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Per il grande giurista tedesco Reinhard Merkel il Migration compact è un preciso impegno politico che non puo’ essere accettato solo in virtù del fatto che non sarà vincolante. Al contrario, in uno stato di diritto il Migration compact, con i suoi oltre 90 “ci impegniamo” nascosti qua e là nel testo diventerà un punto di riferimento per l’interpretazione del diritto nazionale e internazionale. Fra i 180 stati firmatari, 100 sono stati canaglia, il resto sono paesi di partenza e qualche democrazia costituzionale con sempre piu’ dubbi sulla reale portata del documento. La conclusione dell’insigne giurista: meglio starne alla larga. Da deutschlandfunk (radio pubblica).
Münchenberg: …perché è così critico nei confronti del Migration Compact, in fondo per gli stati nazionali non dovrebbe rappresentare un impegno legalmente vincolante?
Reinhard Merkel: avrà delle conseguenze legali sostanziali. E questo solo per quanto riguarda la questione della natura vincolante o meno del patto e delle sue conseguenze, senza considerare la questione del suo contenuto. Anch’io ho delle obiezioni nei confronti dei contenuti, ma per quanto riguarda il carattere giuridico non vincolante del documento, la posizione del nostro governo federale in questo senso è doppiamente singolare.
Se ritieni che il contenuto del testo sia buono, allora puoi solo deplorare il fatto che non sia legalmente vincolante, e non devi quindi utilizzare questa argomentazione come una giustificazione per sottoscrivere il patto. E inoltre, in considerazione degli effetti giuridici che il patto avrà, semplicemente non è giusto dire o suggerire che dal punto di vista legale sarà privo di conseguenze. Non avrà effetti giuridici diretti, ma avrà conseguenze sostanziali.
Münchenberg: può spiegarcelo di nuovo? Secondo lei, quali saranno gli effetti giuridicamente vincolanti?
Merkel: nel testo ci sono circa 90 – in effetti ce ne sono più di 100 – singoli accordi nei quali è scritto testualmente “ci impegniamo”. Questo è un obbligo politico e non un obbligo giuridicamente vincolante. Ma nell’interpretazione delle norme giuridiche, sia nel diritto internazionale che nel diritto nazionale, e nelle questioni relative alla migrazione, il patto non potrà e non dovrà essere ignorato.
Münchenberg: cosa significa esattamente?
Merkel: significa che in un procedimento giudiziario senza troppi problemi il tribunale potrà fare riferimento al fatto che nel Patto ci sono determinati elementi. Come ad esempio quello di evitare, ove possibile, di effettuare respingimenti, o escludere laddove possibile qualsiasi forma di detenzione ecc. Tutto ciò senza dubbio nel nostro ordinamento giuridico interno non ci lascia insensibili.
A cio’ si aggiunge: il diritto internazionale in quanto consuetudine nasce sempre dai legami politici fra gli stati. Cioè, se fra cinque anni torneremo a parlare di nuovo di questo patto, avremo molte decisioni a livello internazionale e nazionale, in cui per interpretare delle norme giuridiche si sarà fatto ricorso al patto.
Münchenberg: Herr Merkel, dall’altro lato, nel Patto è scritto espressamente – e lo cito ancora: “Il patto protegge la sovranità degli Stati”, si tratta di un “quadro per la cooperazione giuridicamente non vincolante”. Del fatto che vengano create nuovi regolamenti con valenza di legge, anche a medio termine, non se ne parla affatto.
Merkel: ma è una considerazione errata. Si tratta di un impegno politico sostanziale. Il governo federale sostiene che il testo non ci impegna dal punto di vista legale, anche se poi vi è scritto per ben 90 volte: ci impegniamo politicamente. Uno stato di diritto come la Repubblica federale, sia nella propria attività di governo che a livello di sistema giudiziario, semplicemente non può fare affidamento sul fatto che il testo sia completamente non vincolante. E ora arrivo al punto decisivo su questo tema: certo, il Marocco o la Somalia o l’Afghanistan possono tirarsi indietro molto più facilmente e sostenere che il testo non è legalmente vincolante, rispetto a quanto possa fare uno stato costituzionale come la Repubblica federale. Ancora una volta: il diritto internazionale come consuetudine emerge in questo modo e ciò che avrà immediatamente degli effetti giuridici sarà il fatto che gli accordi saranno utilizzati dai tribunali come criterio di interpretazione. Francamente, non è possibile contestare questo punto in maniera ragionevole.
Münchenberg: dall’altro lato, ci sono già delle normative molto specifiche in Europa, e anche in Germania. Le leggi sulla migrazione sono già molto precise.
Merkel: Giusto! In questo patto ci sono anche nuove e importanti regole che sono giuste e che meritano di essere sostenute. Se mi chiedete cosa ho da dire, quello che vorrei suggerire in questo momento in merito al Patto, sarebbe di accettare il trattato ma di farlo con una una serie di riserve sostanziali, che su tali accordi nell’ambito del diritto internazionale devono sempre esserci. Sono anche abbastanza sicuro che a Marrakech un certo numero di stati lo farà.
Münchenberg: lei andrebbe così lontano fino a dire che la comunità internazionale avrebbe fatto meglio a rinunciare a questo patto?
Merkel: No, non direi che è cosi’. Ma il patto in tutti i suoi elementi ha un principio sottostante, che è quello formulato sin dall’inizio e cioè che la migrazione regolare è una benedizione per tutta l’umanità, per i paesi di origine, per i paesi di transito e per i paesi di destinazione. E questo anche in una prospettiva economica che tiene conto della migrazione di massa degli ultimi anni e dei prossimi anni e decenni è decisamente ingenuo. E’ semplicemente sbagliato sostenere che si tratti sempre e comunque di una benedizione per il mondo intero.
Münchenberg: Herr Merkel, c’è ancora una differenza. C’è anche il Patto per i rifugiati, che si occupa specificamente dei rifugiati. Anche l’ONU sa differenziare molto bene.
Merkel: giusto e bisogna anche differenziare. Siamo obbligati ad accettare i veri rifugiati ai sensi della Convenzione sui rifugiati di Ginevra. E questo non dovrà essere in alcun modo cambiato. La Convenzione si occupa dei perseguitati politici, mentre i regolamenti europei che già abbiamo, si riferiscono ai rifugiati di guerra e quelli di guerra civile. Tali persone da noi devono essere accolte.
Sto solo parlando dei migranti, a cui il Patto si riferisce. E’ già il caso attuale e nei prossimi anni lo sarà per la stragrande maggioranza dei migranti poveri, tante persone con basse qualifiche. Un’alta percentuale di queste persone non sarà integrabile nell’economia, almeno non nel breve e medio termine. E poi dire semplicemente che queste persone rappresentano un vantaggio per l’economia e una benedizione per il mondo intero – ripetendolo piu’ volte nel testo – è semplicemente fuorviante.
Münchenberg: Herr Merkel, se guardiamo a chi ha respinto questo patto – cioè l’Ungheria, i nazionalisti fiamminghi, o AfD in Germania, o i populisti di destra austriaci della FPÖ – politicamente parlando un raggruppamento che guarda a determinati temi in maniera unilaterale.
Merkel: cosa dovrei dire? Non ho alcuna affinità con tali orientamenti politici. Parlo da scienziato del diritto: ho letto il patto riga per riga. Non posso commentare ulteriormente, a parte dire una cosa, ci sono stati ovviamente anche degli errori di comunicazione. Avrebbero dovuto dire fin dall’inizio che nel Patto ci sono anche degli elementi problematici e che ne stiamo ancora discutendo; come l’elogio di ogni forma di migrazione di massa, che io considero sbagliata. E poi la grossolana unilateralità nel patto. A un certo punto nel testo è scritto che ci impegniamo a combattere e perseguire il razzismo, l’intolleranza e altre due o tre cose.
Il lettore annuisce immediatamente con la testa. Ma poi il testo dice: “Solo ai migranti”. L’asimmetria espressa è profondamente ingiusta. Il fenomeno dell’intolleranza e del razzismo esiste anche da parte dei migranti nei confronti della popolazione locale. Il fatto che tali temi non siano nemmeno menzionati caratterizza questo patto come unilaterale, e il fatto che canti la canzoncina della migrazione, è profondamente ingenuo.
Münchenberg: non c’è stato abbastanza dibattito pubblico?
Merkel: Sì! Questa non è solo un’accusa da fare al governo federale. Il dibattito pubblico avrebbe dovuto essere accolto con piu’ convinzione dai media, con piu’ forza e con piu tempo. Ma i partiti di governo hanno già commesso l’errore di trasformare il tema in un argomento per una discussione superficiale al Bundestag, sarebbe invece dovuto diventare l’argomento dominante, se non l’unico, di un dibattito parlamentare su larga scala. Questo patto influenzerà politicamente e sostanzialmente uno dei temi piu’ importanti per il futuro di questo paese. Si tratta di un tema genuinamente parlamentare. A tale proposito, francamente, ho trovato vergognoso che sia stata proprio AfD a costringere il Parlamento ad affrontare il tema in questa modalità. Non è un elogio per AfD, ma un rimprovero per gli altri partiti.
Münchenberg: dall’altro lato la domanda sorge spontanea : se così tanti paesi continuano a sostenere questo patto, sono tutti ingenui?
Merkel: le dirò una cosa. 100 dei 180 stati che lo sostengono sono degli stati canaglia, secondo i nostri criteri, sono stati non democratici. Se ne fregheranno altamente del patto, per quanto il patto li metta a dura prova. Molti altri paesi sono paesi di partenza, e dicono: può essere abbastanza buono per noi, se dovesse essere il contrario, lo ignoriamo. Il piccolo gruppo di stati realmente e veramente costituzionali ha un livello considerevole di scetticismo.
Ci sono anche altri paesi, ne sono abbastanza sicuro – conto sull’Olanda e la Danimarca, per quanto stiano acclamando il testo – faranno delle riserve e tra poche settimane, dopo la firma di Marrakesch, il patto sarà sottoposto al voto dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite come risoluzione e in quell’occasione ci saranno molte altre riserve. Ciò nel diritto internazionale è possibile, e viene praticato da sempre. Penso che anche il governo federale dovrebbe farlo.
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