Il Ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha recentemente posto in evidenza l’essenzialità per l’Unione Europea di istituire una forza militare propria e collettiva:
“L’Unione europea deve formare proprie forze armate che possano svolgere un ruolo nel mantenimento della pace e nella prevenzione dei conflitti. Se vogliamo portare la pace in tutto il mondo, abbiamo bisogno di un esercito europeo. Questa è una precondizione fondamentale per una politica estera europea efficiente. In un mondo con attori potenti come Stati Uniti, Cina, India, Russia, con crisi dal Medio Oriente all’India Pacifico, i cittadini italiani, tedeschi, francesi o sloveni possono essere protetti solo da qualcosa che già esiste, che è l’Unione Europea . La difesa e un esercito congiunto devono diventare una realtà. Non è possibile ritardare questo”, ha detto Tajani.
Questa iniziativa, come riportato da fonti autorevoli quali Reuters e Voice of Europe, quindi mirerebbe a fornire un contributo significativo negli sforzi internazionali per la salvaguardia della pace e la prevenzione dei conflitti. Tajani immagina un esercito europeo unificato capace di “proteggere il mondo intero dalle minacce“, potenziando in tal modo la capacità dell’UE di attuare una politica estera più determinata e indipendente.
Purtroppo, la realtà osservata negli ultimi decenni si discosta notevolmente da un ideale di convivenza pacifica e cooperazione internazionale. Ciò che emerge è un quadro in cui la forza militare è stata impiegata, sia direttamente sia attraverso le cosiddette ‘guerre per procura’ (e con le sanzioni), per confrontarsi con quelle nazioni che, sotto la guida dei loro governi, si sono trovate in competizione economica o politica con l’asse atlantico. Questo approccio ha evidenziato una tendenza all’uso dell’intervento militare come strumento per influenzare e, in alcuni casi, determinare gli equilibri geopolitici in funzione degli interessi di specifici blocchi di potere.
Il conflitto in Ucraina ha evidenziato una strategia degli Stati Uniti volta a posizionare l’UE in opposizione alla Russia, con Washington che gradualmente riduce il proprio sostegno a Kiev, trasferendo sull’Europa l’onere principale del supporto al governo ucraino. Gli Stati Uniti stanno tentando di persuadere l’UE sulla presunta imminenza di un attacco russo, incentivando l’acquisto di equipaggiamenti militari, preferibilmente di fabbricazione americana. Nonostante ciò, la Russia ha sempre mantenuto una relazione collaborativa con l’Europa, senza mai dimostrare intenzioni ostili.
L’opportunità persa della caduta del muro di Berlino, è aggravata dalle politiche demenziali attuali
Tuttavia, la fonte di destabilizzazione sembra emergere non dall’est, ma piuttosto dall’ovest. L’opportunità rappresentata dalla caduta del muro di Berlino, che avrebbe dovuto segnare la fine della guerra fredda, non ha condotto allo scioglimento della NATO né a un’auspicata collaborazione con la Russia. Post-Guerra Fredda, gli USA hanno iniziato a vedere l’Europa, potenzialmente alleata con la Russia, come un concorrente politico ed economico. Di conseguenza, hanno adottato strategie per indebolire l’UE, inclusa l’espansione verso i paesi baltici e balcanici, la cessazione della cooperazione con la Russia, e l’escalation delle tensioni con Mosca.
L’idea di un esercito europeo, tuttavia, non solo appare irrazionale per l’assenza di una minaccia concreta da parte della Russia, che ha sempre cercato una collaborazione proficua con l’Europa, ma rappresenterebbe anche uno spreco di risorse finanziarie. La sicurezza dell’UE è già garantita dalla NATO, e un esercito europeo comporterebbe la duplicazione di strutture e comandi, con un aumento delle spese senza un reale vantaggio. A meno che l’UE non miri a una politica estera completamente autonoma dagli USA, l’idea di un proprio esercito sembra più un tentativo di proiettare un’immagine di indipendenza piuttosto che una necessità strategica effettiva.
L’attivismo bellico ha usato come sua giustificazione ‘la pace’ portando sistematicamente rovina e sofferenze
La realtà attuale ci dimostra che l’espansione della NATO, anziché adottare un approccio più pacifista e amichevole, ha contribuito significativamente a plasmare l’attuale scenario geopolitico. Le numerose azioni di destabilizzazione, come le rivoluzioni colorate, le primavere arabe e le guerre preventive, hanno progressivamente condotto il mondo verso un clima di crescente insicurezza, avvicinandoci pericolosamente al precipizio di un conflitto globale di vasta scala. Uno sguardo attento alla storia recente rivela che una delle maggiori minacce per l’Europa è la sua eccessiva dipendenza dagli Stati Uniti. Questa situazione è aggravata da una classe politica europea che sembra orientata non tanto al bene comune, quanto piuttosto agli interessi di agende mondialiste e di potenti lobby, le quali traggono profitto e accrescono la loro influenza attraverso le guerre continue. Questa dinamica sottolinea la necessità di una riflessione critica e di un ripensamento delle alleanze e delle strategie politiche a livello europeo.
Inoltre, la promozione di un aumento della spesa militare potrebbe essere presentata ai cittadini come una misura necessaria per fronteggiare un pericolo imminente, giustificando così un incremento delle tasse. Questo approccio potrebbe anche servire a rafforzare il senso di patriottismo e la percezione di una sicurezza nazionale minacciata, rendendo più accettabili i sacrifici richiesti alla collettività. Tuttavia, tali spese potrebbero alla fine essere canalizzate nuovamente nella NATO, sottolineando una continuità piuttosto che una rottura con le politiche di sicurezza attuali.
In conclusione, la creazione di un esercito europeo più potente potrebbe paradossalmente avvicinare il continente alla guerra piuttosto che allontanarlo da essa. Questo rischio nasce dal fatto che l’Europa sembra non voler prendere in considerazione le preoccupazioni espresse dalla Russia in materia di sicurezza. Ignorando il principio fondamentale dell’indivisibilità della sicurezza, che sostiene che la sicurezza di una nazione è intrinsecamente legata a quella delle altre, l’Europa rischia di alimentare tensioni e incomprensioni, anziché promuovere un clima di dialogo e comprensione reciproca, essenziali per la costruzione di un ambiente internazionale più stabile e pacifico.