Perché Carola non è Antigone. Articolo di Giovanni Lazzaretti.

Taglio Laser, Centro Culturale il Faro, 5 luglio 2019, Sant’Antonio Maria Zaccaria

Dicono che Antigone sia ritornata, e che si chiami Carola Rackete. L’ultima volta che era apparsa in Italia, Antigone aveva il nome di Beppino Englaro.

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Non sto a riassumere la vicenda Englaro, basta il finale: 3 febbraio 2009, trasferimento da Lecco a Udine; 9 febbraio, morte a Udine; 12 febbraio, sepoltura a Paluzza. Chi vuole rivedere tutta la storia, legga o rilegga “Eluana. I fatti” di Lucia Bellaspiga e Pino Ciociola.

Finita la vicenda, continuò la propaganda. Ad esempio con la rappresentazione teatrale “Una questione di vita o di morte”, nella cui presentazione si leggeva «Come Antigone, Beppino Englaro sfida la ragion di stato per amore». Englaro come Antigone? Vediamo un po’.

Il re Creonte ha imposto il divieto di sepoltura per suo nipote Polinice, nemico della città. Antigone, sorella di Polinice, sfida il decreto e vuole portare a compimento i riti funebri. Finirà chiusa in una caverna, e lì morirà suicida.

Nella tragedia di Sofocle si descrive un conflitto: la disputa tra leggi divine e leggi umane. Le prime sono le leggi consuetudinarie, ritenute di origine divina, prerogativa della comunità umana; le altre sono il nòmos, l’insieme delle leggi di una città. Con linguaggio moderno (ad esempio al processo di Norimberga) si sarebbe parlato di conflitto tra legge naturale universale e diritto positivo.

Antigone (come il pubblico ministero di Norimberga) sostiene che una legge umana non può essere in contrasto con una legge divina. Il nòmos che contrasta una legge divina è l’atto tipico della tirannia, e l’obbedienza non gli è dovuta.

Quindi Beppino Englaro non è Antigone: (1) Englaro non segue la legge naturale universale, ma promuove il suo opposto, la cosiddetta “autodeterminazione” (2) Englaro non si è mai opposto allo Stato, anzi ha preteso che lo Stato gli desse l’autorizzazione a procedere, con apposito decreto (3) Englaro non è stato rinchiuso in una caverna; ma si è liberamente mosso su giornali, libri, TV, scuole, teatri.

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Spezzare l’improprio paragone tra Englaro e Antigone è facile, in fondo.

Antigone, come Socrate, come i martiri cristiani, disobbediscono per decisione propria in nome delle leggi non scritte o in nome di Dio, ma mai in nome proprio.

Oggi invece si disobbedisce per decisione propria e in nome proprio, appellandosi alla sovranità della propria coscienza individuale (autodeterminazione).

Quella di Antigone era l’obiezione DELLA coscienza, non l’obiezione DI coscienza. Resisteva non in nome dell’autonomia morale soggettiva ma in nome della legge inscritta nella propria coscienza e in tutte le coscienze.

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Spezzare l’improprio paragone tra Carola Rackete e Antigone è più difficile.

Pesco da Internet: «Carola Rackete, come Antigone, decide di contravvenire a un ordine della pubblica autorità, al fine di salvare le vite dei migranti. L’immagine di Antigone, che decide di disobbedire a una volontà tirannica illogica e irragionevole, si addice perfettamente alla capitana tedesca. Le domande che dovrà porsi il lettore sono quindi le seguenti: fino a che punto il decreto sicurezza di Salvini è legittimo? La capitana Rackete è colpevole o innocente circa i reati a lei contestati?»

Il decreto sicurezza di Salvini è legittimo? Domanda mal posta. Se stiamo paragonando Carola ad Antigone la domanda va completata: «Il decreto Salvini è legittimo rispetto alla legge naturale universale?»

E’ una domanda quasi ridicola: in Italia abbiamo stabilito che la maggioranza parlamentare può autorizzare lo Stato a finanziare l’uccisione dei bambini nel seno materno. Riuscite a pensare una cosa più immorale di questa? Se un parlamento può approvare l’aborto, può approvare qualunque cosa.

Se una forza politica contesta il decreto Salvini come illegittimo, cioè crede che ci sia una legge naturale universale che sta al di sopra di quel decreto, deve da subito e a maggior ragione chiedere l’abrogazione totale della legge 194. Altrimenti siamo in presenza di un’etica “fai da te”, dove è illegittimo solo ciò che viene fatto dall’avversario politico.

In altre parole, per contestare Salvini a nome di Antigone, occorre accogliere in toto la legge naturale universale, che non ammette di essere spezzettata a piacimento.

Carola Rackete è colpevole o innocente? Anche qui la domanda è mal posta. Se stiamo paragonando Carola a Antigone la domanda è «Carola ha violato la legge in nome della legge naturale universale o in nome di che cosa?»

Il fatto che abbia “salvato migranti” non ha nessuna importanza. Posto che aveva deciso di violare le leggi degli Stati, ogni porto del Mediterraneo era a sua disposizione: invece di stazionare 17 giorni davanti a Lampedusa, Carola poteva andare in qualunque porto che non avesse in ballo il decreto Salvini, a Malta come a Marsiglia. O forse temeva che a Marsiglia l’avrebbero arrestata sul serio?

Ma la faccenda è ancora più profonda. Bisogna che ci mettiamo in testa che le “migrazioni” non coinvolgono un solo diritto, ma ne coinvolgono almeno 8, nessuno dei quali può essere negato: (1) diritto di ogni uomo a crescere e prosperare nella sua terra (2) diritto degli Stati ad avere confini certi e riconosciuti (3) diritto di ogni uomo a chiedere di poter emigrare in un’altra terra (4) diritto degli Stati a regolamentare l’immigrazione (5) diritto degli Stati a respingere l’immigrazione clandestina (6) diritto di ogni uomo, anche in condizione di clandestinità o di violazione delle leggi, di essere soccorso se la sua salute o la sua vita sono in pericolo (7) diritto di ogni uomo a chiedere asilo, se le condizioni sussistono (8) diritto degli Stati a rimandare l’immigrato clandestino nel suo paese.

Carola Rackete, se confrontata con gli 8 diritti, si rivela per quel che è: non Antigone, ma la rotella di un ingranaggio, preparato e oliato dal sistema neoliberista che impoverisce l’Europa, devasta l’Africa, e teorizza la sostituzione di popolazione.

I gommoni presuppongono l’esistenza delle navi soccorritrici: da qualche parte questo intreccio perverso va spezzato.

Giovanni Lazzaretti

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