ‘manina’ che abbia influenzato in qualche modo sui risultati di ricerca. Infatti noto che al primo posto sono piazzati Ansa ed Euronews ma anche successivamente la ricerca non fornisce critiche o voci dissenzienti.

Ciò è molto strano, visto che i negoziati portati avanti con Bruxelles sono una totale disfatta per l’Italia, è alquanto strano che non venga riportata nessuna voce dissenziente. Insomma nessuna menziona del commento di Salvini, nè di Bagnai, né di canali di divulgazione e commento come Finanza in Chiaro.

Se questo non è voluto, vuol dire che il motore di ricerca non funziona perché ho cambiato varie volte le query di ricerca. Per trovare qualcosa ho dovuto fornire direttamente la query “Salvini sul Recovery Fund”. E appunto da Montecitorio il leader della Lega in conferenza stampa ha commentato il risultato del vertice Ue sul Recovery Fund con le seguenti parolei: «Si intravede una fregatura grossa come una casa in fondo al tunnel» (vedi qui)

La mia critica non è tanto per l’entità degli aiuti (decisi comunque a tavolino secondo le esigenze ed i ‘desiderata’ dei paesi frugali e non delle reali necessità del nostro paese) ma per l’assenza di ogni altra considerazione di origine tecnica e politica. Infatti il primo modo per reperire i soldi – dato l’estrema gravità della situazione – sarebbe stato una erogazione della BCE gratuita a fondo perduto o tramite un prestito irredimibile lanciato direttamente dall’Italia tramite titoli di stato (come ha fatto l’Austria).

Stando così le cose, i paesi economicamente più colpiti attraverseranno una crisi senza precedenti, a parte le linee di credito, classiche o con nuovi nomi. E con la modalità scelta di reprimento dei fondi, i conti pubblici finiranno per essere carichi di debito esattamente come se non ci fossero stati speciali programmi di finanziamento europei.

Ma è stata scelta la via meno efficiente e ciò è deplorevole, perché è come se avessimo cacciato il MES dalla porta ed esso fosse rientrato dalla finestra. Gli aiuti saranno dati con molto ritardo (le risorse  non saranno disponibili, prima del secondo semestre del prossimo anno e per la loro applicazione durante i successivi quattro esercizi previe le riforme che saranno richieste dalla Commissione. Inoltre, se Bruxelles (ed in particolare i paesi cosiddetti frugali) non saranno soddisfatti delle riforme e di come sono spesi i soldi, bloccheranno le prossime tranche: è proprio come è stato fatto per la Grecia.

Tutto questo è assurdo perché l’alternativa che potevamo utilizzare, ovvero quella di reperire queste cifre direttamente e autonomamente dal mercato ed il mercato, non ci avrebbe dato condizione alcuna. Invece è stato scelto il modo più macchinoso e questa volta il paese è davvero in ginocchio, avviluppato da una crisi che unanimemente viene giudicata dagli esperti come la peggiore dal dopoguerra. Non avevamo bisogno di questa scelta. Eppure Conte e Gualtieri sapevano che ci sarebbe stata imposta un’altra tacca di austerity e sappiamo bene, al solito, dove si taglierà.

Infatti visto l’impossibilità di continuare a finanziare le spese con problemi di debito endemico, il governo sarà costretto a forzare l’adozione di politiche di aggiustamento interno. Finora, a questo l’accordo europeo non ha dato una risposta e la cosa più grave è che non sembra esserne consapevole.

Prima di partire per Bruxelles, per far digerire meglio il boccone amaro agli italiani, Conte si è affrettato a comunicare la fine dello stato di emergenze il 31 luglio. Il voltafaccia penso sia avvenuto perchè Conte ha pensato bene di distogliere l’attenzione: L’establishment sa che non può tirare troppo la corda. Il PD ha ottenuto ciò che voleva ma ora ha paura di reazioni imprevedibili, dopo l’estate.

Sembra quasi che il nostro governo fosse più interessato alle condizioni rispetto ai soldi. le condizioni vorranno dire una linea politica diretta con i referenti politici di Bruxelles che decideranno la politica italiana anche nel caso che vincesse il centrodestra dopo le prossime elezioni . In proposito vi propongo l’intervista del prof Bagnai, senatore della Lega ed economista che dettaglia il giudizio di Salvini aggiungendo altri particolari.

Invece qui di seguito le motivazioni sono più tecniche ma esposte come al solito con chiarezza da Giancarlo Marcotti.

Spero di essere smentito dai fatti ma questo dipenderà da Bruxelles . Mi meraviglierebbe se Bruxelles non condizionasse la politica italiana ora che gli abbiamo dato le chiavi di casa. Sarebbe la prima volta dalla nascita dell’euro.

patrizioricci by @vietatoparlare

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