[ad_1]
I grandi quotidiani nazionali italiani ci ricordano quanto siano utili e belli i minijob alla tedesca e che sarebbe arrivato il momento di introdurli anche nella nostra penisola. Le cose non stanno esattamente cosi’. Una ricerca del prestigioso Institut für Arbeitsmarkt- und Berufsforschung (IAB) pubblicata su Die Welt evidenzia che al boom dei minijob corrisponde un boom del doppio lavoro, questo perché le esenzioni fiscali garantite dai minijob (fino a 450 € al mese) spingono i lavoratori ad iniziare un secondo lavoro. Invece della crescita professionale nell’impiego principale i minijob incentivano la creazione continua di milioni nuovi lavoretti che molto spesso sono dei veri e propri “dead-end job”. Da Die Welt
Il mercato del lavoro tedesco passa da un record all’altro: mai fino ad ora la disoccupazione era stata cosi’ bassa, mai nella Repubblica Federale c’erano state cosi’ tante persone occupate – e il loro numero dovrebbe continuare a crescere anche questo e il prossimo anno.
Le cifre ufficiali tuttavia non riflettono le vere dimensioni della crescita occupazionale perché la parte piu’ ampia del boom occupazionale da alcuni anni ha luogo in un’area del mercato del lavoro che non compare nelle statistiche ufficiali: e cioè nel doppio lavoro.
Un recente studio dell’Institut für Arbeitsmarkt- und Berufsforschung (IAB) illustra la crescita quasi esplosiva dei secondi lavori: nel primo trimestre di quest’anno c‘erano 3.07 milioni di lavoratori dipendenti, autonomi o pubblici con un secondo lavoro. Il numero di coloro che hanno piu’ di un lavoro dal 2003 è piu’ che raddoppiato.
Nessuna tassa
Due sono i fattori che piu‘ di tutti stanno alimentando questo sviluppo; accanto al buon andamento del mercato del lavoro c’è stata soprattutto una modifica della normativa: dal primo aprile 2003 infatti sono cambiate le leggi che regolano i minijobs. Il limite massimo di guadagno è passato prima da 325 a 400 euro e in seguito ha raggiunto i 450 euro mensili; i minijobs di fatto sono stati esentati dalle tasse e dai contributi.
Chi lavora con uno o piu’ minijob e guadagna fino a 450 euro, infatti, non deve pagare né le imposte sul reddito né i contributi previdenziali. La maggior parte dei lavoratori si fa esentare anche dal versamento dei contributi previdenziali. Solo il datore di lavoro versa alla Minijob-Zentrale una somma forfettaria per coprire i contributi sociali e le tasse.
Questa nuova normativa ha reso i minijob improvvisamente molto attraenti per tutte le persone che al di fuori degli orari del lavoro principale intendono guadagnare qualcosa. Nei mesi successivi all’entrata in vigore della legge infatti è cresciuto radicalmente il numero di coloro che svolgono 2 o piu’ lavori.
Ci sono piu’ offerte di lavoro
Da allora il numero di persone con doppia occupazione continua a crescere. I due ricercatori dello IAB, Sabine Klinger e Enzo Weber, sostengono che l’andamento sia da ricondurre allo sviluppo storicamente buono del mercato del lavoro. Chi ha un secondo lavoro beneficia del fatto che nel complesso c’è una maggiore offerta di posti di lavoro. “La crescita relativa del doppio lavoro è stata sicuramente piu’ pronunciata rispetto a quella dei dipendenti con una sola occupazione”, scrivono gli autori.
Cio’ è confermato anche da una ulteriore analisi statistica: soprattutto nelle regioni in cui c’è piena occupazione, come il Baden-Württemberg o la Baviera, negli ultimi anni è notevolmente cresciuto il numero di minijob svolti come un secondo lavoro.
Un altro fattore importante secondo gli autori potrebbe essere il fatto che fino al 2010 i salari reali sono cresciuti solo per i lavoratori piu’ qualificati. Molti lavoratori hanno percio’ avvertito la pressione e la necessità finanziaria di migliorare il reddito derivante dall’attività principale.
In un’analisi separata, gli autori dello studio Klinger e Weber, utilizzando i dati della Bundesagentur für Arbeit, hanno cercato di capire chi sono coloro che svolgono un secondo lavoro. Non c’è da sorprendersi nello scoprire che sono soprattutto gli occupati che guadagnano molto poco ad avere un secondo lavoro. Di conseguenza la probabilità di svolgere un secondo lavoro è sicuramente piu’ alta nelle fasce di reddito piu’ basse.
Molte donne hanno due posti di lavoro
Nell’ambito di questa indagine, fatta sui dati del ministero, non erano considerati i lavoratori autonomi. “Se lo studio dovesse prendere in considerazione anche i lavoratori autonomi che hanno un secondo lavoro, nelle statistiche probabilmente comparirebbero anche persone con una buona situazione finanziaria”, dice l’autore Enzo Weber. “Spesso si tratta di persone che cercano di guadagnare autonomamente un po’ di soldi sfruttando le loro elevate competenze”.
Attualmente gli esperti del mercato del lavoro distinguono tra due gruppi di secondi lavori: nel primo ci sono persone che svolgono un secondo lavoro perché con la loro attività principale guadagnano troppo poco e quindi dipendono dal reddito percepito con il secondo lavoro. Nel secondo gruppo ci sono invece coloro che hanno solo un part-time e che vorrebbero lavorare di piu’
In questo secondo gruppo ci sono soprattutto donne; sono infatti le donne ad essere sovrarappresentate fra coloro che esercitano un secondo lavoro, cosi’ come fra i lavoratori a basso reddito. Ad un altro gruppo appartengono invece gli scienziati o i ricercatori che per ragioni di prestigio svolgono un secondo lavoro oppure coloro che semplicemente provano piacere nello svolgere una seconda attività; è il caso ad esempio dei manager che insegnano all’università, o degli impiegati che dopo il lavoro vanno a suonare con una band musicale.
I vantaggi dovrebbero essere eliminati
Gli autori fondamentalmente criticano il fatto che lo stato sovvenziona i minijobs attraverso l’esenzione delle tasse e dei contributi. “Questo beneficio statale nei confronti dei minijobs non è necessario e dovrebbe essere annullato”, afferma Weber, direttore della ricerca IAB. Utlizzare le esenzioni fiscali dei minijobs per spingere le persone ad avere piu’ di un lavoro è una scelta miope.
“Al momento il sostegno fiscale del governo incentiva le persone ad intraprendere un minijob come secondo lavoro, un lavoro che di fatto non porta nulla se non un po’ piu’ di soldi. Sarebbe invece necessario migliorare le opportunità di reddito nel lavoro principale, ad esempio attraverso una riduzione dei contributi e delle tasse per i redditi piu’ bassi”, sostiene Weber.
“Le persone dovrebbero essere incentivate a lavorare nella loro attività principale, impegnandosi in quello che fanno, eventualmente ampliando l’orario di lavoro, in modo da svilupparsi professionalmente ed essere in grado di versare contributi per avere poi una pensione in vecchiaia. Aver ridotto le tasse e i contributi sociali per i minijob è servito solamente a mettere le persone sulla strada sbagliata”.
[ad_2]