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di Paul Craig Roberts
Da oltre sedici anni gli Stati Uniti si trovano immersi in guerra nel Medio Oriente, nel Nord Africa ed in Asia (Afghanistan), dilapidando trilioni di dollari, commettendo crimini di guerra e causando la fuga di milioni di rifugiati verso l’ Europa ed altri paesi. Contemporaneamente Washington afferma di non potersi permettere di finanziare le obbligazioni della Social Security e del sistema Medicare o di non poter sostenere i costi di un servizio sanitario nazionale.
Considerando le enormi esigenze che non possono essere soddisfatte per causa dell’enorme costo di queste guerre, si potrebbe pensare che il popolo americano si chieda quale sia lo scopo di queste guerre. Cosa si stia realizzando a fronte di questi enormi costi. La verità è che le esigenze domestiche dellla popolazione statunitense sono trascurate in modo che il complesso militare/ industriale/sicurezza possa alimentarsi ed ingrassare sui guadagni di guerra.
La mancanza di curiosità da parte del popolo americano, dei media e del Congresso sulla vera finalità di queste guerre, fondate interamente su menzogne, è straordinaria. Qual è il motivo di tale incredibile disinteresse per lo spreco di soldi e vite umane?
I cittadini sembrano accettare queste guerre in quanto considerate una risposta del governo all’11 settembre. Il che è anche peggio, dato che Iraq, Libia, Siria, Yemen, Afghanistan ed Iran (non ancora attaccato ma minacciato e sanzionato) non hanno nulla a che fare col 9/11. Ma questi paesi sono mussulmani, e il regime Bush e la propaganda dei media prostituti al potere sono riusciti ad associare questi paesi con l’11 settembre e con gli islamici in generale.
Forse, se gli americani e i loro “rappresentanti” al Congresso comprendessero per cosa si fanno realmente le guerre, allora si opporrebbero. Perciò voglio dire il motivo della guerra in Siria e della futura guerra contro l’ Iran. Siete pronti?
Ci sono tre ragioni per cui Washington (non l’America ma Washington, che non riflette l’America) fa guerra in Siria. La prima ha a che fare con i profitti del complesso militare (“military/industrial complex”).
Quest’ultimo apparato mastodontico è una combinazione di potenti interessi privati e governativi che necessitano di una minaccia per giustificare un budget che supera il PIL di molti paesi. La guerra assolve a questa funzione, e per essa si stanziano enormi somme pagate dai contribuenti, che sono vent’anni che vedono salire i propri debiti.
La seconda ragione ha a che fare con l’ideologia neocon dell’egemonia mondiale americana. Secondo i neoconservatori, che sono tutto tranne che conservatori, il crollo del comunismo e del socialismo significa che la Storia ha scelto il “capitalismo democratico”, che non è né democratico né capitalistico, come il sistema socioeconomico-politico mondiale: è dunque responsabilità di Washington imporre l’americanismo in tutto il mondo. Paesi come la Russia, la Cina, la Siria e l’Iran, che respingono l’egemonia americana, devono essere destabilizzati in quanto ostacoli all’unilateralismo yankee.
La terza ragione ha a che fare col fatto che Israele ha bisogno delle risorse idriche del Libano meridionale. Due volte Israele ha inviato l’esercito ad occupare quella regione e per due volte è stato cacciato dagli Hezbollah, milizia sostenuta da Siria e Iran.
Per dirla tutta, Gerusalemme sta utilizzando l’America per eliminare i governi siriano e iraniano, che forniscono sostegno militare ed economico agli Hezbollah. Se i fornitori di Hezbollah venissero eliminati dagli americani, gli israeliani potrebbero occupare il sud del Libano, proprio come hanno fatto con la Palestina e parti della Siria.
Ecco i fatti: per 16 anni l’insopportabile popolo americano ha consentito al governo corrotto di Washington di buttare trilioni di dollari necessari a livello nazionale, ma assegnarli ai profitti del complesso militare/industriale, al servizio dei neocon e di Israele.
La democrazia americana è chiaramente una farsa. Serve tutti, tranne gli americani.
Quali saranno le probabili conseguenze?
La peggiore prospettiva è quella della povertà per tutti, quella più catastrofica è l’armageddon nucleare.
Washington ignora totalmente alcuni fatti incontrovertibili.
L’interesse di Israele a rovesciare Siria ed Iran è totalmente incompatibile con l’interesse nazionale russo di impedire l’invasione del jihadismo nel proprio paese ed in Asia centrale. Di conseguenza, Israele ha messo gli U.S.A. in diretto conflitto militare con Putin.
Gli interessi finanziari del military/security complex americano di circondare la Russia con siti missilistici sono incompatibili con la sovranità di quel paese, così come lo è l’enfasi neocon sull’egemonia mondiale statunitense.
Trump non controlla Washington. Il complesso citato (vedasi il discorso di Eisenhower), la lobby israeliana ed i neocon sì. Questi tre gruppi sovrastano di fatto il popolo americano, privo di voce in capitolo.
Da notare che tutti i parlamentari del Congresso che hanno parlato male di Israele sono stati sconfitti nella loro campagna di rielezione. Questo è il motivo per cui, se Israele vuole qualcosa, questa passa all’unanimità al Congresso. Come pubblicamente dichiarato dall’ammiraglio Tom Moorer, capo delle operazioni navali e chairman dei Joint Chiefs of Staff: “Nessun presidente americano può andar contro Israele”. Israele ottiene ciò che vuole, a prescindere dalle conseguenze per l’America.
L’ammiraglio Moorer aveva ragione. Gli Stati Uniti ogni anno danno ad Israele abbastanza soldi per acquistarne il governo. E quelli lo fanno. Il governo americano risponde molto più ad Israele che al proprio popolo. I voti di Camera e Senato lo dimostrano.
Incapace di resistere ad un paese minuscolo ma influente, Washington pensa di poter travolgere Russia e Cina. Continuare a provocarle è evidente segno di demenza. Invece di intelligenza vediamo hybris e arroganza, segni distintivi degli stupidi.
Il pianeta ha invece bisogno di leader occidentali intelligenti, con coscienza morale, che rispettino la verità e che comprendano i limiti del proprio potere.
Paul Craig Roberts
Fonte: Paul Craigroberts.org
Traduzione: J. Manuel De Silva
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