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di Paolo Becchi e Cesare Sacchetti
Il G-20 si è concluso e più di un osservatore ha sollevato dubbi che abbia portato a casa risultati di rilievo. L’unico successo del meeting di Amburgo è stato il riavvicinamento tra Usa e Russia, i cui rapporti bilaterali sono giunti al minimo storico. Trump e Putin hanno mostrato la volontà di riaprire il canale chiuso dall’amministrazione Obama, e entrambi si sono dichiarati ottimisti sulla possibilità di raggiungere un ripristino delle normali relazioni diplomatiche.
Se Washington e Mosca dialogano, le possibilità di un conflitto si allontanano, e da questo si dovrebbe trarre soddisfazione. Non così per papa Francesco. Il pontefice nella sua ultima intervista a Eugenio Scalfari per Repubblica, riferendosi ad un riavvicinamento Usa-Russia, dichiara di temere «alleanze assai pericolose tra potenze che hanno una visione distorta del mondo: America e Russia, Cina e Corea del Nord, Putin e Assad nella guerra di Siria».
Secondo il Papa Washington e Mosca quindi avrebbero visioni «distorte» del mondo e il dialogo tra queste porterebbe solo risultati negativi. Se si va indietro agli ultimi pontificati, non si trova traccia di papi delusi dal dialogo tra Usa e Russia. Piuttosto il contrario; dall’inizio della guerra fredda negli anni ’50, dal Vaticano sono giunte esortazioni a non ricorrere all’uso della forza tra le due superpotenze. Ora invece dalla Santa Sede si esprime sconforto se i due presidenti di Stati Uniti e Russia mostrano una volontà di collaborare su importanti temi che stanno a cuore alla comunità internazionale. Ma perché Francesco è preoccupato dal dialogo tra Usa e Russia? Per il Papa, «il pericolo riguarda l’immigrazione», perché il vertice di Amburgo «colpisce soprattutto gli immigrati di Paesi di mezzo mondo».
Se si legge tra le righe di questa dichiarazione, si potrebbe dedurne che il «pericolo» per Francesco I sia quello che l’alleanza tra Usa e Russia possa mettere a rischio l’arrivo dei flussi migratori. Il Papa dà per scontato che questi flussi debbano continuare e non possano trovarsi soluzioni alternative al problema. Allo stesso tempo però dimentica che il flusso continuo di partenze dall’Africa sub-sahariana ha l’effetto di svuotare i paesi africani delle loro risorse e di mettere a repentaglio la stabilità socioeconomica del continente europeo già duramente provato dalla crisi della moneta unica. L’immigrazione è «una tragedia» come ha riconosciuto Francesco I, ma continuare a incentivare il fenomeno senza cercare una via di sviluppo per i paesi africani, non migliorerà le condizioni di vita dei migranti.
Nel migliore dei casi li renderà schiavi di un sistema mercantilista interessato solo a sfruttare una enorme massa di manodopera a basso costo; nel peggiore consegnerà molti di loro nelle braccia della criminalità. Francesco ha a cuore i migranti perché poveri ed esclusi, ma nel suo messaggio non c’è traccia di solidarietà per i poveri egli esclusi del Paese dove il Vaticano si trova: l’Italia. Secondo l’Istat, il 29% degli italiani, circa 17,5 milioni di persone, si trova sulla soglia della povertà e dell’esclusione sociale. Ma il Papa sembra avere più a cuore la causa di persone distanti migliaia di chilometri. «Amerai il prossimo tuo come te stesso» è l’insegnamento lasciato da Gesù, ma qui si guarda solo al prossimo più lontano mentre non c’è una parola per quello vicino costretto a dormire in macchina dalla crisi o a saltare la cena.
Irrituale anche il fatto che Francesco tenga in così alta considerazione il parere di un noto ateo, Eugenio Scalfari, sulla gestione della Chiesa. Benedetto XVI aveva dialogato con persone ben più autorevoli, basti pensare a Jürgen Habermas, ma senza cedere di un millimetro sulla dottrina. Qui invece non sappiamo più se la dottrina sia quella del Papa o quella di un dichiarato non credente. Entrambi aspirano a una religione universale che più che cristiana sembra quella massonica. Scalfari quando si accomiata da Francesco rileva che «un Papa come questo non l’abbiamo mai avuto». Su questo non gli si può proprio dar torto. La confusione nel mondo cattolico è grande, e anche tra i non credenti molti non condividono le idee di Scalfari.
Fonte: Paolo Becchi
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