Tutti i principali media stamattina riportavano la notizia dell’arresto in Canada del capo dell’ufficio finanziario di Huawei, la signora Meng Wanzhou. L’arresto è avvenuto perchè l’autorità giudiziaria statunitense sostiene che Huawei abbia esportato in Iran suoi componenti elettronici dal 2016, disattendendo le sanzioni USA.
Sull’arresto però ci sono parecchie anomalie. Innanzitutto per le seguenti ragioni:
1 – La misura dell’arresto di un dirigente di una società è una misura grave. Precedentemente, l’accusa di violazione di sanzioni comminate dagli Stati Uniti ad un altro stato, ha comportato restrizioni di viaggio e restrizioni bancarie ma non si era mai adottata una misura così estrema.
2 – In un episodio analogo avvenuto all’inizio dell’anno, gli USA avevano per la stessa ragione – la disubbidienza alle sanzioni statunitensi all’Iran – disposto restrizioni di commercio alle apparecchiature di telecomunicazioni cinesi ZTE ma non erano stati richiesti arresti. La ‘punizione’ era stata invece l’interruzione delle esportazioni dei microprocessori di aziende statunitensi in Cina e il pagamento di una multa di un miliardo di dollari.
Da allora gli USA non avevano preso altri provvedimenti a riguardo.
[su_panel shadow=”0px 4px 2px #eeeeee”]Se il provvedimento dell’arresto fosse esteso, anche dirigenti di aziende europee potrebbero essere arrestati, perché Bruxelles ha detto chiaramente che farà di tutto per nascondere i propri commerci con l’Iran, non ritenendo di applicare sanzioni a questo paese, né di accettare quelle USA. [/su_panel]
Inoltre, l’arresto non è avvenuto oggi ma il 1 dicembre, ovvero coincide con lo stesso giorno in cui Trump durante il G20 a Buenos Aires, ha annunciato al presidente cinese Xi Jinping un allentamento della guerra commerciale in corso tra i due paesi.
Da parte sua, Xi – rispondendo collaborativamente a questo annuncio- aveva aveva accettato di aumentare la protezione intellettuale dei brevetti statunitensi, di mutare la politica industriale, nonché di aumentare le importazioni dagli Stati Uniti.
Quindi, l’arresto solleva alcune ipotesi. La prima è che Trump non sapesse nulla dell’arresto. In caso contrario non si spiegherebbe il motivo per cui il presidente americano avesse poco prima annunciato di muoversi in una direzione diametralmente opposta.
L’ordine di arresto a carico della dirigente del colosso telefonico cinese potrebbe essere stato dato da funzionari che non condividono la linea perseguita da Trump, giudicata troppo morbida.
Si tratta di alti funzionari che occupano importanti posizioni di potere all’interno dei ministeri o della comunità di Intelligence statunitense o che possono vantare legami ed influenza all’interno della linea gerarchica operativa che ritengono di dover salvare gli Stati Uniti prima che la Cina diventi troppo potente.
La responsabilità dell’arresto è comunque del Dipartimento del Tesoro e il dicastero, che è attualmente diretto dal sottosegretario al Tesoro Sigal Mandelker, che ha prestato servizio nell’amministrazione Bush dopo gli attacchi dell’11 settembre. Per certi ambienti il fine della guerra economica va ben oltre l’ottenere o mantenere una supremazia economica ma guarda a creare una crisi economica e una instabilità politica tale per la Cina che porti anche possibilmente al rovesciamento del presidente XI. La guerra economica è in sostanza una vera guerra per la supremazia nel pianeta.
L’obiettivo sarebbe quello di attaccare la Cina con una guerra commerciale con scuse vere o false sulla falsariga di quanto già fatto nei confronti della Russia. Il metodo principale è l’accusa sulla mancata sicurezza dei chip informatici cinesi che potrebbero essere utilizzati per ‘spiare’ istituzioni e cittadini statunitensi. A questo metodo si aggiunge poi l’obbligo di rispettare le sanzioni che gli USA stanno comminando a vari paesi nel mondo, spesso in disaccordo con l’ONU stessa, come verso Cuba.
In definitiva, l’ipotesi più plausibile è che esistano poteri in seno all’amministrazione USA incostituzionali che vogliono impedire la distensione tra Pechino e Washington, nonostante sia questa la decisione del presidente Trump. Al centro della politica USA il non voler rivali commerciali e mantenere la propria influenza sul mondo intero, fino alle estreme conseguenze, la guerra.
Vietato Parlare
nota: la società ZTE è stata inoltre accusata di spionaggio per aver deliberatamente immesso delle stringhe software in alcuni suoi sistemi che favorivano falle nei sistemi statali statunitensi ove impiegati. Questa accusa però – non confermata – è fatta dagli Stati Uniti che per anni hanno spiato deliberatamente Germania ed Italia, propri alleati.